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Ua, ch’ birr nasce così il birrificio KBirr

Presentato il nuovo percorso degustativo “Basta, il Gourmet e le Birre di KBirr” KBirr, una birra artigianale, quindi cruda e non filtrata, dalla  denominazione pittoresca che deriva dalla contrazione del modo di dire “Ua, ch’ birr”, espressione vernacolare che unisce folklore e sentimento, genuinità e qualità. Un nome efficace deve essere unico e facilmente pronunciabile in diverse lingue per garantire una diffusione internazionale senza ostacoli. Questo l’origine singolare del nome “KBirr”.  Per presentare il lancio del nuovo percorso degustativo, che ha visto protagonista il padrone di casa Enzo Bastelli con la collaborazione dello chef Federico Demata e le birre artigianali del Birrificio KBirr, si è svolto con grande successo l’evento: “Basta, il Gourmet e le Birre di KBirr”. L’incontro, che si è tenuto presso la pizzeria “Basta” a Nola e ha entusiasmato gli ospiti con un’esperienza sensoriale che ha unito pizze gourmet, alta cucina e birra di qualità, in un abbinamento inedito e sorprendente. Il cuore dell’evento è stato naturalmente il menù degustazione ideato da Enzo Bastelli e Federico Demata, che hanno saputo interpretare con maestria i sapori delle birre artigianali prodotte dal birrificio KBirr, creando portate studiate per esaltare ogni sfumatura della birra e viceversa. Dalla delicatezza della bionda alla complessità della scura, ogni birra è stata accompagnata da una pizza ideata per armonizzarsi perfettamente con le sue caratteristiche. Per Bastelli: «ogni pizza creata per questo evento nasce dall’incontro tra la mia passione per la cucina e il desiderio di valorizzare la birra artigianale come elemento fondamentale dell’esperienza gastronomica. Con l’abbinamento alle birre di KBirr, ho voluto esplorare nuove possibilità di gusto, cercando di creare una sinergia che esaltasse sia le pizze che le birre, in un percorso di sapori che parla di territorio e qualità». L’abbinamento birra-piatto, infatti, ha visto un perfetto equilibrio tra gli ingredienti freschi e ricercati scelti e le note uniche delle birre di KBirr, che hanno saputo accompagnare ogni portata con eleganza. Ogni pietanza ha raccontato una storia, un incontro tra tradizione gastronomica e innovazione, con l’attenzione ai dettagli che ha sempre contraddistinto il lavoro di Bastelli e Demata. In merito all’esperienza, lo chef Federico Demata ha dichiarato: «Il menù nasce dalla volontà di entrambi di guardare con lungimiranza ad un progetto ambizioso: mettere su una pizza, di livello tecnico e qualitativo già altissimo, dei veri e propri piatti di fine dining eseguiti con tecnica e accuratezza senza mai dimenticare il fil rouge che lega il commensale allo chef. Per tanto pizze che arrivino dritte alla memoria ristorativa dell’ospite senza mai confondere il palato, facendogli vivere un vero e proprio percorso degustativo alternando varie consistenze di crunchy a note di acidità, sapidità, dolcezza e tanto altro tutto da scoprire». Ha concluso Fabio Ditto, founder di KBirr: «Un viaggio nei sapori, dimostrando ancora una volta come la birra, spesso sottovalutata negli abbinamenti gourmet, possa essere una compagna ideale per piatti raffinati e creativi». Harry di Prisco

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Il Borgo con Gusto è di scena a Castiglione in Teverina

Sabato 28 e Domenica 29 settembre il Borgo di Castiglione sarà la vetrina della cultura, dei vini e dei prodotti tipici della Tuscia Il Museo del Vino di Castiglione in Teverina (VT), è sorto all’interno dell’ex complesso produttivo dei Conti Vaselli, sfruttando le vecchie cantine che oggi arricchiscono uno spettacolare percorso museale dedicato alla cultura enologica locale. In questa location d’eccezione si terrà il 28 e 29 settembre,  la manifestazione “Borgo con Gusto” promossa dalle Rete d’Impresa Castiglionese. Il tipico borgo della Tuscia, situato su un colle vicino al confine con l’Umbria, è vicino alle sponde del fiume Tevere, immerso in un paesaggio agreste rimasto immutato nei secoli e dalla trasformazione umana per rendere il territorio più idoneo alle proprie esigenze vitali. Nel corso dell’evento sin terrà anche un educational tour riservato ai giornalisti dell’enogastronomia nazionale. L’appuntamento è per Sabato 28 per una visita guidata al MUVIS, situato nel cuore del borgo, il “Museo del Vino e delle Scienze Agroalimentari” più grande d’Europa. Un percorso sotterraneo che abbraccia oltre 3 mila metri quadrati, svela pezzi di storia e tradizione contadina e scende fino a 27 metri sotto il livello del mare dove  nella “pancia” della Cattedrale, sono conservate botti di oltre 3 metri di diametro. Il museo è inserito all’interno del vasto ed articolato complesso produttivo nella grande cantina distribuita su 5 piani (1° piano, piano terra e 4 piani sotterranei), non più in uso da quasi 20 anni. Gli aspetti della produzione e della tradizione vinaria nel territorio della Teverina, sono stati “messi in scena”, con installazioni scenografiche accanto ai grandi temi di più ampio respiro culturale che il vino suggerisce. Il programma prosegue nel pomeriggio di Sabato 28 con la presentazione della Guida “I Sapori della Tuscia” – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di paese –  del giornalista Antonio Castello. Il giorno seguente, Domenica 29, alle ore 16,30, il programma prevede una tavola Rotonda a cui parteciperanno esperti e giornalisti di settore  per discutere il tema: “Enologia e Gastronomia, volani del turismo castiglionese. Proposte e iniziativa di sviluppo”.Le finalità mirano allo sviluppo e alla promozione del territorio della Tuscia per dare quella nuova immagine del territorio che le Reti di Impresa stanno realizzando. Al termine, in Piazza San Giovanni nel centro storico del borgo, ci sarà la presentazione di varie tipologie di libri, relatore Carlo Panza.  Nell’attigua Piazza Maggiore, la compagnia “Il Circo Verde”, presenterà: “Los Filonautas”, un suggestivo spettacolo su filo teso di un duetto di artisti di strada. A Piazza dell’Apollonia si potrà poi assistere ad uno spettacolo di illusionismo tenuto dal mago ” Novas”.  Il Borgo di Castiglione in Teverina farà da scenario al percorso enogastronomico dei prodotti tipici locali, con la collaborazione degli esperti sommelier di Fisar Viterbo, che faranno degustare i vini locali illustrandone le caratteristiche,  con musica dal vivo. Harry di Prisco

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Pompei Ante Pomodoro e Dopo Pomodoro

Al Ravida la presentazione delle pizze di Pompei antica e di Pompei moderna Pompei non cessa di stupirci con le meraviglie di duemila anni fa. Lo scorso hanno è stata diffusa la notizia del ritrovamento di un affresco nel Parco Archeologico che ritrae un vassoio con  prodotti della campagna che venivano offerti all’ospite che visitava la casa  a dimostrazione della ricchezza del suo proprietario. Al centro del dipinto alcuni hanno voluto individuare l’antenata della nostra pizza per confermare l’origine partenopea della pietanza che meglio ci rappresenta nel mondo. Sembrava proprio una pizza con pomodoro e mozzarella, cosa non possibile poiché la mozzarella non era ancora nota e il frutto d’oro  è stato portato in Europa nel 1540 dal conquistador Hernán Cortés. I semi giunsero in Europa dal Messico al seguito di coloni e missionari. In ogni modo il piatto raffigurato nell’affresco potrebbe comunque avere un legame, la discussione è ancora aperta. Come ulteriore elemento di confronto un gruppo di gastronomi, capitanati dal giornalista gastronomo Renato Rocco, direttore responsabile della testata online La Buona Tavola Magazine, il giornale che parla e sa di buono, hanno voluto portare avanti un’interessante esperimento. Si sono chiesti: “come doveva essere la pizza all’epoca dei Romani di Pompei, che erano notoriamente dei buongustai ?”, e come si contraddistingue la pizza di oggi con il pomodoro San Marzano ?  L’evento “Pompei Ante Pomodoro e Dopo Pomodoro” A.P.VSD.P. è stato voluto da Anna Talamo e Raffaele Vingiani  titolari del  Ravida Resort di Pompei, con annessa la pizzeria Pomodorì. L’entrée è stata preparata dallo Chef resident Giuseppe Auricchio, sono seguite le pizze elaborate da: Andrè Guidon  di ” Leggera Pizza Napoletana ” di San Paolo del Brasile;  Sasà Martucci della pizzeria “I Masanielli” di Caserta e Nicola Cesarano resident della pizzeria Pomodorì. All’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e blogger di settore,  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale di Gastronomia  Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. Il sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio ha presentato la sua città illustrando i progetti futuri: «C’è stato un lavoro costante, anche durante la pandemia – ha dichiarato il sindaco Lo Sapio –  purtroppo per noi, per Pompei, è stato un disastro. La città turistica romana regge sul terziano. Oggi devo dire che anche durante quella parentesi che ormai in realtà  speriamo chiusa, si sono fatti molti investimenti  da parte di giovani imprenditori che hanno reso Pompei una città anche della ristorazione, cosa questa che mancava. I 60 ristoranti presenti oggi sono tutti di qualità». Continua il primo cittadino «C’è un progetto importante della Regione Campania che riguarda il nostro territorio, sta andando avanti la bonifica del fiume Sarno che è fondamentale per la crescita e la cultura del pomodoro. Noi abbiamo fatto la richiesta di essere capitale della cultura in Italia nel 2027. Questo lo abbiamo fatto perché noi riteniamo di fare una rete per stare insieme con tutti gli altri paesi della costiera, da Pozzuoli  fino a Sapri, quindi quasi tutta la costa della Campania proprio perché riteniamo che le nostre risorse devono essere valutate». Sasà Martucci, classe 1983, della pizzeria “I Masanielli” di Caserta,  6° 50 Top Pizza Italia 2024, 16° 50 Top Pizza World 2024. Le sue sono pizze saporite con impasto soffice e delicato, risultato della lunga lievitazione. Martucci è proveniente da un’antica famiglia di pizzaioli casertani. La sua storia e la sua filosofia sono ingredienti della sua  pizza, preferendo le materie prime umili e povere della nostra tradizione, per esaltarle con tecniche di cottura e abbinamenti innovativi. Martucci utilizza  prodotti locali, DOP, IGP, da Presidio Slow Food, sostenibili e a chilometro zero. Andrè Guidon della “Leggera Pizza Napoletana” di  San Paolo, Brasile , 1° 50 Top Pizza Latin America 2024, ha ricevuto 4 volte i tre spicchi dal Gambero Rosso.  Guidon ha origini italiane, è titolare da undici anni di due pizzerie a San Paolo del Brasile. La sua pizza  ha un impasto  leggero con un mix di farine e lievitazione naturale. L’idratazione in questo periodo si attesta intorno al 65%, mentre d’inverno supera il 70%. La cottura, seguendo il modello partenopeo, avviene in forno a legna con cottura ad oltre 450 gradi. La pizza di Nicola Cesarano, resident della pizzeria Pomodorì attigua al Ravida Resort,  evolutasi nel tempo e ormai consolidata nello stile contemporaneo (cornicione alto e pronunciato, alveolato), s’inserisce in un contesto locale che offre pizze già di altissima qualità. La pizzeria dispone di un menù stagionale mentre alcuni topping sono realizzati anche dallo Chef del Ravida Resort Giuseppe Auricchio. Nell’impasto preferito da Cesarano vengono miscelate due diverse farine di tipo 1 e una di tipo 0. La cottura avviene in un forno a legna classico mentre, per quanto riguarda l’idratazione della pizza, ci si mantiene tra il 70% e il 72%. Lo Chef Giuseppe Auricchio, originario di Terzigno, dove la nonna Teresa gli ha inculcato la passione per la cucina tradizionale,  porta avanti una filosofia culinaria che abbraccia le radici della tradizione. Incarna il calore e la familiarità della cucina tipica locale donandole quel tocco di innovazione che nasce da approfonditi studi e da audaci esperimenti. La ricerca costante dell’eccellenza e dell’esclusività rappresenta un pilastro fondamentale della sua arte culinaria. Predilige la cucina di mare con pesce appena pescato, riservando però nei suoi menù un posto speciale anche a piatti della tradizione. Menu della serata Entrée Duetto: frittatina alla genovese, polpetta di zucchine con pane raffermo Degustazione pizza 6 gusti di pizza impiattata singolarmente Nicola Cesarano (resident Pomodorì): 1.      A’ friggitiell: friggitelli, provola di Agerola in uscita lardo di suino nero casertano agli aromi e cacio ricotta, basilico e olio EVO 2.      Napoli sbagliata: ombra di pomodoro San Marzano, pomodori rossi del Vesuvio, olive nere di Sicilia e in uscita acciughe di Sciacca, polvere di aglio nero, pomodorini gialli confit e confettura di pomodoro San marzano, basilico e Olio Evo Andrè Guidon (Leggera Pizza Napoletana, San Paolo del Brasile: migliore pizzeria del Centro Sud-America 2024, 1° 50 Top

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La gastronomia marocchina per festeggiare a Napoli  i 25 anni dall’ascesa al trono di Re Mohammed VI

Villa Domi scelta come location per celebrare l’importante avvenimento Il Marocco è  un Paese strategico per l’Italia in ragione delle favorevoli previsioni di crescita economica e per le numerose opportunità per le imprese in termini di investimenti: esso rappresenta un’eccellenza nell’intera regione del Mediterraneo, cui l’Italia guarda con crescente attenzione. I numerosi  accordi di libero scambio fanno si che il Marocco sia la porta d’accesso all’Africa. Una vivace economia in via di sviluppo contraddistingue il Paese che ha un importante mercato del lavoro. Come da tradizione, in ogni città sede di consolato, si organizza una festa a cui partecipano autorità italiane e marocchine per onorare Mohammed VI, un re illuminato. La città di Napoli, che da sempre è la capitale della diplomazia, nei giorni scorsi ha festeggiato solennemente i  25 anni dall’ascesa al trono di Re Mohammed VI per la terza volta consecutiva a Villa Domi del patron Domenico Contessa. L’evento è stato organizzato anche stavolta nell’incanto della panoramica villa napoletana del ‘700 su iniziativa del Console Generale del Regno del Marocco a Napoli M’hammed Khalil e della sua consorte. Il Consolato Generale del Regno del Marocco di Napoli ha nella propria area di competenza cinque regioni (Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria, praticamente tutto il Sud Italia), e ben 50mila residenti marocchini. Nel suo discorso di benvenuto ai selezionatissimi invitati, il Console Generale M’hammed Khalil ha  sottolineato l’importanza dei legami di amicizia tra Marocco e Italia. «L’amicizia fra i nostri Paesi  – ha detto il diplomatico – è resa ancora più solida da forti sinergie culturali, politiche e commerciali. Il Marocco è un Paese in costante sviluppo, sotto la guida illuminata del Re Mohammed VI, e con una elevata stabilità politica che lo rende protagonista nel preservare la pace nella regione occidentale del bacino Mediterraneo». Un interessante video proiettato sul maxischermo di Villa Domi, nel suggestivo giardino della villa illuminato da luci soffuse e decorato con eleganza, ha illustrato i punti di forza e le potenzialità dell’economia marocchina descrivendo le numerose opportunità di business presenti nel Paese. Ad allietare la serata, organizzata dalla società “Fuori Campo” di Mirka Contessa, musica dal vivo folkloristica e melodie e danze tipiche del Marocco, oltre che classici napoletani. Di grande raffinatezza le prelibatezze e le bevande di matrice marocchina servite agli ospiti: a cominciare dal tradizionale the alla menta, il couscous di verdure e carni e la pastilla, uno sformato con carne di pollo e strati di pasta sfoglia, carni salate cotte lentamente in brodo, spezie triturate, uno strato croccante di mandorle tostate e tritate, uvetta, cannella e zucchero. Il menù italiano ha previsto invece un piatto tipico per ogni regione del Sud Italia che rientra nell’area di competenza del Consolato: ecco dunque zeppoline, mozzarella, pizzette, polpette di peperoni e involtini di melenzane, parmigiana di melenzane, pomodorini, provolone impiccato e pizza di scarole fra Campania e Basilicata, e poi melenzane e fichi al cioccolato per la Calabria, orecchiette per la Puglia,  polenta con il sugo dal Molise. A chiudere, dolci tipici napoletani e marocchini. Fra i presenti all’evento numerose autorità, vertici e rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze dell’ordine (Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza) e del mondo consolare e diplomatico, imprenditoriale, professionale e culturale. Lo stesso patron di Villa Domi Domenico Contessa ha indossato, in segno di attenzione, importanza e accoglienza degli invitati del Marocco, abito e scarpe tradizionali del Paese africano. Fra i partner dell’iniziativa, da citare l’Amministrazione comunale di Longobardi (in provincia di Cosenza) che ha offerto la melanzana violetta DE.CO, coltivata dalla Cooperativa agricola Lady Violetta DE.CO di Longobardi e l’azienda Colavolpe di Belmonte Calabro (Cosenza), nata nel 1910 e che produce il Fico Dottato di Calabria. La melanzana violetta è una melanzana unica, dolcissima, con una pelle liscia, sottile e lucida di colore viola tagliata in deliziosi filetti. Il Fico Dottato è un frutto legato alla tradizione: nobile e unico nel suo genere, è lavorato da mani esperte che nel tempo hanno portato avanti le nostre tradizioni. Harry di Prisco

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Torna per la sedicesima volta “Cenando sotto un Cielo Diverso”

L’evento benefico che coniuga gusto e solidarietà attraverso un’esperienza culinaria unica all’insegna della valorizzazione del territorio campano Un impegno concreto per abbattere le barriere Il 9 luglio a Villa Tony di Ercolano (Na), splendida location ubicata nel complesso Zeno, oltre 150 chef, pizzaioli, pasticceri e produttori provenienti da tutta Italia si riuniranno per dar vita ad una serata indimenticabile all’insegna del buon cibo e della beneficenza. Tra i nomi di spicco troviamo gli chef stellati Michele De Leo, Domenico Iavarone, Ciro Sicignano, Giuseppe Aversa e Luigi Salomone. Interverranno poi nomi noti del mondo dello spettacolo, introdotti dalla bravissima presentatrice Ida Piccolo, e dalle ore 22.30, si terrà un imperdibile party dance per scatenarsi a ritmo di musica. Decine di aziende e associazioni hanno sposato la causa benefica, a dimostrazione del grande interesse e del sostegno che l’evento ha saputo conquistare nel corso degli anni. Tra queste Sirio Cooperativa Sociale, Perrella Network, Primi Exotic Fuit, ‘O Sole ‘e Napule, Gerli, Villa Tony, e il main partner Goeldlin Collection, tutti uniti nel comune obiettivo di creare un futuro migliore per le persone con disagi psichici e di altra natura. “Cenando sotto un Cielo Diverso” non è solo un evento gastronomico, ma un progetto con una triplice mission:          sostenere l’Associazione “Tra cielo e mare” e le sue attività a favore di persone con disagi psichici e di altra natura; promuovere le bellezze e il potenziale umano della Campania, coinvolgendo eccellenze del settore agroalimentare e location di interesse storico-culturale; far conoscere e apprezzare le eccellenze gastronomiche campane attraverso un’esperienza culinaria di alto livello. L’evento è nato da un’idea di Alfonsina Longobardi, psicologa, sommelier ed esperta di food & beverage, con l’obiettivo di avvicinare le persone “normali” a quelle che vivono situazioni di disagio, abbattendo la barriera della “paura” e promuovendo l’inclusione. Quest’anno, il tema centrale sarà “… c’eravamo una volta!”, un invito a riscoprire l’autenticità e la semplicità in un mondo dominato dall’apparire. Il cibo, da sempre elemento di connessione e tradizione, diventa protagonista di un viaggio sensoriale che celebra la Campania, le sue eccellenze gastronomiche e il suo ineguagliabile patrimonio storico-culturale. Oltre ai rinomati chef e ai tanti vip, protagonisti della serata saranno presenti: i ragazzi dell’istituto alberghiero “Viviani” di Castellammare di Stabia, il futuro della ristorazione campana; l’A.I.S. Comuni Vesuviani; il Consorzio dei vini Penisola Sorrentina DOP; i ragazzi del centro Don Orione di Ercolano; i bambini della cooperativa Rugiada di Castellammare di Stabia. “Cenando sotto un Cielo Diverso” è un evento da non perdere per tutti gli amanti del buon cibo che sono soliti far del bene. Un’occasione unica per gustare l’eccellenza campana e sostenere una causa importante. Per maggiori informazioni: http://essenzedigusto.it/    –  https://www.facebook.com/cenando.it Harry di Prisco

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“I Sapori della Tuscia” – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese” il nuovo libro  di Antonio Castello

Una Guida per turisti golosi e curiosi un viaggio enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese che si svolgono in provincia di Viterbo, tante le curiosità: l’origine degli strozzapreti e dei caciocavalli “Consultare la guida sarà come partire per un viaggio che vi porterà a scoprire le eccellenze agroalimentari di un territorio abitato da millenni da vari popoli come gli Etruschi, ricca di prodotti certificati e riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali”  così Vincenzo Peparello Presidente DMO Expo Tuscia illustra l’ultimo libro del giornalista e scrittore Antonio Castello:  “I Sapori della Tuscia – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese”, ufficialmente presentato a Viterbo, nel corso del Salone dell’Enogastronomia Laziale “Assaggi”. Un viaggio enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di paese che si svolgono in provincia di Viterbo, una vera Guida indispensabile per turisti golosi e curiosi che vogliono “trascorrere una vacanza in una delle regioni più belle ed esclusive d’Italia – continua Peparello – per conoscere le sue specialità, i suoi oli, i suoi vini pregiati ed esclusivi diventando straordinari ambasciatori o semplici amanti di cose buone”. Come ogni regione d’Italia, anche la Tuscia, che regione non è se non intesa come parte di una vasta zona del Lazio, ha i suoi prodotti tipici che si distinguono per particolarità, gusto e preparazione. Antonio Castello prima di iniziare a scrivere la guida si è posto la domanda di quale potesse essere il filo conduttore per descrivere i prodotti e i piatti che caratterizzano il territorio. La risposta che ne è scaturita è stata “parlare di prodotti tipici indicando dove questi si possono degustare, ovvero in occasione delle Sagre e delle Feste che caratterizzano il calendario degli eventi folcloristici di tutte le località della Provincia“, ha precisato Castello. Notevole poi il lavoro di scelta fra le manifestazioni  più significative dato il grande numero di eventi. Antonio Castello Nel volume ne sono riportate circa centocinquanta, passando in rassegna tutti i 60  paesi della Provincia di Viterbo; basti pensare che, in base ad una recente statistica dell’unione nazionale delle pro loco, nel nostro paese le sagre di qualità sono 20.000. Andare ad una sagra consente di fare un’esperienza con la famiglia e gli amici  in un contesto di allegria e spensieratezza, andando alla scoperta di quei prodotti e quei piatti della gastronomia locale che sarebbe anche difficile trovare. Queste manifestazioni devono essere programmate per promuovere un prodotto direttamente correlato alla cultura e alle tradizioni del territorio e non solo per motivi economici, devono quindi essere innanzitutto “autentiche”. La differenza fra sagra e festa popolare si fonda sul contesto religioso: le sagre erano innanzitutto dei momenti di comunione tra uomini e sacro in cui si celebra un santo patrono e da cui deriva il termine sagrato delle chiese. Le feste popolari hanno carattere locale e cadenza annuale e  si svolgono in un paese per celebrare un avvenimento. Il volume è colmo di curiosità di ogni genere, per fare un esempio, la sagra degli strozzapreti, che si tiene a Soriano nel Cimino a fine giugno, trae il nome dal fatto che la località era frequentata da molti preti a seguito della dominazione dello Stato Pontificio, essi erano soliti imporre tasse e costumi molto rigidi. Gli ecclesiastici erano particolarmente ghiotti di un tipo di pasta a quadrettini, il popolino in romanesco scherzosamente augurava loro di strozzarsi per l’ingordigia. Singolare poi il nome di caciocavallo, sembra derivare dall’uso di appendere le forme fresche di pasta, legate a coppie, a cavallo di una trave per farle essiccare. Il nuovo volume di Antonio Castello si va ad aggiungere alle altre numerose pubblicazioni dell’Autore tra le quali figura una interessante trilogia sul folclore italiano: “Almanacco dei Giorni di Festa” (editore Vallardi), sulle feste religiose in Italia; “Viaggio nel Tempo” (Rievocazioni Storiche) e “Maschere e Coriandoli” (Carnevali d’Italia), quest’ultime pubblicate entrambe dall’editore Ceccarelli di Acquapendente.  “I Sapori della Tuscia”, invece, passa in rassegna i prodotti tipici e la gastronomia di una provincia, il Viterbese, elevando le Sagre e le Feste a protagoniste indiscusse di un certo modo di gustare i veri sapori e profumi della gastronomia locale. Tuttavia, nella convinzione che una Sagra, oltre che a promuovere un prodotto o un piatto, non possa essere avulsa dalla storia e dalle particolarità del luogo nel quale si svolge, l’Autore non si limita a descrivere le manifestazioni che i Comuni, le Associazioni e le Pro-loco promuovono nel corso dell’anno, ma fornisce anche, per ogni singola località, informazioni sulle attività economiche prevalenti, sulla gastronomia, sulla storia del luogo e sulle sue principali attrattive turistiche, nella convinzione che il turismo enogastronomico rappresenti oggi non solo e soltanto un “turismo di piacere gustativo”. L’Autore, profondo conoscitore di queste realtà, essendosi cimentato in passato in analoghe esperienze (“Sapori e piaceri d’Italia” Editrice Sallustiana e “Guida alle Sagre Enogastronomiche del Lazio” edito dall’ARSIAL e dalla Regione Lazio), ritiene che il valore autentico di una Sagra enogastronomica non debba mai perdere di vista tre elementi essenziali: il luogo, con tutte le sue potenzialità; la storia dell’uomo che lo abita e la tradizione del prodotto che si celebra. Rispetto alle sue precedenti pubblicazioni però, in questa Guida, l’Autore restringe l’ambito geografico: non più un paese (l’Italia), non più una regione (il Lazio), ma solo una parte di quest’ultima, la Tuscia, che si identifica oggi con la provincia di Viterbo, una delle poche che può ancora vantare una vocazione prevalentemente agricola. Dagli oli ai vini, dai formaggi all’ortofrutta, dalle carni ai prodotti da forno, l’Autore, attraverso le Sagre e le Feste che ivi si svolgono, presenta le punte di diamante della produzione agricola del territorio. Eccellenze sempre più riconosciute a livello nazionale, una ricchezza che continua a crescere in qualità e valore. Nel momento in cui il turismo enogastronomico contribuisce a sviluppare un importante business, questa Guida si pone come elemento imprescindibile per quanti nel corso dell’anno visitano questo incantevole e affascinante angolo d’Italia, nel quale l’uomo è protagonista della sua storia e dove i sapori sono quelli naturali che solo una agricoltura di qualità

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Le reti d’impresa di Montefiascone e Bolsena unite presentano i gioielli del lago

Riccardo Peparello accoglie i giornalisti davanti all’ufficio turistico di Bolsena La legenda del bottigliere Martino sommelier ante litteram e del vino  “Est! Est!! Est !!!” La Stampa di settore visita le aziende turistiche della Tuscia viterbese di Montefiascone e Bolsena Le Reti d’Impresa, partnership pubblico-privato,  hanno come base il raggiungimento di obiettivi comuni per competere a livello globale pur nella propria individualità per generare valore e sviluppare il proprio territorio. Questo consente loro di partecipare a bandi pubblici e stilare programmi comuni. Il turismo si è trasformato in un business globale orientato verso lo sviluppo sostenibile: sociale, ambientale ed economico. Le Reti d’Impresa hanno l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese associate, attraverso la collaborazione e la cooperazione, per il superamento di tutte le difficoltà che si frappongono all’attuazione di ogni iniziativa imprenditoriale. I comuni laziali di Montefiascone e Bolsena sono stati fra i primi ad unire gli sforzi avendo compreso l’importanza della valorizzare e promozione del territorio per le imprese aderenti, avendo inoltre la necessità della destagionalizzazione del turismo. Per fare questo  la DMO (Destination Management Organization)  Expo Tuscia viene incontro per  coordinare le iniziative per la gestione delle imprese turistiche per rafforzare i servizi e le risorse delle varie identità territoriali. Dopo gli appuntamenti al TTG/Rimini nel 2022, dove fu presentato un interessante filmato sul territorio, VisiTuscia nel 2023 si è attivata per il progetto del “Turismo delle Radici” effettuando il collegamento in diretta con alcune Associazioni di Italiani all’estero. Alla BMT/Napoli lo scorso mese di marzo fu presentato poi il progetto “Lago di Bolsena-Lago degli Etruschi”. Nei giorni scorsi un gruppo di giornalisti, del settore turismo e dell’enogastronomia, hanno partecipato ad un press tour per scoprire le bellezze della Tuscia. L’occasione è stata offerta da “Assaggi, il Salone dell’Enogastronomia laziale” una vetrina che si tiene ogni anno nel Palazzo dei Papi di Viterbo per esporre la cultura enogastronomica del Lazio. Montefiascone il balcone sul lago di Bolsena  La prima tappa del tour è stata a Montefiascone dove Alessandra Di Tommaso, Presidente della Rete d’Impresa “Montefiascone in vetrina” e la Sindaca, Giulia De Santis  hanno presentato la località rivierasca e le eccellenze enogastronomiche della Tuscia presso il ristorante “La Carrozza d’Oro”. Il titolare, Patrizio Lombardi, che  fa parte della quarta generazione di albergatori che si occupano con amore di questa struttura a gestione familiare, ha raccontato l’origine di tale singolare nome. Si narra che Amalasunta, regina dei Goti, dopo la morte per mano di sicari, fu messa a giacere su una carrozza d’oro e sepolta in uno dei sette colli posti davanti all’isola Martana del lago di Bolsena, dove era prigioniera. Invano nei secoli si è ricercata la mitica carrozza d’oro ma nessuno è riuscito finora a trovarla, come nessuno ha mai individuato il  tunnel sotterraneo che la regina utilizzava per raggiungere il suo amante Tomao. Alessandra Di Tommaso ha spiegato le finalità che hanno spinto produttori e commercianti a costituire la rete d’impresa, sottolineando come questa unione costituisca una novità assoluta per il paese. Con dovizia di particolari la Di Tommaso ha illustrato i pregiati vini del territorio, come il famoso “Est! Est!! Est !!!”, il vino bianco italiano (DOC), originario della provincia di Viterbo e i prodotti locali che rappresentano l’espressione di alcune produzioni tipiche del territorio, come: l’olio, la mozzarella di bufala e gli insaccati. «Si tratta di eccellenze che nascono da storie di famiglie tradizionali che hanno deciso di investire sul territorio –  ha detto  la presidente della rete – e sulle quali occorre puntare se si vuole intercettare quel turismo alla ricerca delle eccellenze del territorio e godere degli affacci e degli scorci che si possono godere dall’alto del nostro paese».  Da parte sua il Sindaco, che era accompagnata da Carla Mancini Assessore al Turismo di Montefiascone,  ha dichiarato che: «Il Comune e l’Amministrazione saranno sempre vicine alle aziende e ai produttori che vogliono investire per il bene del territorio, nella convinzione che è dalla loro attività che il paese può trarre i maggiori benefici. La collaborazione fra pubblico e privato – ha detto il primo cittadino – è fondamentale per lo sviluppo turistico e commerciale e per far conoscere le eccellenze culturali, turistiche ed enogastronomiche del nostro paese». All’evento  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale di Gastronomia Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. L’associazione conta 25 mila soci  in rappresentanza di 70 nazionalità, in Italia gli associati sono oltre 900. L’Accademia è punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza e ha come scopo la promozione dei valori  della cultura della gastronomia, si fonda sui temi legati alla buona cucina e al rispetto della cultura della tavola. La Di Tommaso ha poi riferito in merito all’origine del vino locale, conosciuto in tutto il mondo: il “bottigliere” Martino – sommelier ante litteram – dell’ecclesiastico Giovanni Defuk,  aveva il compito di precederlo nel suo viaggio in Italia e scovare le locande che servivano il vino migliore. Per segnalarle, doveva scrivere “Est!” vicino alla porta per il vino buono  e  “Est! Est!!” per quello ottimo. Arrivato a Montefiascone, Martino che era un vero scopritore e degustatore di vini, fu tanto colpito dalla qualità del vino locale da segnalarlo ripetendo per tre volte “Est! Est!! Est !!!”. Oggi Montefiascone è un luogo ideale per chi ama una vacanza tra natura, storia e arte. La guida Marcello Forgia ha accompagnato il gruppo dei giornalisti alla scoperta degli angoli più suggestivi di Montefiascone, da sede papale a patria del leggendario vino, il paese sorge su un colle strategico che domina l’alta Tuscia arroccato ad oltre 600 mt sul livello del mare. La Cattedrale di Santa Margherita custodisce le reliquie della Santa, i lavori iniziarono nel 1483 e terminarono nei primi decenni del Seicento, appena terminata un incendio del 1670 provocò gravi danni. I lavori di ristrutturazione furono affidati a Carlo Fontana, a cui si deve la  grande cupola del diametro di 27 metri, ricoperta di piombo: terza per grandezza a livello italiano. Suggestiva la visita

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Al Ravida  i colori e i sapori della primavera nelle creazioni dello chef Auricchio

Al Ravida Resort di Pompei presentato il nuovo menù di primavera L’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage di Frosinone in prima linea per i valori della cultura della gastronomia e per la cultura della tavola La primavera è ormai arrivata anche se le temperature di questi giorni non lo dimostrano, è il  periodo dell’anno in cui gli uccellini iniziano a cinguettare, i fiori incominciano a sbocciare, l’aria è frizzante, le giornate si allungano e tutto ricomincia a diventare verde. La primavera richiede dei menù leggeri,  con ingredienti di stagione freschi e frizzanti. Tutto questo si può toccare con mano al Ravida Resort di Pompei, circondato da un lussureggiante giardino e da fontane dove le rondini al tramonto si tuffano in picchiata. La location, con arredi chiari e moderni,  è divisa in più sale: il ristorante per eventi, uno più raccolto e la pizzeria. In questo posto incantevole l’Executive Chef Giuseppe Auricchio, classe ‘86, ha presentato il menù di primavera  o – più esattamente – le sue creazioni uniche: «Vengo da Terzigno, paese alle falde del Vesuvio. Macellai da generazione, la passione della cucina mi è stata tramandata da mia nonna Teresa, nella cui casa passavo interi pomeriggi e che, insieme al resto della mia famiglia, rappresentava il focolare, nonché primo banco di prova delle mie capacità». Dunque questo il segreto di Auricchio: l’importanza delle materie prime e come valorizzarle, sempre alla ricerca di prodotti tipici e nuove tecniche.  La serata riservata agli operatori dell’informazione è stata introdotta e presentata dal giornalista enogastronomico Renato Rocco, Direttore Responsabile della testata online La Buona Tavola Magazine, il giornale che parla e sa di buono. Per iniziare è stato offerto come Amuse-bouche una fetta di panino napoletano e un tris composto dalla montanarina La Mia Genovese Slow (topping di Genovese dell’Alleanza preparata con le tre cipolle presidi Slow Food: di Alife (CE), Vatolla (SA) e Airola (BN); carciofino violetto di Castellammare, detto di Schito, anch’esso presidio Slow Food; moscardino affogato. L’abbinamento è stato con una bollicina, un Prosecco Sant’Orsola. L’antipasto era composto da un carpaccio di salmone selvaggio dell’Alaska, marinato con sale e zucchero e aromatizzato agli agrumi, con semi di sesamo nero, carciofi di Schito in olio, salsa di erborinato e zeste di limone. Il piatto è stato accompagnato da una focaccina cotta nella cenere, farina macinata a pietra e con 70% di idratazione, ogni portata è stata servita con il pane specialmente studiato e preparato per l’occasione. Per l’abbinamento è stato scelto un   Greco di Tufo DOCG Vigna Cicogna di Cantine Benito Ferrara, annata 2022. Come primo piatto sono stati serviti dei ravioli di pasta fresca all’uovo, ripieni di stracciata,  con carpaccio e dadolata di branzino, verdurine e acqua di vongole. Lo Chef, che ha illustrato personalmente tutti i piatti, ha svelato un piccolo segreto: per fare la pasta dei ravioli così sottile e quindi maggiormente digeribile, ha usato una particolare tecnica per tirare la pasta in diagonale e verticale, come si farebbe per una stoffa al telaio. Per il pane, un mini bun agrumato con zeste di limone nell’impasto, cotto al vapore, 71% di idratazione. Come abbinamento un Greco di Tufo Devon delle Cantine Antonio Caggiano, annata 2022. Il secondo piatto è quello che ha suscitato un’attenzione particolare:  un pollo ruspante, allevato a terra, in tre cotture: coscia ripiena alla cacciatora, cotta sui carboni e con pomodorino aromatizzato al timo; petto di pollo CBT (cotto a bassa temperatura per conservare l’idratazione)  alle erbe; sfera di pulled chicken wings (alette di pollo sfilacciate e insaporite), impanata con corn flakes e fritta. Lo chef Auricchio ha chiarito che la parte più saporita del pollo è quella delle alette, purtroppo occorre mangiarle con le mani. Per evitare questo comportamento, che in una cena raffinata non sarebbe consentito, Auricchio ha prelevato tutta la carne dalle alette, eliminando la carcassa, e le ha presentate in una graziosa sfera con infilato dentro un ossicino. Il tutto accompagnato da un pane ai cereali con farina di ceci, 24 ore di lievitazione e con prefermento biga. Un piatto da scuola francese abbinato ad un Primitivo di Manduria DOP Papale della cantina Varvaglione, annata 2020. Per predessert una mini tartelletta alle mandorle con lemon curd, fragoline di bosco e meringa bruciata.  Il dessert “Sottobosco” consistente in una mousse di nocciola, crumble al cacao e rhum con mirtilli e fiori eduli. Un finale accompagnato, al pari dell’incipit, dalle bollicine dello spumante Prosecco Sant’Orsola. Se l’intento dell’Executive Chef Giuseppe Auricchio del Ravida Resortera quello di meravigliare, è riuscito in pieno. Lo Chef è sempre alla ricerca di nuove sfide che lo portino a crescere e confrontarsi con altre realtà culinarie. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose gare culinarie, da quelle nazionali alle mondiali posizionandosi al secondo posto. «Il mio desiderio è quello di emozionare tramite il cibo, grazie ad una cucina solo apparentemente povera, ma di territorio e di sapore vero», ha commentato Auricchio che è impegnato a dare un’impronta gourmet alla cucina tradizionale. Fra i suoi principi vi sono quelli di celebrare l’incontro armonioso fra tradizione e innovazione, questo consente una vera esplosione di sapori che riflette il genio creativo dello Chef nella reinterpretazione dei piatti classici con fresca prospettiva moderna. All’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e blogger di settore,  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. L’associazione conta 25 mila soci nel mondo in rappresentanza di 70 nazionalità ed è presente in tutti i continenti, solo in Italia gli associati sono oltre 900. L’Accademia Internazionale di Gastronomia è punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza e ha come scopo la promozione dei valori e della cultura della gastronomia, si fonda sui temi legati alla buona cucina e al rispetto della cultura della tavola, il tutto cementato da sincera amicizia con unico obiettivo: raggiungere la vera gioia della convivialità. Harry di Prisco

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La prima edizione dell’AMIRA School Prize

L’I.I.S. “Adriano Tilgher” di Ercolano ha trionfato al concorso rivolto agli Istituti Alberghieri di Napoli I giovani vanno incoraggiati ad affermarsi: “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire” sentenziava Paulo Coelho, perché è noto che il successo è la somma di piccoli sforzi, ripetuti giorno dopo giorno. Proprio per sostenere i giovani allievi degli Istituti Alberghieri di Napoli la sezione A.M.I.R.A. (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi) Napoli Campania, guidata con abilità da Dario Duro e affiancato dal suo Direttivo, ha organizzato la prima edizione dell’AMIRA SCHOOL PRIZE il concorso rivolto agli Istituti Alberghieri di Napoli che ha visto trionfare l’I.I.S. “Adriano Tilgher” di Ercolano. Gli allievi si sono sfidati nelle prove di: FLAMBÉ ART, che prevedeva la realizzazione di dessert inediti elaborati alla lampada e RESTAURANT SERVICE SKILLS, ovvero la preparazione di una Mise en place completa con Accoglienza, Servizio di sala e Colpo d’Occhio. Il procedimento di cottura flambé è quello a cui si versa un liquore in una padella calda per creare una fiammata,  il flambage sembrerebbe risalga intorno al XVII secolo con l’esigenza di riscaldare delle pietanze già pronte: si narra che la tecnica sia nata nel 1895, grazie allo chef del Caffè de Paris di Monte Carlo, dove una sera a ora tarda e a cucina già chiusa, giunse il futuro re d’Inghilterra Edoardo VII, in compagnia di una bellissima donna di nome Suzette, le crepes alla lampada portano ancora oggi il suo nome. La riscoperta delle tradizioni culinarie non può certo tralasciare quelle creazioni nate dall’estro dei grandi chef e si sono poi affermate nei locali di lusso. Nella splendida cornice di Villa Lucrezio sulla collina di Posillipo, gestita da Giuseppe Fraia,  con uno stupendo panorama sul golfo di Napoli,  gli ospiti dell’importante competizione sono stati accolti dal Direttore Raffaele Cuccurullo. Gli obiettivi che si pone il concorso è quello di unire l’innovazione delle giovani leve, alla tradizione dei professionisti del settore dell’Ospitalità. L’Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi  ha lo scopo di qualificare sempre più la figura e la professione del Maître d’Hotel, valorizzandone e tutelandone la professionalità, promuovere il servizio, la gastronomia italiana ed i nostri prodotti. Main sponsor della manifestazione è stato il Pastificio Bassolino di Betty Bassolino di Frattamaggiore. Per ciascuna delle due categorie sono state previste due differenti giurie così composte: FLAMBÉ ART – presidente di giuria Valerio Beltrami, presidente nazionale Amira; Piero Ferretti, imprenditore alberghiero; Arturo Fusco, presidente APCI Campania (Associazione Professionale Cuochi Italiani); Emanuela Papaccio, AIS Campania (Associazione Italiana Sommelier); Giuseppe De Girolamo, giornalista enogastronomo. Per la giuria  RESTAURANT SERVICE SKILLS –  presidente di giuria Enzo D’Adamo, fiduciario della sezione Amira Formia; Pasquale Brillante, maestro dei vini della sezione Amira napoletana; Mario Volpe, F&B Manager dell’Hotel Excelsior di Napoli e delegato regionale dell’AIFBM (Associazione Italiana Food & Beverage Manager);  Renato De Simone, docente. Il Concorso coordinato dal Gran Maestro della ristorazione Flavio Amirante, è stato condotto da Nello Ciabatti, addetto stampa della sezione campana. La supervisione è stata curata dal Grande Maestro della ristorazione Mario Golia e dal segretario Massimo Marchini. Gli alunni durante le gare si sono esibiti con il supporto tecnico dei referenti Amira dei Campi Flegrei: Vincenzo Aulitto e Giuseppe Gaudino e dal socio Pietro Cacciapuoti. Inoltre hanno collaborato i soci Amira: Mariangela Borrelli, Vincenza Amato, Michele Costanzo, Michele Autiero e Valerio del Giudice referente Amira Benevento. Felice Casucci, Assessore alla Semplificazione Amministrativa e al Turismo della Regione Campania ha inviato una nota, letta dal conduttore della serata, nella quale si complimentava per l’iniziativa che: “Celebra non solo la nostra cucina di eccellenza ma anche l’impegno nella preparazione delle nuove generazioni che guideranno l’ospitalità gastronomica”. Casucci ha poi aggiunto: “L’Assessorato al Turismo si riconosce pienamente nello spirito di questa iniziativa che è in perfetta coerenza con i principi che hanno ispirato le azioni del nostro Piano strategico regionale”. Sono intervenuti i rappresentanti delle altre associazioni di categoria del settore turistico alberghiero e ristorazione, operatori del settore, ristoratori, giornalisti, TV locali, ed i fotografi Mario Zifarelli, Pino Attanasio e Vito Cerbone. Tra gli ospiti presenti anche il socio onorario Rosario Lopa, portavoce Consulta Nazionale per Agricoltura e Turismo e l’attrice Susanna Mendoza. Questa la classifica finale : per la categoria FLAMBÉ ART: 1°  GIUSEPPE RICCIO (I.P.S.E.O.A. DUCA DI BUONVICINO) 2°  MIMMO VENERUSO (I.I.S.ADRIANO TILGHER) 3°  ex aequo DEBORAH MOZZILLO (I.P.S.E.O.A.LUCIO PETRONIO) 3°  ex aequo EMANUIL ZEQIRI (I.P.S.E.O.A. IPPOLITO CAVALCANTI) 3°  ex aequo RAFFAELE BRANDI (I.S.I.S. ELENA DI SAVOIA) per la categoria RESTAURANT SERVICE SKILLS: 1°  ARIANNA CUCINIELLO (I.I.S.ADRIANO TILGHER) 2°  ROBERTA MONACO (I.P.S.E.O.A. LUCIO PETRONIO) 3°  ex aequo MARIANO ZERLENGA (I.S.I.S. ELENA DI SAVOIA) 3°  ex aequo NOEMI GIAQUINTO (I.P.S.E.O.A.DUCA DI BUONVICINO) 3°  ex aequo ALEJANDRA MAJANO DELGADO (I. CAVALCANTI) VINCITORE DEL 1° PREMIO “A.M.I.R.A. SCHOOL PRIZE” I.I.S. ADRIANO TILGHER di Ercolano che ha totalizzato il punteggio più alto, sommando i voti del Team nelle due categorie. I primi classificati sono stati premiati dal presidente nazionale Amira Valerio Beltrami che si è intrattenuto con i ragazzi facendo per loro una demo sulle tecniche del Flambé. L’evento si è concluso con la performance  per la preparazione di cocktail del socio Amira Lino Marchese, capo-barman del Metropole Hotel di Venezia. Dario Duro ha consegnato gli attestati di partecipazione agli Istituti e ai docenti che hanno aderito al concorso: “Elena di Savoia” con Giuseppe Cimmino, Michele Autiero e Andrea Ferraiuolo; “Lucio Petronio” con Salvatore Nugnes, Sara Papaccio e Roberto Pulcrano; “Duca di Buonvicino” con Costantino Prisco e Antonio Di Pietro; “Ippolito Cavalcanti” con Gianni Amato e Aniello Nunziata; “Adriano Tilgher” con  Luigi Di Rosa e Alfonso Buonaiuto. Harry di Prisco

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