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Da Fonderì una fusion di sapori ben riuscita

Il ristorante pizzeria ha presentato il nuovo menù estivo Pizza Glamour  by Fonderia Partenopea «Il segreto per realizzare un buon impasto…? Si trova in un “sacco” di passione; nel rossore ardente dei pomodori maturi, e nel fulgore d’oro dei pomodori gialli, sulla pizza bicolore, un racconto si dipinge». Questa la filosofia che Fonderì Pizza Glamour propone nel suo nuovo menù. La responsabile di sala, Mariarosaria Cocozza precisa: «La tipologia del locale è quella di proporre alla nostra clientela accostamenti di sapori che possono rivelarsi “esperienze” e sorprendere quelle che sono le aspettative dando la possibilità di provare varie consistenze di impasti di pizze. Il nuovo menù è stato elaborato su questa linea, avendo avuto la collaborazione di chef stellati come Francesco Sposito e Angelo Carannante, con i quali abbiamo anche realizzato delle serate a quattro mani». Fonderì, Pizza Glamour by Fonderia Partenopea,  nel nome porta il progetto del locale: fondere vari sapori,  in via Caravaggio è il cosiddetto lato “posh” di Fonderia Partenopea, locale più classico già presente a Volla, nel vesuviano. I suoi tre fondatori, Domenico “Mimmo” Sottolano, Raimondo Scognamiglio e Mario Mancini, hanno inaugurato l’elegante locale al limite del quartiere Posillipo e Vomero di Napoli, a fine 2021 con 70 posti a sedere. E’ stata una felice intuizione che esprime una visione eclettica della pizza contemporanea. Il menu degustazione, accompagnato dai vini e dalle birre selezionati dalla sommelier Valeria Avara, è un vero e proprio percorso che attraversa gli antipasti, l’offerta dei fritti e le pizze speciali di Carmine Pellone. Si inizia con una frittatina di pasta alla cacio e pepe, accompagnata dalle bollicine, e con un ottimo tacos farcito con misticanza, gamberi rossi e gel agli agrumi, abbinato anch’esso al Prosecco. Il bun pulled dalla doppia cottura, prima al vapore e poi fritto, e farcito con pulled pork, è accompagnato da Tenuta Camaldoli Campi Flegrei Piedirosso – per i rossi – o, in alternativa, da Astro Campi Flegrei Falanghina spumante brut di Cantine Astroni, per i bianchi. Per le birre invece spiccano la Koning Ludwing Schloss- Keller Naturtrub e la Oberbrau doppio malto rossa. Le pizze Marinara e Margherita sono rielaborate con innovazione e sperimentazione. Se per la prima i datterini gialli e rossi compongono la base di pomodoro del topping, condito poi con origano, aringhe affumicate e crumble di aringa, nonché maionese di alici di Cetara, la classica Margherita arriva in tavola in versione padellino, soffice e morbida, con mozzarella di bufala, fiocchi di pomodori secchi e basilico. Notevole la pala carannante con prosciutto crudo, pere e blu di bufala, e poi la pasta sfoglia croissant con gocce di cioccolato, ispirata al francese pain au chocolat, farcita di mortadella, crema di pistacchio e lime. La nota dolce è affidata invece a una sfera di cioccolata fondente, su un letto di terriccio al cacao croccante, ripiena di una ganache al cioccolato bianco, con un cuore di vaniglia, caramello e pere, richiamate queste ultime dall’amaro francese di pere e Cognac de Grande Champagne “François Peyrot”, servito al finale. Carmine Pellone, pizzaiolo per vocazione,  poco più che trentenne, ha iniziato da piccolo a impastare e infornare le pizze, seguendo le orme paterne, proseguendo nella sua formazione in Francia e in Inghilterra. Ha collaborato con Diego Vitagliano e  con Carlo Di Cristo, biologo e ricercatore presso la facoltà di Zoologia dell’Università di Avellino, che hanno consentito a Pellone di elaborare uno stile tutto suo nel realizzare le pizze gourmet. Pellone si focalizza su vari tipi di impasto tenendo sempre presente la qualità, per questo utilizza prodotti Slow Food che fanno la differenza. La sua formazione tecnica gli consente una versatilità non comune in altri pizzaioli: la pizza tonda contemporanea e quella in pala. La pizza che maggiormente richiesta è “la Provolone del Monaco”, una pizza in pala fatta con base di pomodorini gialli, salsiccia, Provolone del Monaco e con l’aggiunta di chips di melanzane e pesto di basilico dopo sfornata. Famosi i padellini elaborati da Pellone, che hanno la caratteristica di essere soffici, ariosi, spumosi ma con una superficie piacevolmente croccante, cotti al vapore e poi al forno,  fra i tanti anche uno gluten free. Harry di Prisco

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Daniele Atonna trionfa al Campionato Mondiale del Pizzaiuolo 2023

Il migliore allievo della campionessa mondiale Teresa Iorio mette a frutto i preziosi insegnamenti della celebre maestra Si è da poco concluso alla Mostra d’Oltremare di Napoli il Campionato Mondiale del Pizzaiuolo 2023  Trofeo Caputo,  svoltosi nel padiglione 1, all’interno del Caputo Pizza Village Napoli. Per la categoria pizza di Stagione podio per  Daniele Atonna, seguito da Akashi e Vincenzo Pellegrino. A condurre  la kermesse, che ha visto ben 500 iscritti divisi nelle diverse categorie, Claudia Mercurio e Enzo Calabrese con interventi di Lino D’Angiò. La vera vincitrice per noi tutti appassionati del “mondo pizza” è Teresa Iorio  questa volta grazie al suo migliore allievo Daniele Atonna il quale ha conquistato la prima posizione nella categoria pizza di stagione. La pluri campionessa del mondo, maestra pizzaiola Teresa Iorio, è stata la prima a complimentarsi con  il suo allievo e discepolo Daniele Atonna. Giovane fornaio, fan della campionessa, Daniele prese una decisione rivelatasi vincente: lavorare nella storica bottega di Teresa Iorio : “Le figlie di Iorio” in via Conte Olivares 73 di Napoli per formarsi nell’autentica arte della pizza napoletana e apprendere i rudimenti di questa antica e nobile arte. Come un tempo i giovani pittori e scultori si recavano nelle botteghe dei grandi artisti per imparare l’arte e diventare dei maestri, cosi Daniele guidato e seguito  dalla preziosa e costante presenza della campionessa Teresa, ha messo a frutto i preziosi insegnamenti. Quando la preparazione di Daniele è stata completata, avendo l’allievo fiducia in se stesso, l’illustre insegnante, lo ha incitato  a decidere di iscriversi al campionato mondiale del pizzaiolo Trofeo Caputo 2023, nella categoria pizza di stagione. Daniele ha  studiato un eccellente prodotto che lo ha portato alla vittoria per la suddetta categoria. Certamente saranno tanti i festeggiamenti –  con sciabolata finale di Gennaro ‘o masto d’a pizza – gustando e brindando insieme, per  augurare al bravissimo Daniele Atonna il successo che merita e per ringraziare la campionessa Teresa Iorio di aver formato, con il suo costante lavoro, un artista dell’arte del pizzaiolo oramai patrimonio dell’Unesco. Harry di Prisco

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“Gourmet Bello e Buono”

“Il Gusto della vita” la beneficenza può assumere diverse forme ma anche diversi sapori stuzzicando il cuore ed il palato Da Chiancheria Gourmet si mangia solidale: Charity dinner il 26 giugno a sostegno del progetto telemonitoraggio per il Centro Clinico Nemo dell’Ospedale  Monaldi Nello scorso inverno Marco Passariello, direttore marketing del Gruppo le Due Torri capitanato da Salvio Passariello e Francesco Lettieri, referente direzione centri clinici  Napoli e Roma NeMo (NEuroMuscular Omnicentre), hanno sancito un accordo che prevede l’acquisto di ausili ed elettromedicali importanti per la diagnosi e l’assistenza del centro clinico NeMo di Napoli, della Fondazione Serena Onlus,  che si dedica alla diagnosi, alla cura e alla ricerca nel campo delle malattie neuromuscolari. Ora l’accordo, dopo iniziative similari, è entrato in una nuova fase operativa. Il Gruppo Le Due Torri è una realtà imprenditoriale per l’economia circolare che racchiude sei attività ristorative. Questa sera sarà di scena la solidarietà con l’evento: “Gourmet Bello e Buono”, un charity event a sostegno del progetto Telemonitoraggio del Centro Clinico Nemo – Ospedale Monaldi AOS dei Colli. Appuntamento questa, 26 giugno alle ore 21 presso la “Chiancheria Gourmet Napoli” in Via Gaetano Salvatore n. 45,  per una cena di beneficenza in piena regola, con menù dedicato di altissima qualità . Il telemonitoraggio è un sistema utile alla rivelazione dei parametri vitali attraverso o l’impiego di uno smartwatch il quale, utilizzando la connessione bluetooth con lo smartphone, invia i dati relativi ai parametri vitali misurati alla Centrale Operativa. Il Team ShiL ha pensato ad una proposta per articolare il servizio in modo da adattarlo a specifiche esigenze, presentando diverse soluzioni per il paziente ventilato a domicilio e per l’assistenza al paziente cronico. Ha dichiarato Francesco Lettieri referente NeMo: «Grazie a Chiancheria ed all’impegno di Fondazione Serena, a Napoli si rafforza in maniera importante l’attenzione alle persone affette da malattie neuromuscolari. Abbiamo il dovere di fare bene e farlo nel minor tempo, per dare risposte concrete. In questa sfida, essere affiancati da importanti realtà territoriali ci permette di anticipare attività ed intraprendere approcci innovativi». Il Centro Clino NeMo (NeuroMuscular Omnicentre) nasce per prendersi cura delle persone affette da malattie neuromuscolari, come la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), la SMA (Atrofia Muscolare Spinale) e le Distrofie Muscolari. Nel nostro Paese sono 40.000 le persone che vivono con questo tipo di patologie altamente invalidanti, con un grave impatto sociale, caratterizzate da lunghi e complessi percorsi di cura e assistenziali. Il Centro Clinico Nemo lavora insieme al paziente e alla sua famiglia, attivando programmi personalizzati di trattamento e riabilitazione, ad alta specializzazione, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di ogni persona presa in cura. Ha dichiarato Marco Passariello, direttore marketing Gruppo Le Due Torri: «Il “Gusto della Vita” è il progetto del Centro Clinico NEMO  che  ha toccato profondamente le corde del cuore di tutti noi del Gruppo le Due Torri,  per la capacità di porre al centro la persona e i suoi bisogni; per l’energia di chi si dedica costantemente ad alleviare il dolore e la sofferenza degli altri. Nell’universo di valori che il nostro Gruppo condivide, quello della Responsabilità, intesa nel suo senso più ampio, è il motore che guida le nostre azioni.  E le nostre azioni possono dire molto, più di un’infinità di bellissime parole. Insieme per migliorare la vita di chi ogni giorno lotta contro le malattie neuromuscolari – continua Passariello – la beneficenza può assumere diverse forme. Nel nostro caso, diversi sapori. Chi ci conosce sa perfettamente quanto la Responsabilità, intesa nel suo più ampio senso, sia uno dei cardini fondanti il nostro Gruppo. E come potevamo noi, imprenditori della ristorazione essere di supporto ad un progetto tanto impegnato e lodevole? Lo abbiamo fatto, lo facciamo e lo faremo ancora stuzzicando il cuore ed il palato delle persone.  Infatti, la collaborazione tra il Gruppo le Due Torri e Nemo si espleta nel concreto attraverso la realizzazione di piatti speciali, presenti in tutti i menu dei nostri ristoranti, il cui ricavato è devoluto al progetto “il Gusto della vita” del Centro Clinico Nemo. Ed immergersi negli occhi dei nostri clienti, commossi del fatto di sapere che con un piccolo gesto hanno appena contribuito a tutto questo, per noi è motivo di grande orgoglio. Sosteniamo che avere il potere di cambiare le cose è un potere immenso se stiamo insieme, mai come questa volta abbiamo bisogno del supporto di tutti, al fine di raggiungere un obiettivo così importante: il progetto Telemonitoraggio che ha come fine quello monitorare a distanza i parametri vitali di pazienti affetti da malattie neuromuscolari. La vita di tante persone è nelle nostre mani. Abbiamo una grande responsabilità». Il progetto NeMo ha a cuore le necessità dei pazienti in modo autentico al fine di migliorarne la qualità della vita, noi tutti ci dovremmo impegnare per condividere questa nobile visione. Harry di Prisco

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450 Gradi svela i suoi segreti

Un percorso di degustazione giropizza proponendo sia l’impasto adatto e sia la tipologia di cottura abbinando vino o birra per fare si che l’esperienza sia adeguata alle aspettative del cliente Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione segreta in una pizzeria alle falde del Vesuvio, a cui hanno partecipato dei “Carbonari”, si badi bene non gli estimatori della carbonara – che essendo in un ristorante ci poteva pure stare – ne tanto meno di addetti al carbone del forno, ma bensì di “Carbonari” nati nel Regno di Napoli per diffondere valori patriottici e liberali per unificare la penisola. Il nostro ministro Sangiuliano ha nei giorni scorsi rivalutato la figura del fondatore del movimento, Giuseppe Mazzini, ma l’incontro di cui vogliamo parlare non si riferisce a questo movimento se non per la segretezza. Infatti noi operatori dell’informazione siamo stati invitati  alla presentazione del nuovo menù di degustazioni della pizzeria “450 gradi” in Via Giotto di Pomigliano d’Arco, con la precisazione di non segnalare l’evento prima della presentazione per non rovinare la sorpresa. Infine la titolare Gabriella Colucci ha svelato i suoi segreti e ci ha dichiarato: «è un piacere ospitarvi questa sera per farvi fare un percorso fra innovazione e tradizione, questa è una pizzeria nata oltre cinque anni fa e nel corso del tempo ha fatto dei percorsi diversi, è partita con uno stampo prettamente tradizionale per avere una forte convinzione sulla tradizione aprendo poi i suoi orizzonti studiando impasti e metodologie diverse ed anche pizze un po’ diverse da quelle che sono le pizze della tradizione – continua la Colucci – abbiamo proposto la pizza “Sensazione”,  poiché anche se io sono per la tradizione, i ragazzi vogliono l’innovazione. La pizza è nata da un compromesso con i giovani, si tratta di una pizza arrotolata veramente buona, inoltre abbiamo una piccola carta di primi, di secondi e insalatone, per la stagione estiva freselle fatte di pizza».  Il nome “450 Gradi” deriva dalla temperatura ottimale del forno per cuocere le pizze, la pizzeria  coniuga eleganza e semplicità, negli arredi come in cucina. Francesco Strangis, direttore di sala del locale, definisce così il percorso degustativo della pizzeria situata  nel cuore della cittadina vesuviana : «La nostra pizza è una portata unica, un unico piatto, comprensivo di primo e secondo, in cui abbiamo operato una fusion e abbiamo pensato di associare la pizza di Raffaele Esposito, il nostro pizzaiolo, alla cucina dello chef Massimiliano De Novellis, per dare ai clienti la possibilità di vivere un’esperienza di gusto diversa e speciale». Impasti di pizza contemporanea e due novità, come l’impasto al nero di seppia e quello per la bufalina cotta nel ruoto, arricchiscono un menù ricco e variegato. L’attenzione verso il territorio con la valorizzazione dei suoi prodotti, come l’albicocca pellecchiella del Vesuvio, candida di fatto “450 gradi” a far parte dell’Alleanza dei cuochi e pizzaioli Slow Food. Un’eccellenza che si avvale anche della consulenza della sommelier Melania Milo,  al fine di pensare, realizzare ad hoc e portare in tavola un percorso degustativo unico nel suo genere. L’entrée è una caprese scomposta con crema di latticello, gelée di pomodoro e crema di basilico, accompagnata rigorosamente dalle bollicine. Per i fritti, a cura di Giovanna Di Palma, addetta alle fritture del locale, spiccano le polpettine miste (all’ortolana e alle melanzane) accompagnate  da un calice di Getis Rosato Costa d’Amalfi, un vino rosato del 2020, maturo e strutturato, e per le birre dalla English Ale Monaci Vesuviani. La “Bomba di Osimhen” è una piccola e gustosissima rivelazione, un gioiellino aggiornato sull’attualità calcistica: un panino al nero di seppia con ricotta aromatizzata al limone e crema di datterini gialli, sempre abbinata al Getis Rosato per i vini, e alla English Ale per le birre. La “Mare Fuori”, ispirata alla celebre serie tv, è una pizza dall’impasto al nero di seppia con crema di piselli, fiordilatte, crema di prezzemolo aromatizzata al limone e seppioline precedentemente saltate in padella con paprika. Per questa pizza l’abbinamento di vini è il Caprettone delle Cantine Olivella, un bianco dai sentori floreali, fruttati e freschi, che esalta piacevolmente il topping di mare e terra. L’abbinamento delle birre è invece una English Ale Monaci Vesuviani. La “Fiori & alici” è una pizza dall’impasto tradizionale con provola, fiori di zucca, datterini gialli, alici di Cetara e zest di limone, accompagnata  sempre dal Caprettone Olivella, e per le birre dalla English Ale dei Monaci Vesuviani. La pizza “Bufalina al ruoto” è una margherita con mozzarella di bufala al padellino accompagnata, per i vini, da un Kata di Cantine Olivella, mentre per le birre da una Strong Ale Monaci Vesuviani. Tra le scelte dei primi eccelle la pasta allo scarpariello  accompagnata sempre dal Kata Olivella e dalla Strong Ale dei Monaci Vesuviani. Per concludere in bellezza il dolce, ovviamente innovativo, bombetta di pasta di pizza fritta, ripiena di confettura alle pellecchielle vesuviane con guarnizione di meringhe e zucchero a velo, abbinata a Rhum Don Papa o Amaretto Disaronno. La filosofia di cucina è basata sul fattore delle stagionalità dei prodotti, con le migliori materie prime preparando il tutto al momento in modo da offrire un prodotto sempre fresco. La pizzeria 450 Gradi di Pomigliano ha uno staff  composto da giovani entusiasti che fanno sentire il cliente come a casa propria. Harry di Prisco

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“Menù Sorolla, Visione e Sapori della Spagna”

Valencia si tinge dei colori di Joaquín Sorolla Il maestro valenciano della luce e del colore che dipinse Napoli e il suo golfo presente a Valencia  in tante mostre a lui dedicate nel centenario della morte Una piazza di Valencia porta il nome  Plaza Napoles y Sicilia A Joaquín Sorolla nel centesimo anniversario della mortesono state dedicate varie mostre, le più significative quelle a Valencia dove nacque. I temi preferiti dal pittore, che realizzò nel corso della sua vita oltre 2.200 opere,  sono: il mare, i giardini, i ritratti e le scene di genere. I dipinti all’aperto dell’artista sono quelli più noti, le immagini di genere raccontano storie catturate sulla tela nella luce e nell’atmosfera dell’ambiente di vita. Sorolla lavorava sempre all’aperto cercando di evitare di dipingere nella stanza chiusa dello studio, che lui paragonava ad un garage, dove si poteva al massimo fare una riparazione. Da giovane, utilizzando fuochi d’artificio per rendere il fumo dell’artiglieria, creò una scena fortemente realistica. I ritratti di famiglia sono circa 700 e sono fra i più numerosi,  si distinguono per l’originalità, la naturalezza e l’affetto che emanano. In molte delle sue splendide tele, Sorolla racconta l’amore per la sua Clotilde, moglie, musa e vera compagna di vita, e per i tre figli, María, Joaquín ed Elena spesso raffigurati nei suoi quadri. Appena ventunenne, ottenne una borsa di studio dalla Deputazione Provinciale per andare a formarsi  in Italia dove visitò Pisa, Firenze, Venezia, Napoli e Roma, per studiare la grande arte classica e rinascimentale, grazie al successo della sua opera  “El grito del Palleter” avente per tema la guerra d’indipendenza spagnola. In seguito venne spesso in Italia affascinato dalla cultura greco-romana. Si recò a Napoli  restando colpito dal Vesuvio e dal golfo nonché dai colori dell’ambiente partenopeo, dove dipinse olii ed acquerelli acquistati da mercanti locali. Una di queste opere  è “Niña italiana”, oggi al Museo Sorolla. Nel 1886, Sorolla realizzò un quadro di grandi dimensioni per  partecipare all’Esposizione Nazionale di Madrid: “El entierro de Cristo”, il cui esempio del verismo napoletano del pittore Domenico Morelli pare più che un riferimento generico, il maestro napoletano aveva dipinto “L’imbalsamazione di Cristo” che Sorolla certamente conosceva. A Napoli visitò  il Museo Archeologico Nazionale, realizzando soggetti neo-pompeiani, così in voga in area partenopea. In questa città per lungo tempo fu la figura più in vista tra i pittori partenopei, sui quali non mancò di esercitare una notevole influenza. Il legami di Valencia con Napoli sono stati sempre molto stretti, nel centro storico di Valencia una piazza alberata  porta il nome Plaza Napoles y Sicilia. La terza città spagnola si può facilmente raggiungere da Napoli con poco più di un’ora di volo diretto. Il suo stile inizialmente vicino al realismo caravaggesco, nella maturità divenne più decisamente pittorico e attento ai valori cromatici e luminosi. Una delle mostre più complete è quella allestita dalla  Fondazione Bancaja di Valencia in collaborazione con il Museo Sorolla e la Fondazione Museo Sorolla. L’esposizione dal titolo “Sorolla in nero”, mostra per la prima volta a Valencia una nuova lettura dell’opera di Sorolla che focalizza l’attenzione sull’importanza del colore nero nei quadri dell’artista, riconosciuto per la sua espressione pittorica di luce e colore. La mostra si sofferma sull’importanza del colore nero presente nelle linee del pittore valenciano più famoso a livello internazionale. L’evento curato da Carlos Reyero, dichiarato di Eccezionale Interesse Pubblico, rivela la presenza del nero, che può considerarsi come l’antitesi del colore, nella pittura di Sorolla che  invece ha utilizzato il colore per rappresentare lo splendore della natura, consente di capire e apprezzare l’artista in tutta la sua complessità. La mostra riunisce un centinaio di opere del maestro, alcune delle quali nel 2022 sono state esposte a Madrid  nel Museo Sorolla, presentandosi ora a Valencia in forma ampliata con quadri che vengono esposti per la prima volta al pubblico. Le opere provengono da una vasta gamma di istituzioni pubbliche e private, a cui si aggiungono opere della Fondazione Bancaja e venti collezioni private. Insieme alle tele, datate tra il 1887 e il 1920, sono esposte fotografie, appunti di colore, un album di stampe giapponesi e una tavolozza del pittore. L’uso del nero da parte di Sorolla deriva dalla tradizione pittorica spagnola, dalla sua conoscenza di Velázquez, El Greco o Goya, per diventare un elemento di espressività, suggerendo stati pieni di sentimento e reinterpretato come un colore che traduce la modernità del suo tempo e della sua sobria eleganza. I grigi sono considerati colori eleganti e cosmopoliti, tipici del buon gusto. Nelle figure femminili l’eleganza o la loro sensualità è percepita nell’abito nero; nei ritratti maschili l’abbigliamento scuro è simbolo di serietà, responsabilità e discrezione. La mostra, che si potrà visitare fino al 10 settembre, è suddivisa in quattro sezioni: “Armonia in nero e grigio”; “Nero simbolico”; “Superfici nere e scure”  e “Monocromie”. Il percorso inizia con gli accordi cromatici del nero e del grigio nei ritratti che conferiscono alla sua pittura una personalità particolare  e prosegue con il simbolismo e il significato culturale del colore nero che permea il tempo e l’opera del pittore naturalista. Il percorso espositivo analizza il nuovo uso del nero, che si è concretizzato nell’Ottocento come creatore di contrasti radicali ed esaltatore degli altri colori. Concludono il percorso espositivo i monocromi che implicano un singolare esercizio di virtuosismo tecnico. Grazie alla Fondazione Bancaja si possono ammirare a Valencia, dove il ricordo di Sorolla è più vivo che mai, le opere della produzione artistica di questo magnifico pittore valenciano in occasione del primo centenario della sua morte. A Valencia si possono visitare  i luoghi più importanti della carriera di Sorolla, le strade e le spiagge che tante volte troviamo nei suoi quadri. Lo Chef Jorge de Andrés ha creato il “Menù Sorolla, Visione e Sapori della Spagna”, formato da 14 piatti che  si rifanno alle opere dell’artista realizzate per la biblioteca dell’Hispanic Society of America di New York, un lavoro impegnativo di una serie di pannelli a olio di tre metri e mezzo d’altezza per una lunghezza complessiva

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La Fonte della Vita è a Valencia nel Café de Las Horas

Un circolo culturale e un  locale trendy che fa tendenza creato da Marc Insanally Il nome Café de Las Horas viene dai Libri d’Ore, libri medioevali di grande bellezza e importanza storica, riservati all’alta nobiltà, contenenti dipinti in miniatura; di questi libri si sono potute estrarre molte informazioni sulla vita quotidiana dell’epoca come vestivano i popolani, il cambio delle stagioni e dell’agricoltura, l’abitazione dei contadini, gli attrezzi del fabbro, del contadino e altro ancora. Proprio quello che vuole offrire il Caffè: bellezza e un’offerta culturale “utile”. Marc Insanally  è sempre allegro e sorridente anche quando ci sono dei problemi come al tempo della pandemia. Marc è l’ideatore del locale del tutto originale, o meglio un insieme di stili diversi che vanno dal barocco al modernariato come il pavimento, tante le cose che ad un primo momento possono sfuggire come dei pappagalli impagliati su di un lampadario o un vaso che sembra un’urna cineraria in una nicchia che poi si è rivelato un contenitore arabo  per dolci. Marc è stato giurato in un concorso per Giovani Designer della Comunità Valenciana e gli è stato assegnato il Premio Prenamo per il  lavoro di promozione della moda e della cultura. La rivista Valencia Plaza lo ha  nominato tra i primi tre “Uomini meglio vestiti” di Valencia. Come è nato questo locale così particolare ? «Io e il mio compagno Manuel Castillo, che è l’artista del gruppo che ha realizzato molti dei dipinti, degli affreschi e delle finte marmette – spiega  Marc – e con l’aiuto di tanti amici che sono venuti a dipingere abbiamo fatto tutto da soli, dallo scarico del camion di mattoni e cemento, a rimuovere il legno dalle travi, al pavimento a mosaico, oppure agli scaffali del bar, facendo le lampade e dipingendo i tavoli mescolando i colori sulla strada». Il locale avrebbe bisogno di un restyling ma poiché: «ogni pezzo dell’arredo è parte di me, non voglio privarmi di una parte di me stesso» chiarisce Marc.  Idee e creatività, presentazione di libri e artisti, eventi di tutti i tipi ma anche apertura e inclusione verso tutti, mantenendo il giusto equilibrio fra frivolezza, intellettualità e trasgressione. «Il mio lavoro è vendere la fantasia e la magia che sono le specialità del Café de Las Horas», continua Marc. Durante la pandemia e nonostante le limitazioni e le restrizioni, il Café non ha smesso di generare contenuti di grande valore culturale e sociale. Si sono tenuti discorsi come: “Comunicazione con una maschera”, “Resilienza” e “Reinventarsi nel mondo degli affari”. Una serata è stata dedicata al tema della comunicazione con il ventaglio, tipico di Valencia, con il quale si può comunicare senza parole con il vocabolario dei segni. E’ stato organizzato con i designer valenciani un servizio fotografico di moda con la maschera come protagonista. L’estetica del luogo è singolare spigionando energia proattiva che ha consentito di superare i momenti difficili. Le compagnie teatrali Teatro Talía e Teatro Flumen hanno realizzato e registrato letture drammatizzate. Per la moda sono state intraprese  collaborazioni con designer come Brotocó Atelier e il giovane Modistilla, nonché con  gioiellieri come Vicente Gracia e José Marín che ha realizzato quale opera unica la collana “La spiaggia di Valencia nella luce del mattino”. Si tratta di un’opera ispirata al celebre dipinto di Joaquín Sorolla del 1904, di cui ricorre il centenario della nascita.  I materiali utilizzati sono Krion , Titanio, Argento 925 e Apatitos. José Marín spiega la sua ispirazione: «Sorolla è chiamato il pittore della luce, mi sono sempre sentito profondamente attratto dal trattamento delle sfumature bianche e blu nei suoi quadri. Immagini cariche di emozione, immagini esplicite, storie di vita quotidiana, che ti portano nel momento esatto in cui sono dipinte. La mia prima idea è stata quella di ispirarmi ad un quadro che mi ha colpito e mi rimane nella memoria, “Triste Eredità”, dipinto nel 1899 nella collezione della Fundación Bancaja, questo quadro rappresenta dei bambini malati che fanno il bagno sulla spiaggia della capanna, ma la figura centrale in nero rappresenta il prete che accompagna i bambini mi hanno impedito di realizzare un pezzo dove predominavano il bianco e il blu, che erano i colori che volevo rappresentare Sorolla nella mostra». Nel corso dell’anno vi saranno degli incontri con il maestro José Marín che porterà nel locale alcuni attrezzi per dimostrare agli ospiti come si lavora e colora il titanio, contemporaneamente verranno presentati dei cocktail con gli stessi colori dei gioielli. Il Café fa parte del gruppo che ha lavorato per il Consiglio Comunale per avere in città la sede dei Gay Games del 2026 (una versione dei Giochi Olimpici che mira a integrare gruppi vulnerabili: gay, donne e disabili) che darà un’iniezione di prosperità a Valencia con 100.000 visitatori previsti. Fra le novità del Café l’ideazione del Licor Café de Las Horas che viene presentato in un’installazione artistica per promuovere le arti e gli artisti, in ogni stagione verrà  mostrata un’opera di un differente artista, come  Alejandra Bourda, artista Argentina, con la sua installazione aerea floreale 5. Questo liquore viene utilizzato per la base dell’Agua de Valencia, con una ricetta unica che consente di preparare una perfetta Agua de Valencia anche in un singolo bicchiere, in qualsiasi parte del mondo, dato che occorre solo aggiungere succo d’arancia e spumante. Si tratta di una bevanda alcolica a base di Cava ( lo  spumante spagnolo) succo d’arancia, vodka e gin. L’Acqua di Valencia è stata realizzata per la prima volta nel 1959 dal pittore galiziano Constante Gil nel suo bar “Café Madrid” di Valencia. Si racconta che alcuni clienti abituali del locale stanchi di bere il loro solito vino frizzante, che giocosamente chiamavano “Agua de Bilbao”, chiesero un suggerimento al titolare per bere qualcosa di diverso. Il barista Gil offrì loro un mix di succo d’arancia, vino frizzante, gin, vodka e zucchero chiamandolo ironicamente “Agua de Valencia”. Nei prossimi giorni il Café de Las Horas rappresenterà Valencia in Francia  al “Lyon Street Food Festival” dove in 4 workshop Marc,  insieme a Leticia Colomer  International PR &

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2023 “Anno del Turismo di Ritorno. Alla Scoperta delle Origini” un workshop di VisiTuscia Expo

La Tuscia si presenta per far conoscere territori, aziende e  prodotti   Sono oltre 70 milioni i connazionali di 2ª 3ª e 4ª generazione che vivono fuori dall’Italia L’edizione 2023 di “Assaggi” da poco conclusa a Viterbo, la Città dei Papi,  ha riconfermato il Lazio come un territorio ricco di eccellenze enogastronomiche, che continuano a suscitare interesse per la varietà delle produzioni e a riscuotere successo per l’alto livello delle stesse. Molto apprezzata è stata la partecipazione di “Expo Tuscia” DMO Destination Management Organization,  programmata dal CAT Centro Assistenza Tecnica di Viterbo,  che ha presentato il Turismo di Ritorno. Le DMO nascano quale partenariato fra pubblico e privato per realizzare progetti condivisi con la partecipazione delle imprese e degli enti del territorio. Questo anno è stato decretato dal Ministero del Turismo “Anno del Turismo di Ritorno. Alla Scoperta delle Origini” ed è rivolto ai nostri connazionali residenti all’estero e agli oltre 70 milioni di connazionali di 2ª, 3ª e 4ª generazione che vivono fuori dall’Italia. Lo scopo è quello di rilanciare l’immagine del nostro Paese e rinsaldare i legami per promuovere l’export e gli incontri commerciali, attraendo turismo e investimenti. Si verranno in tal modo a creare collaborazioni stabili con i nostri connazionali al fine di instaurare sinergie e relazioni continue tra imprese e opinion leader. Per far questo verranno coinvolte le varie associazioni di Italiani nel mondo  per promozionare e commercializzare i nostri prodotti sia a livello nazionale che internazionale. Un invito per venire nella Tuscia viterbese per scoprire le proprie radici  e  conoscere il “Menù delle Origini” con i piatti di una volta utilizzando  prodotti tipici e genuini, scelti con la consulenza dello chef  Danilo Ciavattini. Ecco alcuni esempi: le anguille alla vernaccia del lago di Bolsena,  menzionate da Dante in riferimento al Papa Martino IV che ne era ghiotto; la sbroscia o acquacotta alla pescatora, tipico del lago di Bolsena, in passato si preparava con l’acqua del lago direttamente nelle capanne sulla riva; i cavatelli conditi con sugo e finocchietto; la pasta con la ricotta, un piatto veloce e semplice  che si può preparare in versione salata o dolce con l’aggiunta di cannella. Per ogni zona “Expo Tuscia” ha riscoperto un menù delle origini,  ogni prodotto tipico è legato ad una storia o ad una leggenda che riporta sempre alla tradizione, come ad esempio: la tragica fine della regina Amalasunta, il regno di Agarthi, il toro che attraversa a nuoto il lago, l’avvistamento di sirene e “la Bella e la Bestia”. In questo quadro si è tenuto il workshop turistico itinerante della Tuscia: “Visit Tuscia Expo” per presentare territori, aziende, prodotti e far scoprire il nostro “Italian Life Style”, l’ambito e desiderato Stile Italiano, che non è solo moda e design ma anche e soprattutto un modo di vivere per tutti coloro che si riconoscono nei nostri valori culturali. L’evento promozionale e di commercializzazione, ha consentito ad operatori turistici, tour operator, agenti di viaggio e giornalisti  della stampa di settore di conoscere le eccellenze della Tuscia viterbese e le potenzialità offerte dal territorio, nonché le attività da poter esercitare. «Le finalità del progetto che mirano allo sviluppo e alla promozione del territorio della Tuscia  – ha dichiarato Vincenzo Peparello presidente della DMO “Expo Tuscia” –  in tutte le sue forme: arte, cultura, gastronomia, ruralità, benessere, sport, outdoor, ambiente, paesaggi e tutto quanto concorre a creare quella “Grande Bellezza» dobbiamo quindi «continuare a lavorare tutti insieme con rinnovato entusiasmo e nuove energie» ha concluso Peparello. Il ritorno alla grande bellezza della Tuscia  offre molto con linee tematiche varie, consentendo di curare anima e corpo e di vivere in prima persona un turismo esperienziale, permettono di connettersi a livello umano, emotivo e anche spirituale con i luoghi. Ricco di emozioni è percorrere, almeno in parte, la  Via Francigena che presenta nei pressi di Bolsena ancora l’antico basolato romano della Via Cassia. La Via Francigena ha ottenuto nel 1994 la certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”. Nel centro storico di Viterbo sorge il  Museo dei Cavalieri Templari, il primo Museo Didattico Templare in Italia, con sei teche espositive contenenti reperti fra cui un’antica spada . Altro luogo da visitare è il Muvis, Museo del vino  e delle scienze agroalimentari di Castiglione in Teverina,  un percorso sotterraneo di oltre 3 mila metri quadrati che scende fino a 27 metri sotto il livello del mare, fino a giungere alla “Cattedrale”, dove sono conservate botti di oltre 3 metri di diametro, fra le più grandi d’Europa. L’occasione della visita è stata una degustazione online con i sindaci dei comuni della provincia di Viterbo, unitamente ai giornalisti e alle comunità dei nostri connazionali di Argentina, Uruguay e Brasile collegati in diretta. Fra i luoghi visitati nel corso del tour: il Palazzo del Drago nel centro storico di Bolsena, stupendo complesso architettonico costruito per volontà del Cardinale Tiberio Crispo; Capodimonte, con visita ai giardini pensili della Rocca Farnese, dove nacque Giulia Farnese detta la Bella e al  Museo della navigazione nelle acque interne, con la piroga risalente all’età del bronzo; Marta e il Borgo dei Pescatori. La Tuscia è anche una terra di pastori, di transumanza e di formaggi, il tour itinerante ha fatto una sosta all’azienda agricola Monte Jugo, nel circondario viterbese, che ha vinto l’Oscar del formaggio, gestita dalla famiglia Ciambella da tre generazioni. Sorge in un’incantevole vallata dove sono ancora visibili i resti di un centro termale e di due templi di epoca romana. Nel prossimo mese di ottobre “Visit Tuscia Expo” ha previsto un workshop per valorizzare e promuovere prodotti e territori, a cui parteciperanno buyer italiani e stranieri nonché i rappresentati degli italiani all’estero che sono interessati ad importare i nostri prodotti agroalimentari. Questo collegamento con le associazioni di italiani nel mondo, ha dichiarato Vincenzo Peparello: «Vuole essere l’avvio di un ponte comunicativo e comunitario, nella prospettiva dell’accoglienza per il prossimo Giubileo». Harry di Prisco

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VisiTuscia Expo brinda al “Turismo di Ritorno” con le Associazioni degli Italiani all’Estero

La Borsa del Turismo e dell’Enogastronomia Viterbese promuove l’identità culturale dei nostri italiani all’estero I nostri connazionali all’estero sono i veri nostri Ambasciatori del “Made in Italy” e del nostro “Italian Life Style”  per tutti coloro che si riconoscono nei nostri valori: cultura e stili di vita.  Sono oltre 70 milioni i connazionali di seconda, terza e quarta  generazione che vivono fuori dall’Italia, da considerare come una  risorsa per lo sviluppo e la promozione dei nostri prodotti. La nostra cultura viene veicolata all’estero con maggior facilità da chi ha nella propria famiglia parenti che discendono da emigrati italiani, in quanto l’italianità  raffigura un valore aggiunto. La Tuscia viterbese è una delle zone d’Italia che presenta un notevole numero di oriundi italiani che vivono nel mondo. Per rinsaldare i legami con la loro terra e sviluppare proficue collaborazioni, in occasione di  “VisiTuscia Expo”, la Borsa del Turismo e dell’Enogastronomia Viterbese, inserita nell’ambito delle iniziative promosse in ambito DMO “Expo Tuscia” presieduta da Vincenzo Peparello, è stato effettuato un collegamento in videoconferenza con i rappresentanti delle Associazioni degli Italiani all’Estero. Scopo dell’incontro, la promozione del  “Turismo di Ritorno”,  che il Ministero del Turismo ha lanciato per questo 2023. Il tema portante del evento “VisiTuscia Expo” era ispirato proprio a questo nuovo segmento. Il collegamento in diretta è stato attivato presso il Museo del vino e delle scienze agroalimentari di Castiglione in Teverina, che vanta lo spazio espositivo più grande d’Europa nel suo genere. La scelta della location non è stata casuale, infatti il vino è stato da sempre l’alimento naturale che ha consentito la socialità fra vari popoli, giustamente considerato il veicolo dell’accoglienza e della convivialità, animando le tavole di chi era in procinto di partire e di chi tornava.  In rappresentanza delle amministrazioni locali erano presenti: Leonardo Zannini, Sindaco di Castiglione in Teverina che ha fatto gli onori di casa; Luca Libriani, consigliere comunale di Bassano in Teverina, delegato alle politiche giovanili e ai sistemi informatici;  Roberto Pesci, Vice Sindaco del comune di Marta e Roberto Basili, Assessore al Turismo del comune di Bolsena.  Sono intervenuti in videoconferenza: da Montevideo (Uruguay), in rappresentanza della comunità italo-uruguaiana, Claudia Girardo (EFASCE – Ente Friulano Assistenza Sociale Culturale Emigranti); Melina Mondelli (AERCU – Associazione Emigrati Regione Campania in Uruguay); Ignacio Palermo (Associazione Calabrese); Lilian Cappuccini (Associazione Figli della Toscana) e Maria Laura Gardi (Associazione Centro Laziale). In collegamento, rispettivamente: da Mar del Plata e Rosario (Argentina) in rappresentanza della comunità italo-argentina; Marcelo Castello (Federazione Argentina Associazioni Abruzzesi dell’Argentina) e Raúl Romanelli (Federazione di Associazioni Italiane di Mar del Plata) e, infine, in collegamento da San Paolo (Brasile) in rappresentanza della comunità italo-brasiliana Daniela Policela e Andrea Chiavacci (Circolo Italiano di San Paolo).         La comunicazione con le diverse associazioni intervenute è stata coordinata dal  ricercatore Fabio Ragone, esperto in Cultura Visiva dell’emigrazione italiana, che sta lavorando su un progetto di ricerca sostenuto dalla Pontificia Università Cattolica di Rio Grande del Sud in Brasile. Al termine dell’incontro, i rappresentanti delle amministrazioni locali presenti, hanno invitato i connazionali all’estero a visitare la Tuscia per un interscambio culturale e produttivo di futuri accordi. Il convegno si è concluso con un brindisi online benaugurante che fa ben sperare nell’intensificazione dei rapporti e delle future reciproche attività. Harry di Prisco

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Mozzarè presenta la nuova linea di fritti “Laboratorio Partenopeo”

La ricerca dei sapori dell’infanzia e il  mestiere anche con le nuove tecnologie consentono di mantenere il sapore antico La frittura napoletana e la pizza sono entrambe il tipico cibo da strada della tradizione partenopea, spesso consumato passeggiando. Il cuoppo fritto è lo street food raccontato già nel 1884 da Matilde Serao ne “Il Ventre di Napoli” la quale descriveva i cuppetielli di frittura in pastella che venivano chiamati anticamente anche “oggi a otto” perché il friggitore accettava un pagamento “a rate” fino a otto giorni. Oggi quest’epoca è frutto solo di un ricordo ma il gusto è immutato. Mercoledì 24 maggio, alle ore 19 Luciano Pignataro, giornalista enogastronomico del Il Mattino e del blog lucianopignatarowineblog, presso la pizzeria ristorante Fresco a Napoli in via Phartenope, presenterà il rebranding, cioè la nuova impostazione con la quale si presenta il noto marchio Mozzarè e la nuova linea di fritti “Laboratorio Partenopeo”. L’azienda, Mozzarè Casearia, nasce negli anni 2000 dall’idea di due giovani imprenditori con l’obiettivo di esaltare i prodotti tipici campani all’estero, ancora non riconosciuti. Nonostante le difficoltà dei primi anni, l’idea si rivela vincente permettendo all’azienda, grazie anche al cambiamento in atto del mondo pizza, di svilupparsi in maniera esponenziale sul mercato estero. Oggi Mozzarè è presente con una capillare rete di vendita sia in Italia che in diversi paesi europei. Passione, Sapori e Territorio sono i tre pilastri su cui si fonda il successo di  Mozzarè. I prodotti nascono dalla passione per il mangiar bene e per il cibo genuino che nel tempo è diventato sinonimo di eccellenza e qualità. La ricerca dei sapori dell’infanzia e il  mestiere che si tramanda di generazione in generazione anche con le nuove tecnologie consentono di mantenere il sapore antico, sempre nel rispetto delle tradizioni. Per Giovanni Palmentieri, socio e fondatore di Mozzarè: «L’approccio al rebranding del nostro logo non è stato semplice poiché legati da un valore affettivo. Ma, oggi, che possiamo ammirare il restyling concluso, siamo più che soddisfatti. Era un passaggio obbligatorio, siamo in una nuova fase, la nostra azienda si sta affermando a livello internazionale e di conseguenza la nostra immagine doveva cambiare». conclude Palmentieri «La nuova linea di fritti è una sfida vinta per la nostra azienda. L’obiettivo è agevolare e supportare i nostri clienti sostituendo un prodotto home made con uno altrettanto valido, da conservare in congelatore per il pronto uso, preservando la qualità ed evitando gli sprechi. In questo modo si è attenti anche ai costi della materia prima». Questo il menù dell’evento: Fritti: Crocchè, arancini e frittatine; Treccia di Mozzarella di bufala campana; 4 spicchi di pizza con mozzarella, fior di latte, provola e ricotta. Harry di Prisco

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