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Dal ristorante “La Gare” di Pompei parte il viaggio nelle eccellenze della cucina partenopea e borbonica

“Chi incontrerà questa porta sarà fortunato !” esclamò Pio IX, la “Porta della Fortuna”  del ristorante “La Gare” potrebbe aiutarci a cambiare la nostra vita Una stazione … no un ristorante ! Si saranno chiesti i cittadini di Pompei nello scoprire che quella che per oltre un secolo è stata la loro piccola stazione ottocentesca per consentire la visita agevole deli Scavi. La stazione sorse a breve distanza dall’accesso agli Scavi archeologici a seguito della crescente rilevanza dell’area, man mano che la città antica veniva dissotterrata e del crescente interesse suscitato nei primi turisti. Il ristorante prende vita in quella che dal 1844 al 1960 fu l’antica stazione ferroviaria di Pompei sorta sulla Strada Ferrata Napoli-Nocera, voluta dai Borbone nel XIX secolo. Tutto nel ristorante, aperto a giugno scorso,  richiama il mondo dei treni e della ferrovia. Il progetto ha riproposto la linea architettonica dell’antica stazione, della quale ha rievocato la denominazione “La Gare” (ovvero “la stazione”, in francese). Il personale per stuzzicare la fantasia indossa le uniformi storiche dei ferrovieri borbonici. Le luci delle lampadine di tipo antico  forniscono a volte una luce tremula, non è dato sapere se è un effetto voluto o a causa di sbalzi di tensione della zona, certo contribuiscono a fornire quella atmosfera da “fin de siècle”. La cantina è molto ben fornita, vi sono anche pregiate bottiglie di vini prodotti dai gestori, ottenuti dalle vigne attraversate dall’antico binario secondo le rispettive precipue peculiarità organolettiche, le etichette riportano il logo “Chemin de fer de Naples à Nocera et Castellammare”. Questa l’antica denominazione della ferrovia borbonica che, passando da Pompei, raggiungeva Salerno dopo essersi lasciata alle spalle la diramazione per Castellammare. Il progetto lungimirante del ristorante-pizzeria “La Gare”, le cui ricerche storiche sono state effettuate dall’Ing. Flavio Russo, è stato portato avanti da tre giovani valenti imprenditori pompeiani: Francesco Di Martino, Ing. Carmine e Vincenzo Costantino, dell’azienda leader delle costruzioni “CH Costruzioni”, che in appena 50 giorni hanno completato la ristrutturazione della location, rispettando in pieno il motto aziendale “Il tuo desiderio, la nostra sfida”. Tanti i turisti stranieri che, specialmente tedeschi, in piccoli gruppi o singoli – desiderosi di conoscere la verace cucina napoletana o le pizze –  vengono ricevuti da Francesco Di martino che, coadiuvato dal maître Angelo Casciello, accoglie personalmente i clienti che vengono fatti accomodare nella sala interna o nella capiente sala esterna, per un totale di 300 coperti. Il locale porta gli ospiti indietro nel tempo, fino alle origini storiche delle ferrovie in Italia del 1844. Sebbene inizialmente non prevista, quella di Pompei Scavi era la più piccola fermata inserita lungo il tracciato. Dall’inaugurazione sono trascorsi circa 180 anni, fino a quando fu dismessa nel 1960 in favore della nuova stazione realizzata in asse con il Santuario mariano. Solo grazie alla sua ottima e solida struttura il piccolo edificio risulta ancora identificabile ed oggi è rinato, accogliendo il ristorante-pizzeria “La Gare”. Qui gli ospiti si troveranno seduti in un’autentica sala d’aspetto di una stazione ferroviaria del XIX secolo. La Porta della Fortuna del Papa II 4 settembre 1849, Pio IX, accompagnato dal re Ferdinando e da numerosi nobili e da alti prelati, giunse a Pompei sulla locomotiva che portava il nome di “Pompei”.  Sua Santità  dopo aver visitato gli Scavi e la cappella di San Paolino (a quei tempi non esisteva ancora l’attuale Basilica ), con il suo seguito si diresse con carrozze messe a disposizione da re,  percorrendo poi a piedi  il breve vialetto rettilineo che conduceva alla Stazione di Pompei  per proseguire poi per Castellammare. Pio IX fu affascinato dalla stupenda porta della piccola stazioncina esclamando la storica frase: «Chi incontrerà questa porta sarà fortunato !». Orbene se consideriamo l’esistenza delle porte del Paradiso e dell’Inferno di dantesca memoria, anche la “Porta della Fortuna”, che è ancora presente nel ristorante “La Gare”, sarà quella che potrebbe aiutarci a cambiare la nostra vita dando un aiutino alla sorte, basta un tocco parola di Papa! La verace cucina partenopea e le pizze napoletane Anche la proposta gastronomica del ristorante-pizzeria “La Gare” fa riferimento al periodo storico che ha visto i natali di questo edificio ottocentesco. La cucina del locale, infatti, trova la sua ispirazione nell’arco temporale del regno Borbonico, ovvero negli anni compresi tra il 1734 ed il 1861. Un periodo storicamente considerato come l’apice del buon gusto e del sapore per la ristorazione partenopea, pur nell’assoluta semplicità degli ingredienti utilizzati. Una “golden age” la cui influenza si riflette ancora sulla moderna cucina napoletana, apprezzata in tutto il mondo. Ecco perché nel menù de “La Gare” trovano spazio le ricette più famose di Napoli e del Vesuviano: dalla “lasagna borbonica” (il piatto preferito da Francesco II, non a caso soprannominato il “Re Lasagna”) al ragù, che è il condimento napoletano per eccellenza, realizzato con la ricetta originale borbonica. E ancora: dal sartù di riso (che segnò la riscoperta di questo cereale per i Napoletani) ai mezzanielli lardiati, uno dei primi piatti più buoni della tradizione culinaria popolare, passando per il ragù alla Genovese che, a dispetto del nome, è un piatto tipico napoletano e ancora oggi condivide la propria “ufficialità” sulla tavola della domenica insieme alla pasta al forno. Francesco Di martino è magrissimo, gli chiediamo come mantiene una linea invidiabile con tante ghiottonerie preparate dalla cucina guidata dallo chef Giuseppe Longobardo: «vado avanti e dietro per le due sale sempre di corsa – ci risponde –  sia per dare il buon esempio a tutto il personale, sia per assicurare che tutti i clienti siano soddisfatti e che vengano rispettati i tempi del servizio». Oltre ai piatti della tradizione partenopea a “La Gare” si possono gustare anche ottime pizze preparate dal maestro pizzaiolo Gaetano Contaldo proveniente da Castellammare, coadiuvato da Antonio Vaccaro e Daniele Iervolino di Pompei. La pizza più richiesta è la “Bayard” con mozzarella di bufala, polpette e braciola napoletana con ragù in memoria dell’ingegnere francese Armando Giuseppe Bayard, promotore della ferrovia  “Napoli-Portici”, nota come la  prima ferrovia d’Italia. Harry di Prisco

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Caupona ha svelato a Pompei la dieta mediterranea degli antichi Gladiatori

La dieta mediterranea era già seguita dai gladiatori con il consumo di vegetali: ortaggi, legumi, frutta secca, cereali e fieno greco quale ricostituente Il 9 Agosto presso l’Anfiteatro Campano si terrà la rievocazione di Spartaco e della Scuola Gladiatori dell’Antica Capua Come diceva il grande maestro Gigi Proietti: “Benvenuti a teatro, dove tutto è finto ma niente è falso”. Dunque gli attori fingono poiché il teatro è una finzione, quella dell’attore in scena non è l’attore a dover essere vero bensì il personaggio. All’archeo-ristorante “Caupona” (www.caupona.it) di Pompei ogni sera si rappresenta una simulazione, con il personale e gli ospiti vestiti con le tuniche degli antichi romani, ci si trova immersi in una realtà che più vera non può essere, a cominciare dal particolare menù, nato da un’idea del patron Francesco Di Martino e sviluppato sotto l’attenta supervisione dello storico Flavio Russo. «Da noi si vive un racconto, chi viene non arriva solo per mangiare, i ristoranti sono diventati delle mangiatoie», sono le parole di Francesco Di Martino il quale ci riferisce che loro hanno lavorato sempre, ospitando clienti provenienti da tutto il mondo a seguito del passa-parola, anche nei periodi più bui del lockdown. Fra le proposte del Caupona ( vuol dire locanda in latino ) vi è quella del menù dei gladiatori, la loro alimentazione è stata spesso al centro di legende,  si è cercato quindi di ricostruire tale aspetto elaborando un menù incentrato sull’alimentazione tipica dei gladiatori che trova la sua massima rappresentatività nella “zuppa del gladiatore”.I piatti sono stati studiati in base a fonti storiche reperite dalla “necropoli dei gladiatori” di Efeso e alle notizie tramandateci da autori antichi come Galeno (che fu medico alla scuola gladiatoria di Pergamo) e Plinio il Vecchio. Il tutto è stato poi “tradotto” in piatti stuzzicanti e adatti al gusto moderno dallo chef dell’archeo-ristorante Caupona, Giovanni Elefante. L’argomento, d’altra parte, fu affrontato con interesse già nell’antichità. Così come lo è oggi per gli sportivi, infatti, anche duemila anni fa il regime alimentare era considerato un aspetto fondamentale per chi impegnava il corpo in maniera così considerevole, come faceva appunto un gladiatore. Quello che forse potrà stupire è che questi lottatori seguivano una dieta per lo più vegetariana, caratterizzata dal massiccio consumo di vegetali: ortaggi, legumi, frutta secca e cereali erano le basi della loro alimentazione, al punto che lo storico e naturalista Plinio il Vecchio li ribattezzò “hordearii”, cioè mangiatori di orzo. L’apporto di proteine ricavate dalla carne era trascurabile, mentre abbastanza presenti erano latticini, olio, miele e vino, che veniva sempre molto diluito, spesso con acqua di mare. La loro dieta era costituita da zuppe a base di fave, orzo, legumi e cereali, oltre a scarola, zucchine, cipolle, aglio, semi di finocchio, frutta e fichi secchi. Come oggi noi prendiamo bustine di integratori, i gladiatori prima del combattimento mangiavano focacce d’orzo speziate con miele e assumevano infusi a base  di fieno greco, un “ricostituente”, antianemico e anabolizzante utilizzato  nella prevenzione e nella cura delle magrezze degli adulti e dei bambini. Alla fine di ogni combattimento i gladiatori si concedevano una pausa caffè e – dato che il caffè non era ancora conosciuto –  ringraziavano gli dei mangiando i “crustula”, piccoli biscotti di frumento ripieni di miele e ricotta di pecora. Le portate inserite nel menù dell’archeo-ristorante “Caupona”, ricalcano proprio il tipo di alimentazione seguito dai gladiatori, ovviamente adeguate ai gusti di oggi. Il pasto si apre con la focaccia con finocchietto, miele e curry; seguono le alici ripiene con menta, limone, cacio fiore romano, pepe e scarola di Apicio ripassata con noci, uva sultanina, olive nere e capperi. Il primo piatto, che i romani chiamavano “mensa prima”, è la famosa  Zuppa dei Gladiatori, con orzo speziato, fave, porro, fieno greco, tonno scottato al timo e pane pompeiano al garum, che somiglia alla nostra colatura di alici. Si passa poi al secondo (mensa secunda) costituito dal salmone marinato con spezie orientali, salsa Teriyabi con Mirin, crema di ortica e zucchine all’Apicio. Si chiude con i “crustula”: mousse di ricotta di pecora dolcificata con miele e carruba su biscotto di frumento e marmellata di fichi. Caupona è il primo ristorante archeo-esperienziale, dove mangiare diventa un’immersione negli usi e nei costumi della Pompei antica. Cibi e bevande, ispirati alle ricette di autori del passato come Apicio, Columella e Trimalcione, sono serviti in piatti e coppe di terracotta da personale in abiti d’epoca, fra di loro anche un avvocato che, appesa la toga, veste il costume. Tutto  è stato studiato per riprodurre in tutto e per tutto le caratteristiche di una locanda e di una casa di epoca romana. L’accogliente giardino si rifà a quello di una domus, con una fontana zampillante circondata da cipressi, viti, rosmarino, aranci e limoni; sulle pareti campeggiano prezziari (in assi e sesterzi), graffiti e scritte elettorali che ricalcano quelle di una tipica osteria pompeiana. L’interno riprende il Termopolio di Vetuzio Placido e la bellissima domus di Marco Lucrezio Frontone. Tutti i dipinti murali e gli affreschi sono stati riprodotti a mano, come usavano fare anche i “copisti” dell’antica Pompei. La realizzazione del progetto – partito nell’aprile 2016 – ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro. Il ristorante sorge a Pompei, in via Masseria Curato, in una costruzione ad un solo livello, ristrutturando un casale rurale, che riproduce fedelmente, all’interno e all’esterno, un edificio della Pompei antica. Per rendere più realistico il luogo, lo scorso venerdì 29 il Caupona ha ospitato l’APS Pro Loco Spartacus di S. Maria Capua Vetere (CE),  che ha rappresentato l’evento: “Il lanista: la scuola dei gladiatori di L.Batiato & Spartacus”. Uno spettacolo basato sulla rievocazione storica della scuola dei gladiatori dell’Antica Capua. L’associazione si prefigge l’obiettivo di diffondere la vera storia di Spartaco dell’epoca Repubblicana e tutto quello che concerne l’Anfiteatro di Capua Antica, dell’epoca Imperiale; secondo per dimensioni solo al Colosseo e al quale probabilmente servì come modello. Il 9 Agosto ritornano i gladiatori in collaborazione con il Comune e il Ministero della Cultura, presso l’Anfiteatro Campano si terrà la

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Tutto pronto per la XXII edizione della Festa della Pasta di Gragnano

Dal 9 all’11 settembre la Regina della tavola  torna dopo due anni a far festa nella città della pasta e sua capitale: Gragnano Nella seconda metà del XIII secolo,  per aumentare la produzione di farina, fu data la concessione di costruzione di alcuni mulini, in una valle nei pressi del piccolo borgo di Gragnano, dominato dall’omonimo castello, lungo una mulattiera che congiungeva Castellammare di Stabia con Amalfi: tali mulini sfruttavano le acque del torrente Vernotico. Oltre alla presenza di acqua, che assicurava il funzionamento degli impianti anche quando quelli presenti nella Valle dei Mulini di Amalfi erano impraticabili per siccità, la vicinanza con il porto di Castellammare di Stabia fece la fortuna dei mulini per agevolare l’esportazione. Con il passare degli anni la Valle dei Mulini e la sua attività divennero la principale fonte di sostentamento per sfamare la città di Napoli ed i borghi. Nato nel 2003 dall’unione delle storiche aziende produttrici di pasta di Gragnano, il Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP è oggi il custode della lunga tradizione che ha fatto conoscere in tutto il mondo la “Città della Pasta”. Proprio  grazie al Consorzio, nel 2013 la Pasta di Gragnano ha ottenuto il marchio IgP di Indicazione Geografica Protetta, particolarmente significativo perché costituisce il primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Italia e in Europa. La pasta, Regina delle tavole degli italiani, torna dopo due anni, dal 9 all’11 settembre, a far festa nella sua capitale: Gragnano. Giunta alla sua 22esima edizione la Festa della Pasta di Gragnano animerà strade, piazze, cortili e palazzi storici della cittadina campana con un calendario fitto di eventi a tema enogastronomico e culturale. Torna, dopo la forzata sospensione, la tradizionale Festa della Pasta organizzata dal Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IgP e dal Comune di Gragnano, con un claim che riassume il ricco programma dei tre giorni: “storia, arte e cultura” e, naturalmente, grandi sapori. La cittadina campana celebra il 9,10 e 11 settembre 2022 il suo prodotto più famoso e racconta al mondo la tradizione pastaia unica che detiene e che dà vita a un unicum, che solo qui si realizza e che vanta secoli di storia. Una festa diffusa, un “fuorisalone della pasta”, che avrà come fulcro la centralissima via Roma. Lungo l’arteria cittadina sarà un susseguirsi di spazi e momenti volti a mettere in luce le diverse anime della pasta, l’unica a vantare il marchio IgP: dalla cucina alla storia, dalla cultura all’arte, passando per il turismo. In programma una fitta tre giorni di workshop, convegni, incontri culturali e, ovviamente, show cooking animati da chef del territorio, di cui molti stellati, che daranno vita a ricette della tradizione e piatti di avanguardia. Altro punto focale della manifestazione sarà la Valle dei Mulini: in questo luogo storico carico di fascino, dove risiede la memoria ancestrale della Gragnano di una volta, si potrà passeggiare facendo tappa negli antichi mulini che anticamente, rifornivano di farina i pastifici cittadini. Come ogni festa, infine, non poteva mancare un ospite speciale: durante  la cerimonia di apertura verrà consegnato il premio “Gragnano, città della Pasta” a un personaggio che rispecchia i valori edificanti in cui si riconoscono i pastifici e che esprimono l’identità di Gragnano. Harry di Prisco

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Acerra, “Aspettando…Il Mio San Marzano” un progetto della Solania

Lunedì 18 si celebra il frutto “d’ Oro” il primo pomodoro San Marzano D.O.P. certificato in Blockchain Il bambino nei primi due anni di vita attraversa nella sua fase di crescita un periodo  in cui «tutto è mio!» caratterizzata da un forte senso di possesso verso le cose, frutto di un processo di maturazione cognitiva e di costruzione della personalità, impegnato nel costruire una propria esperienza della realtà,  dunque l’essere concentrato su sé stesso è inevitabile, positivo e funzionale alla sua crescita. Allo stesso modo è funzionale alla crescita delle aziende che utilizzano il pomodoro nelle loro attività avere un prodotto che si identifica con la loro filosofia di qualità. A questa esigenza viene incontro la Solania Srl, azienda leader nel settore della coltivazione e trasformazione del pomodoro San Marzano, il cui Amministratore unico è il Dr. Giuseppe Napoletano, grazie al quale pizzaioli e ristoratori possono scegliere il lotto di coltivazione e di produzione  e personalizzare poi l’etichetta della latta di pomodoro San Marzano con il proprio logo, con la propria immagine o con qualsiasi altro segno distintivo. Il progetto risponde alle esigenze della comunità di pizzaioli e ristoratori che vogliono identificarsi in un prodotto e avere garanzia circa il controllo dell’intera filiera dalla semina alla coltivazione, dalla trasformazione alla distribuzione. L’evento, riservato agli operatori del settore enogastronomico ed agroalimentare e agli addetti ai lavori, si terrà Lunedì 18 Luglio  alle ore 18.30, presso la Cooperativa San Gabriele di Raffaele Nuzzo in via Provinciale Ponte dei Cani, 37 ad Acerra. Si rinnova così l’appuntamento annuale de “Aspettando…Il Mio San Marzano“, la festa contadina che celebra il pomodoro San Marzano nella sua fase di raccolta, organizzato da La Buona Tavola Magazine diretto dal giornalista Renato Rocco e promosso da Solania Srl e Cooperativa San Gabriele, con la collaborazione di Perrella Srl, suo distributore in Campania e Molise e la partecipazione straordinaria dei curatori della 50 Top Pizza: Luciano Pignataro, Barbara Guerra e Albert Sapere. Pizze e piatti semplici della tradizione saranno le parole chiave dell’evento. Il percorso degustativo prevede: Fresella di Giuseppe Petrella realizzata con grani autoctoni di Acerra e pomodoro San Marzano all’insalata, i primi dello Chef Giuseppe Daddio della scuola Dolce&Salato, dello Chef Marco Iavazzo, dello Chef Pasquale Cerchia del Ristorante Pizzeria Masaniello a Maiori, il San Marzano è…Vesuvio, ovvero, Vulcano di Bufala con centrifugato di basilico a freddo, Provolone del Monaco, colatura di San Marzano Solania e Parmigiano Reggiano di Vincenzo Toppi di Amor Mio a Brusciano, il baccalà di Luigi Esposito di Baccalaiuò ad Acerra, il cuzzutiello con carne al ragù di Antonio Giannattasio di Essenza del Gusto e la Torta realizzata dal Maestro Aniello Di Caprio. Mentre la degustazione delle pizze a base di San Marzano fresco ruoterà attorno a tre forni. Il primo sarà guidato dai maestri pizzaioli Francesco Martucci, patron della pizzeria I Masanielli di Caserta, e Diego Vitagliano titolare della Pizzeria 10 Diego Vitagliano, entrambi in qualità di brand ambassadors di Solania e dagli ambasciatori della qualità Solania quali Orazio Chiapparino per la Puglia, Giovanni Senese per la Liguria e Luca Piscopo. Il secondo sarà dedicato all’Associazione AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana con il Presidente Antonio Pace e i suoi maestri pizzaioli ed il terzo gestito dall’Accademia PizzaDoc presieduta da Antonio Giaccoli che avrà come protagonisti maestri pizzaioli tra i quali:  Raffaele Bonetta, Vincenzo Fotia e il team Calabria, Carlo Fiamma, Antonio Fiorillo, Armando Scalella, Alessandro Della Monica, Fabio Di Giovanni e Luca Mendozza, classe ’76, vincitore della 19° edizione del Campionato Mondiale del Pizzaiolo nella categoria “Pizza in Teglia”, tenutosi durante  il “Pizza Village 2022”. L’evento sarà dunque l’occasione gradita agli operatori del settore per scegliere il proprio lotto di coltivazione, mentre ci si dà appuntamento per ottobre per la scelta del lotto di produzione con l’evento “Il Mio San Marzano”. Si tratta di un progetto ambizioso, fortemente voluto dall’amministratore unico di Solania Srl Giuseppe Napoletano. Il programma risponde alle esigenze della comunità di pizzaioli e ristoratori che vogliono identificarsi in un prodotto e avere garanzia circa il controllo dell’intera filiera dalla semina alla coltivazione, dalla trasformazione alla distribuzione, quest’anno reso ancora più semplice grazie alla certificazione in Blockchain realizzata da Authentico che completa il percorso di trasparenza e sicurezza. Giuseppe Napoletano, ha affermato: «La certificazione in Blockchain con Authentico completa quel percorso di trasparenza iniziato nel 2017 con il Progetto “Il Mio San Marzano” e portato avanti ogni anno con l’evento di fine luglio “Aspettando il mio San Marzano” in cui, i nostri clienti, possono incontrare i nostri agricoltori nei primi giorni di raccolta del San Marzano e dell’evento del “Mio San Marzano” ad ottobre, in cui si celebra il termine della trasformazione e perciò il giorno in cui i nostri pizzaioli e ristoratori possono venire in fabbrica per scegliere il loro lotto di produzione». Harry di Prisco

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Pronto a decollare il “Bufala Fest – non solo mozzarella”

Dal 9 al 17 luglio il Lungomare Caracciolo di Napoli  ospiterà il Bufala Village Nel Giardino delle Idee cresceranno nuove idee e progetti pratici per la filiera bufalina all’insegna della sostenibilità La VI edizione del “Bufala Fest” è pronta ad accogliere i visitatori nei 36 stand collocati di fronte al Golfo di Napoli. Tanti gli eventi in programma, come quelli musicali e le degustazioni guidate per far conoscere la mozzarella campana ma non solo, tutta la filiera bufalina con i suoi prodotti essenziali della nostra migliore tradizione gastronomica  legata al nostro territorio. Una  campagna di comunicazione sarà rivolta ai giovani, con l’obiettivo di promuovere un’idea di  sviluppo sostenibile, in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le generazioni future. Il tema di quest’anno è la “Sostenibilità” un concetto che deve essere perseguito attraverso un percorso lungo e costante. Il consumatore ormai è in costante evoluzione, attento ai cambiamenti sociali, tecnologici, economici e alimentari. Pertanto, in questi anni di allargamento della cultura di condivisione delle responsabilità, si è diffusa una forte attenzione ai temi della sostenibilità. Saranno nove giorni all’insegna del  gusto, dell’arte e della cultura. La filiera bufalina, legata al successo nel mondo della mozzarella ma che può dare di più, con il sapore e le proprietà della sua carne. Fino al 17 luglio i visitatori potranno accedere al Bufala Village gratuitamente, così come alla visione degli spettacoli  con musica e comicità e agli show coking nell’Arena del Gusto. “Bufala Fest – non solo mozzarella” è organizzato dalla Diciassette Eventi, in collaborazione con il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP ed il patrocinio di Regione Campania e Comune di Napoli. Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli, ha dichiarato: «Bufala Fest è ormai un evento consolidato  e da anni è organizzato in collaborazione del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP. Una manifestazione capace di andare oltre gli aspetti meramente enogastronomici e di promuovere una filiera importante per l’economia della nostra regione come quella bufalina, toccando temi importanti come quelli della sostenibilità, del risparmio energetico e della transizione ecologica, configurandosi come iniziativa sì di promozione, ma con degli aspetti di conoscenza e culturali molto significativi». Antonio Rea e Francesco Sorrentino, organizzatori di Bufala Fest affermano:  «Le novità di questa edizione saranno tantissime e tutte di rilievo, a partire dal concept del villaggio, funzionale ad una fruizione completamente sostenibile. Inoltre, diversi nostri partner hanno scelto Bufala Fest, come vetrina di prestigio per presentare i loro progetti legati alla transizione green. Quest’anno abbiamo elaborato un ampio ed articolato programma di iniziative che, attraverso la valorizzazione dell’intera filiera, intende promuovere il territorio campano, esaltandone le risorse ambientali, paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche. Bufala Fest, dunque, si configura come una vera e propria azione di marketing territoriale, creativa e fantasiosa ma anche rigorosamente concreta, orientata verso un target di operatori e di fruitori in costante crescita». Le competizioni tra chef, pizzaioli e pasticceri si terranno nell’Arena del Gusto, dove verranno proposte ricette esclusive a base di prodotti della filiera bufalina, nonché gli show cooking di importanti Chef che interagiranno con il pubblico presente all’evento. Inoltre la partnership con la Scuola di Cucina “Dolce & Salato” che, sotto la guida esperta di due autorevoli Chef come Giuseppe Daddio e Aniello di Caprio, rispettivamente di cucina e pasticceria, coordinerà tutte le attività di degustazione del Bufala Village. Tutte le sere  i visitatori potranno assistere a spettacoli gratuiti, scelti dal  direttore artistico Francesco Sorrentino con un programma ricco di sonorità e comicità in grado di soddisfare i gusti più diversi. Ecco il programma: Radio Marte Show (sabato, 9 luglio); Riccardo Fogli, Michele Selillo e Rita Ciccarelli (domenica, 10 luglio); Monica Sarnelli e Simone Schettino (lunedì, 11 luglio); Tony Tammaro e i Ditelo Voi (martedì, 12 luglio);  Dolcenera (mercoledì, 13 luglio); Fabio Concato (giovedì, 14 luglio); Enzo Gragnaniello (venerdì, 15 luglio);  Nto’, Francesco Da Vinci, Moderup, Yoseba, Joka e Bles (sabato, 16 luglio); Francesco Cicchella (domenica, 17 luglio). Anche la cultura avrà nella kermesse il suo spazio, grazie alla partnership con l’Associazione  culturale “Il Giardino delle Idee”, che  promuoverà e valorizzerà l’intera filiera bufalina, coinvolgendo giornalisti, esperti ed operatori del settore. Una serie di talk tematici, coordinati dal Marketing Manager Vincenzo La Croce, organizzati per contribuire alla sensibilizzazione sulle potenzialità della filiera bufalina  che potrebbe far ulteriormente crescere l’indotto economico, con ricadute importanti sul territorio. Anche quest’anno ci sarà un connubio con l’arte, grazie alla collaborazione con “Fonderia Nolana – Del Giudice”. Infatti, il Maestro Dario Caruso, scultore di prestigio internazionale, che, tra le tante opere, ha realizzato la statua di Diego Armando Maradona,  ha creato in esclusiva per Bufala Fest, un’opera che richiama i valori della sostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente. «Occorre valorizzare, un territorio, come la Campania, che rappresenta un valore inestimabile per l’economia, l’agricoltura, l’ambiente, la salute e la qualità della vita – così Rosario Lopa portavoce della Consulta Nazionale dell’Agricoltura – in questo quadro l’evento Bufala Fest rappresenta sicuramente un momento di confronto, conoscenza e promozione della filiera bufalina come attrattore, non solo economico ma anche sociale e turistico. Un plauso a Rea, Sorrentino e La Croce per crederci organizzando un evento in un momento di sostanziale crisi economica sanitaria e dei venti di guerra ad est». Per lo Chef Giuseppe Daddio «L’organizzazione del Bufala Fest ha richiesto un anno di intenso lavoro per onorare la mozzarella che è la Regina della manifestazione e che servirà  da volano al turismo del territorio». Nel “Giardino delle Idee” ci auguriamo verranno coltivati progetti pratici per parlare di disegni futuri e visioni. È possibile acquistare i ticket online per evitare file su www.bufalafest.com  e ricevere un bellissimo gadget dell’evento Harry di Prisco

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Luca Mendozza è il vincitore del Campionato Mondiale del Pizzaiolo per la pizza in teglia al Pizza Village di Napoli

La Pizza è ricca di segreti come ogni buona regina. Regina della Tavola e sintesi della Dieta Mediterranea Il Pizza Village ha raggiunto in soli dieci anni traguardi di rilievo promuovendo l’immagine del nostro territorio e le sue eccellenze in tutto il mondo. Mai come in questi giorni la pizza e i maestri pizzaioli italiani e non solo, sono stati sulle prime pagine dei giornali in questo torrido giugno per le pungenti dichiarazioni dell’imprenditore  Flavio Briatore, secondo cui “la pizza non è napoletana, è un prodotto mondiale e gli altri la fanno meglio”. Questa dichiarazione è stata pronunciata a seguito agli attacchi ricevuti nei confronti della sua catena internazionale di pizzerie Crazy Pizza, per i prezzi ritenuti eccessivamente alti. Tralasciando le sterili polemiche, Rosario Lopa, Portavoce della Consulta Nazionale per l’Agricoltura e Turismo, a conclusione dei due gironi del Campionato Mondiale del Pizzaiuolo 19° Trofeo Caputo così si è espresso: «Questa kermesse, rappresenta un momento di confronto e promozione non solo del prodotto Pizza e dei tanti prodotti di qualità campani e della Provincia di Napoli in particolare, ma della capacità dei Pizzaiuoli Napoletani, di valorizzarsi e mettere a profitto didattico tutta la loro maestria e capacità nella scelta del metodo e dei prodotti per la preparazione». É Luca Mendozza, classe ’76, pizzaiolo di origini napoletane, ma novarese di adozione, il vincitore della 19° edizione del Campionato Mondiale del Pizzaiolo nella categoria “Pizza in Teglia”, tenutosi durante l’evento “Pizza Village” sul lungomare di Napoli, aggiudicandosi il Trofeo Caputo. La competizione si è avvalsa dell’organizzazione dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, presieduta da Sergio Miccù e dei giurati che hanno valutato le creazioni dei pizzaioli tenendo conto degli aspetti visivi, gustativi, e creativi. Il pizzaiolo napoletano, da tempo presente sul territorio novarese, è titolare della pizzeria “Alchemiae Pizza&Bistrot” in via Pietro Micca nel centro di Novara, dove propone ai suoi clienti pizza napoletana contemporanea, caratterizzata da un cornicione pronunciato e alveolato e legata a ingredienti e sapori partenopei. Luca Mendozza tiene corsi di formazione in qualità di istruttore dell’Accademia Nazionale Pizza DOC. La pizza in teglia vincitrice della competizione è caratterizzata da un impasto con prefermento biga, blend di farine tipo 1 e semola rimacinata con idratazione 85% e da una farcitura con prosciutto crudo di Parma, bocconcini di bufala, pomodorini datterini gialli e rossi, pesto di rucola home made, basilico e olio Evo e la si può degustare nel suo secondo locale, “Alchemiae Lounge Bar”, in Piazza Puccini, sempre nel centro storico di Novara.  «É stato bellissimo poter partecipare ad un evento così importante nella mia città natale» – ha affermato Luca Mendozza – «ripartire tutti insieme in un evento internazionale e rivedere colleghi ed amici, confrontarsi e misurarsi con loro è stato divertente ed istruttivo. Questo mi da la carica per continuare a mettermi in gioco e migliorare sotto ogni aspetto il mio lavoro». Si deve dare atto all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, di organizzare questo importante momento. Un plauso alla famiglia Caputo per crederci sempre e di portare avanti tutte quelle dinamiche per il riconoscimento della Filiera Pizza Napoletana. Harry di Prisco

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Le stelle della bontà risplendono sotto un cielo diverso

A Villa Alma Plena lunedì 27 torna “Cenando sotto un Cielo Diverso” per donare a chi è meno fortunato 12 chef stellati, 150 tra cuochi, pizzaioli, panificatori, pasticcieri, produttori, e artisti uniti nella gara di solidarietà Noi tutti dobbiamo incrementare i gesti di solidarietà per consentire ai meno fortunati di resistere a questa crisi economica che sembra non abbia mai fine  per  preparare le basi per un nuovo inizio. Questo particolare momento che stiamo vivendo sta purtroppo provocando un impoverimento della popolazione in particolare di coloro che già vivevano in situazioni di bisogno continuano ad essere in difficoltà e a loro si sono aggiunti i nuovi poveri, ovvero coloro che hanno perso il lavoro, oppure che hanno dovuto chiudere le loro attività commerciali. Sarà la location Villa Alma Plena di Casagiove (località Mazzocca)  ad ospitare la quattordicesima edizione dell’evento di beneficenza “Cenando Sotto un Cielo Diverso”,  in una cornice di lunghi filari di ulivi, vigneti rigogliosi e agrumeti profumati, la villa dell’800 è appartenuta al marchese Letizia il cui figlio era generale presso la corte di Francesco.  L’associazione “Tra Cielo e Mare”, presieduta da Alfonsina Longobardi fondata dalla stessa nel marzo 2013, ha coinvolto 12 chef stellati (Roberto Di Pinto, Domenico Iavarone, Giuseppe Aversa, Francesco Sodano, Luigi Salomone, Alfonso Crescenzo, Cristoforo Trapani, Michele Deleo, Raffaele Vitale, Carlo Spina, Luciano Villani, Ciro Sicignano), coadiuvati da aiutanti “speciali”, e 150 tra chef, pizzaioli, panificatori, pasticcieri e produttori che allestiranno altrettante postazioni per show cooking presso gli spazi all’aperto di una delle più belle location del casertano. Ai fornelli ci saranno il “padrone di casa” Salvatore Spuzzo, ovvero lo chef resident di Villa Alma Plena. L’Associazione “Tra Cielo e Mare” ha rinnovato il proprio impegno a favore dei diversamente abili del centro Don Orione di Ercolano e dei piccoli pazienti del reparto di nefrologia dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Il tema di questa edizione è “L’Unicità della Diversabilità: ripartire dal valore dell’autenticità delle persone”. Negli anni l’organizzazione dell’evento ha raccolto fondi per diversi obiettivi legati ad altrettante diverse associazioni, che ora fanno parte di una vera e propria rete composta da: Neapolisanit, Mi coloro di blu, Grifone, Associazione Disabili Gragnano, Associazione Sordi Campani Onlus. Gli ospiti saranno accolti dagli studenti dell’ISIS “Sereni Afragola – Cardito” coordinati dalla dirigente Daniela Costanzo. I  piatti sono stati studiati in base alla Dieta Mediterranea con un  ingrediente in più: la gioia di donare a chi è meno fortunato di noi. Ad accompagnare la cena “en plein air” i vini di prestigiose aziende campane serviti dai sommelier dell’AIS Caserta coordinati da Pietro Iadicicco, i sigari del Club Amici del Toscano, cocktail, amari e liquori. Durante l’evento si esibiranno famosi artisti del panorama musicale, teatrale e televisivo italiano, introdotti dalla presentatrice Ida Piccolo, fra cui: Maria Bolignano , Francesco Albanese, Anna Capasso, Enzo Fischetti , Monica Sarnelli, Michele Selillo, Massimiliano Cimino, Ciro Torlo, Giuseppe Moscarella, Stefano De Clemente, Marianna Bonavolontà. “Cenando sotto un Cielo diverso” è un evento consolidato con una triplice finalità: beneficenza, valorizzazione del territorio e corretta comunicazione dei suoi prodotti. La kermesse coinvolge  cuochi, pizzaioli, pasticceri, produttori del territorio campano e non, aziende, personaggi del mondo dello spettacolo e migliaia di persone che intervengono all’iniziativa per far del bene e mangiare bene. Il progetto è stato ideato da Alfonsina Longobardi – psicologa, sommelier ed esperta di food & beverage – che da tre edizioni è fortemente supportata nell’organizzazione dallo chef resident di Villa Alma Plena, Salvatore Spuzzo. Gli scopi dell’associazione  Tra Cielo e Mare  sono:il sostegno delle persone con disagi psichici e di altra natura;  avvicinare le persone cosiddette “normali” a persone che purtroppo vivono situazioni di disagio, abbattendo la barriera della “paura” che è causa dell’incomunicabilità; la valorizzazione del territorio campano, sia delle sue bellezze che del suo potenziale umano. Tre le mission specifiche di questa edizione dell’evento: raccogliere denaro per organizzare lezioni di cucina per diversamente abili e preparare poi una cena di Natale presso il centro Don Orione di Ercolano;  il prosieguo della raccolta fondi per la costituzione di un laboratorio ludico didattico per persone affette da sindromi schizofreniche, e l’acquisto di giocattoli per i bambini ricoverati nel reparto di nefrologia dell’ospedale Santobono Pausilypon. Harry di Prisco

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Il must dell’estate 2022: la brioche pandoro di Zio Rocco col gelato soft alla crema di bufala

Siccità e temperature più alte rispetto alla media degli ultimi anni saranno le caratteristiche dell’estate del 2022. I modelli stagionali descrivono condizioni meteo termicamente sopra media in tutta Europa. Il modello europeo registra temperature comprese tra 1 e 2°C sull’Europa centro meridionale. Mai come nell’ultimo anno, prima il lockdown con le restrizioni per la pandemia, poi il meteo che definire impazzito sembra più che appropriato. La nostra serenità è basata su qualche ora di svago all’aperto, pertanto il meteo diventa indispensabile per programmare le vacanze, le ferie, le gite fuori porta. Per consolarci di tanta incertezza ci viene incontro lo Zio di tutti, “Zio Rocco”, al secolo il pastry chef Rocco Cannavino che ha lanciato attraverso una simpatica campagna marketing il nuovo prodotto disponibile nei weekend dell’Estate 2022 esclusivamente nei Lab Store di Napoli e Pomigliano d’Arco. Lo Zio è sparito per una settimana dai suoi Lab Store, i suoi social sono stati hackerati da una “Resistenza” che si ribellava ai fuori menù disponibili solo per un mese, apparendo in un video preso in ostaggio e legato. Un modo unico e originale, quello del pastry chef Rocco Cannavino, in arte Zio Rocco, per annunciare la nascita di un nuovo prodotto: la brioche pandoro con gelato soft alla crema di latte di bufala. Così il suo morbidissimo lievitato incontra per la prima volta il freddo, servito con crema al pistacchio e pistacchi tostati e salati in superficie. Il prodotto, accompagnato anche da un cucchiaino, può essere gustato solo ed esclusivamente presso gli store (a Napoli in vico Polveriera e a Pomigliano d’Arco in via Roma), quindi non presente sulle piattaforme di delivery, e sarà disponibile tutti i sabato e domenica per tutta l’estate 2022. La dichiarazione Zio Rocco ha così presentato il nuovo nato: «Il cambiamento non doveva essere un nuovo fuori menù e nemmeno un nuovo prodotto fisso, volevo che il cambiamento fosse un’esperienza mai vissuta nei Labstore, senza essere troppo elaborata ma di grande spessore e sicuramente più duratura e soprattutto che potesse essere disponibile contemporaneamente ai fuori menù» Harry di Prisco

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Lo Stato Brado una provocazione ben riuscita

A Gaeta sulle orme di Cicerone alla ricerca dei piaceri della carne e dei sapori dimenticati dove l’essenza del piacere è rivelata ! La mission creare piatti gustosi nel rispetto di cicli naturali e della tradizione “Nemo propheta in patria”  ad indicare la difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari, ritenendo che sia più facile far valere le proprie capacità e qualità lontano dalla propria terra. Per Alessandro Camelio questa massima non è applicabile, Mastro Frollatore italiano è il titolare del ristorante  Stato Brado di Gaeta in via Faustina. Alessandro si è deciso al grande passo dopo varie esperienze lontano da casa, per apprendere le tecniche di taglio della carne ma soprattutto la frollatura, imparando a gestire frollature in celle frigorifere sempre più lunghe, di almeno 90 giorni,  attraverso la misura del PH delle carni per acquisire morbidezza e sviluppare sapori e profumi. Si tratta di un processo naturale che avviene spontaneamente nei muscoli degli animali appena abbattuti. È come una sorta di maturazione delle carni che diventano via via più morbide e tenere. I tempi e i modi in cui questo processo avviene non sono uguali per tutti gli animali, ma variano a seconda della specie. «Ho scelto Gaeta, perché è la mia terra e perché l’idea di aprire un ristorante specializzato nella carne in un posto di mare è un contrasto che mi ha sempre affascinato» ha dichiarato Alessandro. «Ho trovato il locale storico che meglio rappresentava l’idea di Stato Brado – continua Camelio –  perché alla fine la sua essenza è indissolubilmente legata alle nostre radici, alla nostra storia e alla nostra cultura. Il tutto si deve riassumere in pochi elementi ma di qualità eccezionale: le cose semplici poi vengono elaborate dal nostro chef Maurizio Liccardi in maniera eccelsa ma il segreto che ci rende diversi è la materia prima così com’è, nella maniera più naturale possibile». Una provocazione quella di dedicare alla carne il locale che è il tempio dei sapori antichi in una città che è sempre stata molto legata al mare, dove sulla spiaggia di Vindicio Cicerone aveva una lussuosa villa in cui amava trascorrere gran parte del suo tempo, nelle vicinanze vi è il suo Mausoleo, chiamato anche Tomba di Cicerone, che risale all’età augustea. Il locale è situato nella Gaeta medievale incastonato in un edificio che trasuda storia e cultura dove vissero i sovrani Borbone trascorrendo i loro ultimi giorni come Re di Napoli. Il tempo, la stagionatura e la maturazione sono gli ingredienti segreti che “Stato Brado” usa per creare piatti gustosi nel rispetto di cicli naturali e della tradizione, in poche parole:  la  ricerca  dell’essenziale ossia  di  una  cucina  a  base  di  ingredienti  incontaminati. Le carni provengono da allevamenti controllati e certificati, dove i capi  vengono  nutriti  come si faceva una volta nel rispetto del loro benessere, delle loro abitudini e con metodi etici, poiché il benessere del bestiame si riflette nella qualità di quello che poi mangiamo. Il nostro Mastro Frollatore è solito girare l’Italia in cerca di piccoli allevatori che abbiano allevamenti estensivi che garantisce all’animale una vita quanto più possibile simile allo stato brado. Vengono portati al pascolo, quindi hanno più libertà di movimento, il che nella maggior parte dei casi corrisponde a caratteristiche qualitative della carne potenzialmente migliori e ad una presenza maggiore di grassi insaturi buoni. Gli allevamenti industriali sono invece quelli intensivi in cui gli animali vivono e crescono confinati in spazi ristretti causando un alto impatto ambientale oltre alla sofferenza dell’animale. Lo scopo  e quello di  unire etica e dietetica e divulgare la cultura della carne frollata. Anche la cottura della carne rispecchia tecniche antiche come la  tradizionale  brace  a  carbone  vegetale,  oppure la  “vaso cottura”,  un  antichissimo  metodo  di  cottura,  dove   giare di terracotta venivano collocate in buche nel terreno,  inserendo brace rovente e poi gli alimenti con gli odori, sigillando l’apertura, ora si usano i  vasi “moderni”. Nel  2022 è nata Stato Brothers,  una   Community  per diffondere la cultura del benessere in ogni famiglia e per diffondere i valori della sana e rispettosa alimentazione. La tessera Stato Brothers viene emessa gratuitamente ai clienti  che avranno in seguito inviti agli eventi esclusivi di degustazioni gratuite ad ogni cambio di menù. Braccio destro di Alessandro Camelio, oltre lo chef Maurizio Liccardi,  sono il sommelier Danilo Di Nitto e il maître Cristian Romano, a loro si deve la presentazione accurata dei piatti serviti. Questo un esempio di un pranzo allo Stato Brado. Si inizia con tartare a cucchiaio di manzetta prussiana 90 giorni di frollatura con battuto di Shiso, olio EVO e chips di pera accompagnato da un bicchierino di succo di mela. Il tagliere è composto da degustazioni  su mattonella con: pancetta di Mangalica, lardo speziato su crostino, coppiette di maialino nero, bresaola stagionata 600 giorni e prosciutto di Mangalica 24 mesi. Il primo è uno spaghettone del Senatore Cappelli con battuto di maialino nero casertano, finocchietto selvatico e crema di pecorino e melanzane lunghe di Sicilia decorato con un fiore di buccia di melanzana,  accompagnato dal vino “Primo”, un bianco Frascati superiore riserva 2020. Il secondo piatto è composto da:  nodino di bufalotto del basso Lazio dal sapore deciso e fuori dal coro, ottimo per le diete alimentari, Diaframma di Manzetta Prussiana (non una razza ma una selezione dei migliori capi con una particolare morbidezza) 60 giorni di frollatura e degustazione di Manzetta Prussiana 120 giorni di frollatura, taglio costata, scaloppata al piatto con cottura alla brace con un contorno di scarole e olive di Gaeta e sale Maldon, un sale marino che prende il nome dalla città inglese ed è apprezzato soprattutto per il suo sapore pulito e fresco e per i grandi fiocchi croccanti, su piatto di ghisa per conservare la temperatura ottimale. Brasato di Fassona Piemontese 90 giorni di frollatura cotto a bassa temperatura in ricetta originale marinato con nebbiolo e barolo. Per abbinare ai piatti di carne viene servito un Cirò rosso annata 2018. Per finire Tiramisù con fuscella di bufala, biscotto morbido e

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