Il cibo nel tempo

Il cibo nel tempo, nel Medioevo

Krapfen farciti con formaggio, uova e lardo (1350)

Das buoch von guter spiese (Il libro della buona vivanda) del1350 di Michael de Leone è la più antica raccolta di ricette tedesche  di proprietà della Biblioteca Universitaria di Monaco di Baviera sotto forma di un manoscritto in  pergamena  Ein gut gebackenz (una buona pasticceria) Grattugiare il formaggio. Mescolalo con uova e piccoli pezzi di pancetta grassa bolliti. Prepara un impasto fine (possibilmente appena fatto in contrapposizione al lievito madre) e riempilo con il formaggio e le uova. E fai delle torte piccole e cuocile nel burro o nel grasso, vicino al momento (devono essere servite), e distribuiscile calde Ingredienti per 4 personeper la pasta300gr farina bianca-6 tuorli- sale- 70 gr di burro-1/2 bicchiere di panna-1/2 bicchiere di vino bianco secco-1 albumeper il ripieno100 gr formaggio grattugiato (parmigiano o emmenthal) 125 gr pancetta- 1 uovo- pepe Descrizione:con gli ingredienti per la pasta preparare un impasto consistente e stenderlo Spennellarlo con l’albume e tagliarlo in quadrati di circa 10cmm. Per il ripieno: tagliare la pancetta a dadini piccoli. unire l’uovo e il formaggio grattugiato, insaporire con il pepe e disporre la farcia al centro di ogni quadratino di pasta. Ripiegare i quadrati in modo da formare dei triangoli e friggerli in padella con burro o strutto caldissimi

Il cibo nel tempo, nel Rinascimento

Torta di farro (B.Scappi)

Bartolomeo Scappi, il cuoco dei Papi allestitore di banchetti sontuosi ed autore di un famoso trattato sulla gastronomia del XVI secolo, l’Opera, che può essere ricostruita in maniera approssimativa sulla base di pochi elementi sicuri, che si ricavano da riferimenti cronologici contenuti nel testo del suo trattato. l’Opera è un lavoro letterario imponente, che si divide in ben sei volumi, con temi ed argomenti diversificati. Nel volume troviamo molte soluzioni tecniche della ristorazione e quindi insegnamenti di cucina, elencazioni di piatti, tecniche esclusive relative alla conservazione degli alimenti, dettagli per allestire banchetti e poi i primi cenni di cucina per persone ammalate e inferme [nozioni basilari di cucina dietetica] ed inoltre dotti elementi d’igiene. Parlano di lui le sue ricette, i sontuosi piatti cucinati per grandi personaggi durante strabilianti banchetti allestiti nei palazzi e nelle corti alle quali fu chiamato come cuoco. Torta di farroFar cuocere il farro in brodo grasso per poi estrarlo e farlo asciugare; prendere del cacio fresco e vecchio, aggiungere spezie, uova e un po’ di zafferano e mescolare bene li tutto solo con la crosta di sotto mettere a cuocere in forno

Il cibo nel tempo, nel Rinascimento

Torta alla panna (La Varenne)

Le Cuisinier François di François Pierre detto La Varenne, pubblicato a Parigi nel 1651, è universalmente riconosciuto come il testo che ha dato il via alla gastronomia moderna. Il testo rivoluzionario  per l’epoca della sua stesura  si proponeva d’insegnare “la maniera di preparare e condire ben bene ogni tipo di carni grasse e magre, verdure, pasticceria e altre pietanze, che si servono (imperfetto) sulla tavola dei grandi e dei singoli individui”.Il libro aprì la strada ad un nuovo modo di intendere la cucina L’insegnamento di La Varenne rappresento’ una  svolta, infatti, oltre ad una maggior attenzione per gli ingredienti e i metodi di preparazione, offrì va una visione del tutto inedita della gastronomia, diventata arte “del ben mangiare”. Torta alla panna per 4 persone 300 gr di zucchero, 5 uova, 5 cucchiai di acqua, 250 farina, 1 pizzico di sale, 7 gr di lievito in polvere Per il ripieno: 5 dl di panna, 4 tuorli, 50 gr di marzapane, 20 gr di zucchero al velo e 20 gr cacao in polvere Sbattere i tuorli con lo zucchero e l’acqua fino a ottener un composto spumoso. Mescolare la farina con il sale e il lievito; aggiungere la crema di tuorli, e infine incorporare delicatamente gli albumi montati a neve. Versare il composto in una teglia imburrata e infarinata, e cuocere in forno a 160 gradi per 50 minuti circa. Far bollire la panna per 5 minuti, sbattere i tuorli e sbriciolare il marzapane. Prendere 4 cucchiai di panna, farli raffreddare e mescolarli ai tuorli sbattuti e al marzapane . versarli nella panna bollente e mantenere la bollitura per altri 10 minuti senza smettere di mescolare. Lasciar raffreddare e mettere in frigorifero. Quando si sara’ raffreddata, tagliare la torta, farcirla con la panna e cuocerla nel forno per altri 10 minuti. Prima di servire, cospargere con zucchero a velo e cacao in polvere

Il cibo nel tempo, nell'Antica Roma

Arrosto al sale e miele

Marco Gavio Apicio è stato un gastronomo dell’antica Roma, vissuto fra il I secolo ed il II secolo d.C.ai tempi di TiberioDescritto come amante dello sfarzo e del lusso, egli costituisce ad oggi la principale fonte sulla cucina romana. È una ricetta in cui emerge chiaramente il gusto antico di mescolare dolce e salato Una ricetta a prima vista da “prendere con le molle” ma il risultato è un arrosto sorprendentemente gustoso. Assaturam: assam a furno simplicem salis plurimi conspersam cum melle inferes Arrostire la carne in una pentola cilindrica aggiungendovi molto sale. Servi con miele Ingredienti: per 4 persone: 800 gr di arrosto di maiale, 250 gr di sale, 4 c di acqua, 2 c di miele Mescolare il sale con l’acqua e immergervi completamente l’arrosto che dovrà cuocere 2 ore a 200° in una pentola di creta bagnata con acqua. Togliere la crosta di sale, bagnare con miele fuso e. a pentola coperta, lascia riposare 10 minuti. tagliare e servire

Il cibo nel tempo

Aceto, l’agro di vino

La storia dell’aceto è antichissima. Citato ripetutamente dalla Bibbia (homez), se ne sono trovate tracce in un vaso dell’Egitto di circa diecimila anni, a testimonianza del fatto che gli Egizi, così come i Babilonesi e i Persiani, lo conobbero e lo impiegarono per la conservazione dei cibi. Plinio afferma invece che si tratta di una decomposizione del vino, e narra come esso sia utile, diluito con acqua, per dissetare i legionari durante le lunghe e fiaccanti marce.La bevanda detta ‘posca’ era in uso nell’antica Roma che, per via della sua economicità, era diffusa presso il popolo ed i legionari. La si ricavava miscelando acqua e aceto, ottenendo così una bevanda dissetante, leggermente acida, e dalle proprietà disinfettanti. Potevano essere aggiunte spezie e miele per migliorarne il sapore. Marco Gavio Apicio, a cui è attribuito uno dei più famosi trattati sulla cucina dell’antica Roma (De re coquinaria utilizza la posca come ingrediente di alcune sue ricette.Nel medioevo si faceva un grande uso di aceto, come eccipiente per farmaci o prodotti cosmetici, come solvente nell’industria, per preparare amalgami, estrarre colori. L’arte di preparare l’aceto si affina e compare l’Agresto, un aceto preparato a partire dall’uva ancora acerba che, con il proprio sapore fresco e acidulo, rimedia al grasso eccessivo dei condimenti. A Orléans, nel 1394, la neonata Corporazione dei fabbricanti d’aceto impone ai propri membri il più stretto segreto sui metodi della lavorazione, pena l’espulsione. Ciò contribuirà a rendere famosi gli aceti di Orléans che daranno vita a una vera e propria industria, fiorente nei secoli La vera e propria industria dell’aceto nasce nei Comuni medievali: è del 1394 la prima costituzione della ‘Corporazione dei Fabbricanti d’Aceto’, i cui membri dovevano avere una consolidata pratica, ed erano obbligati a mantenere il segreto della fabbricazione.Ciò, tuttavia, non impedì che l’aceto fosse preparato nelle famiglie, e nelle comunità religiose, partendo dalle feccie del vino, dalle vinacce, dai graspi, dai germogli della vite, e da vini alterati E’ di un certo Donizone, monaco benedettino vissuto fra l’undicesimo ed il dodicesimo secolo, la prima testimonianza scritta sul balsamico. Nella sua cronaca “Vita Mathildis”, racconta come , in occasione di una sosta a Piacenza nell’anno 1046, il re e futuro imperatore Enrico II di Franconia mandasse un suo messaggero al marchese Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, “poiché voleva di quell’aceto che gli era stato lodato e che si faceva nella rocca di Canossa” In questo racconto non è menzionata la parola “balsamico”, ma abbiamo comunque la testimonianza di quanto già allora quell’ aceto fosse considerato importante al punto di farne dono ad un imperatore che, pur venendo da così lontano, ne conosceva l’esistenza.

Il cibo nel tempo, nel Rinascimento

La diriola

Questo dolce, particolarmente gradito e apprezzato nel medioevo, era tipico dei banchetti nuziali e presenta anche particolarità curiose rispetto alla cucina moderna, come la “spruzzata” finale con acqua di rose. Sembra che la sua origine sia francese ma la ricetta di Maestro Martino la si trova nel Capitolo IV: Per Far Ogni Ragion Torte da “Libro de Arte Coquinaria” (sec. XV) ..impiela ben di farina che stia deritta cocendola in la padella tanto che sia un poco secca. Et facto questo cava fora la ditta farina, et prendirai alcuni rosci d’ova, de lo lacte, del zuccaro et de la cannella. Et facta di queste cose una compositione la mettirai in la dicta pasta facendola cocere al modo de una torta, movendola tutta et volgendola col cocchiaro. Et come tu vidi che incomincia a pigliarsi sopragiogneli un poco d’acqua rosata et volta bene collo cocchiaro. Et quando sera’ fornita di prendere sera’ cotta. Et nota che non vole cocere troppo et vole tremare como una ionchata. Sistemerai la pasta a forma di pasticcio e la riempirai bene di farina perche’ rimanga ben dritta quando la cuocerai nella padella per farla asciugare un po’. Cio’ fatto, togli la suddetta farina e prendi alcuni rossi d’uovo, latte zucchero e cannella. E fatto un composto con queste cose, lo metterai nella suddetta pasta cuocendola come una torta muovendola continuamente rimestandola col cucchiaio. E non appena vedi che comincia a rapprendersi, spuzzale un po’ di acqua di rose e rimesta col cucchiaio. E quando sara’ completamente rappresa, sara’ cotta. E bada che non deve cuocere troppo e deve tremolare come una giuncata. Pasta brise’250gr. di farina 125gr. di burro sale e acqua q.b.Ripieno 75cl.latte fresco 6 rossi d’uovo 300gr. zucchero 1 bel cucchiaio di cannella in polvere acqua di rose Preparare la pasta brise’ e conservarla 1 o 2 ore in luogo freddo. Procedimento: Stendere una sfoglia e foderare una tortiera dai bordi alti. Cuocerla senza farla colorire in forno caldo a 220° per circa 20minuti riempendola di fagioli o anche di farina come indica la ricetta originale.. Nel frattempo sbattete le uova con lo zucchero, aggiungere latte e montare con la frusta. Profumare con la cannella, versare il ripieno nella sfoglia precotta e mandare in forno caldo 220/240° per circa 1 ora sorvegliando la cottura.Se la superficie colorisce troppo proteggerla con carta d’alluminio.. Quando il ripieno si e’ rappreso, cioe’ quando trema leggermente nel muovere la diriola, il dolce e’ pronto. Toglierlo dal forno e bagnarlo con 2 o 3 cucchiai d’acqua di rose.

Il cibo nel tempo, nel Rinascimento

Vuoi cuocere pulcini di formaggio

Sabina Welserin, è l’autrice del libro di cucina tedesca, Das Kochbuch datato 1553.La Welserin era una delle figlie di un nobile di Ausburg (i Welser erano membri del patriziato mercantile) perciò il libro rappresenta la cucina dell’alta borghesia. Da notare la prevalenza nel mondo germanico dei libri di cucina scritti da donne. Grattugiate un parmigiano particolarmente buono e metteteci sopra del pane bianco grattugiato finché non diventa molto denso. Quindi aggiungere le uova batture fino a quando non diventa una bella pastella. Quindi fai delle palline rotonde della stessa dimensione di pulcini e lasciali cuocere lentamente, quindi sono pronti. Per 15 dolcetti grossi come polpettine servono:200 gr. di parmigiano, 100 gr. di pane grattugiato, 2 uova,un po’ di olio per ungere la piastra del fornoUnire il parmigiano grattugiato con il pane, aggiungere le uova e lavorare il tutto per ottenere una palla di pasta omogenea e consistente. Modellare con le mani le palline e disporle sulla piastra del forno leggermente unta. Preriscaldare il forno a 200° e disporre quindi la piastra a meta’ altezza. Il tempo di cottura e’ di 13/15 minuti.Lasciar intiepidire su una spianatoia e servire

Il cibo nel tempo, nel Medioevo

Pesce San Pietro in salsa di zafferano (1100)

Hildegard von Bingen, una delle figure femminili più straordinarie del Medioevo, non era solo badessa, compositrice e autrice di un‘opera teologica tra le più significative del suo tempo, ma si occupò anche di medicina naturale, tema oggi di grande attualità, descrivendo le proprietà curative degli alimenti. Per la salsa: 1 cucchiaio di cipolla grattugiata, 1 cucchiaio di burro, 2 punte di coltello di polvere di zafferano, 100 ml. Di vino bianco, 100 ml. Di brodo di verdure, 5 cucchiai di panna, un pizzico di buccia di limone grattugiata, sale e pepe bianco. 300 gr. di filetto di pesce San Pietro, mezzo limone, farina, 2 cucchiai di burro, sale, pepe bianco. Si prepara prima la salsa trintando la cipolla facendola rosolare adagio nel burro, aggiungere lo zafferano, il sale, il pepe e stemperare con il vino bianco. Far cuocere 2 minuti e aggiungere il brdo di verdure lasciando consumare e restringere per ridurre di circa la meta’ la salsa. Pulire il pesce, lavarlo nell’acqua fredda e una volta asciugato irrorarlo con il limone, Ricavarne filetti, condirli con sale e pepe e infarinarli. Scaldare il burro nel tegame e far rosolare il pesce a fiamma viva per 4 minuti.  Appena prima di servire aggiungere la panna e la buccia di limone grattugiata alla salsa, lasciare che si addensi ancora se necessario. Versare nei piatti un velo di salsa e adagiarvi sopra il pesce. da Ricette per il corpo e per l’anima ( G.Tomasi Editore)di Hildegard von Bingen (1098-1179)

Il cibo nel tempo, nell'Antica Roma

La giardiniera di Columella

Columella, nato da genitori romani nel 4 dC e morto intorno al 70 dC, è il più importante scrittore di agricoltura dell’epoca imperiale romanaIl suo De re rustica, in dodici volumi, ci è pervenuto completo e costituisce una fonte insostituibile di documentazione sull’agricoltura romana.Il De Re Rustica è dedicato da Columella a Publio Silvino, un agricoltore suo vicino di casa e costituisce probabilmente il trattato più moderno del pensiero di Columella, con cui noi nel XXI secolo siamo ancor oggi chiamati a fare i conti quando parliamo di fertilità, di sostenibilità dell’attività agricola o di prospettive alimentari globali.Sia Columella che Plinio nelle loro opere descrivono le piante che non dovevano mancare nell’ orto, in quanto utili per la tavola, per la farmacia di casa, per i riti domestici. Sulla tavola degli antichi comparivano i cavoli, le lattughe, la rucola, la cicoria, i cardi, il crescione, il coriandolo, il cerfoglio, l’ aneto, le carote, il sedano, l’ aglio, le cipolle, il papavero, l’agretto, la ruta, la bietola, il porro, le rape, i navoni, l’origano, la santoreggia, l’ indivia, il basilico, gli asparagi, la menta, la zucca, i cocomeri, i cetrioli, il rafano, la malva per citare quelle a noi quelle più familiari Giardiniera. Preparati l’aceto e la salamoia nel periodo dell’equinozio di primavera, bisognerà raccogliere e conservare le erbe: come cime e cavoli, capperi, steli di sedano, ruta, fiori di macerone con il loro stelo avanti che escano dalla capsula, e ancora piantine di ferula appena appena spuntate e tenerissime col loro stelo, fiori appena in boccio di pastinaca selvatica o coltivata col loro stelo, di vitalba, di asparago, di pungitopo, di tamno, di digitale, di puleggio, di nipitella, di ramolaccio, di battide col suo stelo: questo viene anche chiamato piede di nibbio; e ancora teneri steli di finocchio. Tutte queste erbe si conservano molto bene con un solo tipo di conditura, cioè con due parti di aceto e una di salamoia forte mescolate insieme ( Col. XII, 7). fonte beniculturali.it

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