Vini

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Bianchello del Metauro DOC

Nella valle del Metauro gli Etruschi si dedicavano alla viticoltura, contendendone il primato ai Piceni, che la praticavano appena più a sud. Alcuni secoli dopo, nel 207 a.C., i Cartaginesi di Asdrubale, inviati in soccorso di Annibale, sarebbero stati sconfitti dalle abbondanti libagioni di Biancame più che dai Romani.  La zona geografica delimitata per la produzione dei vini con la denominazione “Bianchello del Metauro” è in provincia di Pesaro ed è compresa tra il confine con la provincia di Ancona a sud dato dal fiume Cesano, ed il decorso del fiume Arzilla a nord. Il fiume Metauro, gli Appennini e l’Adriatico hanno da sempre caratterizzato l’area di produzione – pianeggiante, con leggere pendenze, ampia apertura verso il mare ed una tessitura del terreno che agevola lo sgrondo delle acque piovane – offrendo facilità di accesso, di lavorazione e di difesa dell’attività agricola. Il Bianchello del Metauro DOC è da bersi giovane come aperitivo o con antipasti, minestre, risi, paste anche asciutte, carni bianche a tendenza dolce (petto di pollo, coniglio), molluschi e crostacei, piatti delicati di pesce o di verdure, pesci di mare arrosto e alla griglia. Tipologie: Bianchello del Metauro, Bianchello del Metauro Superiore, Bianchello del Metauro Spumante, Bianchello del Metauro Passito. Vitigni: Bianchello (Biancame) 95-100%, Malvasia bianca lunga 0-5%.     Disciplinare: approvato DOC con Dpr 02.04.69 (G.U. 143 -10.06.69)

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Martina Franca DOC

Martina Franca DOC è “gemella” del Locorotondo e prende il nome dall’omonimo comune, che si narra sia stato fondato nel 1300 quando Filippo I D’Angiò, per allontanare banditi e bestie feroci, decise di edificare una cittadella fortificata sul punto più alto di monte San Martino e per popolarla la rese zona franca dalle tasse. La zona geografica del Martina Franca DOC, delimitata dal disciplinare di produzione è denominata Valle d’Itria e fa parte della più ampia area della Murgia, cosiddetta “dei Trulli”. Terra di viandanti, nel corso della storia, e votata all’agricoltura fino ai nostri giorni, grazie anche alla tipica terra rossa, parzialmente argillosa e sabbiosa. Qui il paesaggio rurale è caratterizzato da residui boschi di querceti e leccio misti a vegetazione spontanea mediterranea e dagli impianti ad alberello coltivati in piccoli appezzamenti di terreno, delimitati dai caratteristici muretti a secco. Nonostante la notevole piovosità e la buona insolazione estiva, il terreno piuttosto arido e siccitoso può rallentare la maturazione dell’uva, dando vita ad un vino fresco e di gradazione contenuta da consumare fin dalla primavera successiva alla vendemmia. Descrizione: Colore giallo verdolini o giallo paglierino chiaro. Odore delicato, caratteristico con leggeri sentori speziati; delicato profumo che aumenta con l’invecchiamento, scarsa vivacità. Sapore asciutto, armonico con retrogusto leggermente amarognolo. Titolo alcol. minimo: 11%. Abbinamenti: da aperitivo  e da tutto pasto, crostacei e frutti di mare, zuppa di cozze, pesce di mare bollito o alla griglia, seppie in umido, frittate e latticini freschi. Disciplinare: approvato DOC con Dpr 10.06.69  (G.U. 211 -19.08.69)

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Bardolino DOC

Il Bardolino è prodotto delle colline moreniche della sponda orientale del lago di Garda che hannoavuto origine dai ghiacciai che modellarono il territorio, lasciando evidente traccia di sé in una seriedi rilievi collinari concentrici affacciati verso il Garda, dotati di suoli estremamente variabili, tendenzialmente ghiaiosi e profondi Ritrovamenti archeologici dell’età del bronzo, reperti romani per l’uso del vino nei riti religiosi, raffigurazioni di grappoli nelle chiese medioevali, documenti di compravendite di vigneti, nonché scritti di autori famosi del XV secolo, testimoniano la lunga ed ininterrotta tradizione vitivinicoladella zona del Bardolino.È nel XIX secolo che la produzione vinicola della zona incomincia ad essere identificata esplicitamente con il nome di “Bardolino”, con le prime analisi chimiche effettuate nel 1873. Come testimonia nel 1897 lo scrittore bresciano Giuseppe Solitro, “Tra i più reputati della regione sono quelli di Bardolino, che questo nome corron tutta l’Italia e competono con i migliori della penisola”.Giovanni Battista Perez, in un testo pubblicato nel 1900, descrive il vino “di tinta rosso-chiara” del distretto di Bardolino, soffermandosi sulle caratteristiche organolettiche della produzione delle varie località di quella che è l’attuale area del Bardolino.Il Bardolino è un vino di colore rosso rubino brillante, con profumi fruttati e fragranti e note di ciliegia, marasca, fragola, lampone, ribes, mora ed eleganti accenni di spezie (cannella, chiodo di garofano, pepe nero). Il gusto è asciutto, morbido, caratterizzato dalle medesime sensazioni di fruttarossa croccante e di piccolo frutto percepite all’olfatto, speziato, dotato di equilibrio, freschezza, e considerevole bevibilità. È, per eccellenza, uno vino quotidiano, giovanilmente brioso, dell’inimitabile sapore salino. Alcuni autori nei primi anni del 1900 caratterizzavano il Bardolino, come “salatino”, oppure “asciutto e leggero, dotato di una sottile sapidità”, peculiarità che tutt’oggi differenzia il Bardolino da vini simili ottenuti nelle zone limitrofe. Disciplinare: Approvato con DPR 28.05.1968 G.U. 186 – 23.07.1968

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Franciacorta DOCG

Nell’anfiteatro morenico che va dai monti di Brescia a Iseo, fino alle pendici del Monte Orfano, la vite è presente in forma spontanea già in epoca preistorica e sono documentate le esperienze di coltivazione dei monaci abitanti le franchae curtes, esentate dal pagamento dei dazi doganali per il merito di bonificare e coltivare i terreni. Descrizione: Spuma fine, intensa (Franciacorta, Rosé, Milles., Riserva), persistente, cremosa (Satèn, Satèn Milles., Satèn Riserva). Colore dal giallo paglierino più o meno intenso (Satèn) fino al dorato (Franciacorta, Millesimato, Satèn Milles.) e con eventuali riflessi ramati (Riserva), rosa più o meno intenso (Rosé) e con possibili riflessi ramati (Rosé Milles. e Riserva), giallo dorato più o meno intenso (Satèn Riserva). Odore fine, delicato ampio e complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia (Franciacorta, Milles., Satèn), note complesse ed evolute proprie di un lungo affinamento in bottiglia (Riserva, Milles., Satèn Riserva) e con sentori tipici del Pinot nero (Rosé anche Milles. e Riserva), fine, complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia (Satèn Milles.). Sapore sapido, fine ed armonico (Milles., Riserva) e fresco (Franciacorta, Rosé anche Milles. e Riserva), sapido, fine ed armonico (Satèn Riserva) e cremoso (Satèn anche Milles.). Titolo alcol. minimo 11,5%. Tempi minimi di affinamento in bottiglia:  18 mesi (Franciacorta), 24 mesi (Satèn, F. Rosé), 30 mesi (il Millesimato), 60 mesi (la Riserva). Abbinamenti: Aperitivi, pesce, carni bianche, formaggi. Vitigni: Chardonnay e/o Pinot nero 50-100%, Pinot bianco 0- 50%. Per il Franciacorta Rosé, Pinot nero almeno il 25% del totale. Per il Franciacorta Satèn non è consentito il Pinot nero Disciplinare: Approvato DOC con DPR 21.07.67 (G.U. 209 – 21.08.1967), poi Approvato DOCG con DM 01.09.95 (G.U. 249 – 24.10.1995) (i testi sono tratti dal volume “50 Doc – 50 anni di denominazioni d’origine a tutela del vino italiano” in vendita presso CI.VIN. s.r.l., info@cittadelvino.com).

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Locorotondo DOC

Per anni il vino è stato utilizzato dai piemontesi nella produzione del Vermout, ma a partire dal 1969 è diventato uno dei più promettenti vini bianchi di qualità pugliesi, citato anche da Mario Soldati e da Paolo Monelli insieme al Martina Franca. Il Verdeca sfrutta il terreno fresco e profondo del fondovalle della Valle d’Itria, fornendo al Locorotondo il profumo e il sapore; il Bianco d’Alessano, più rustico, vegeta e produce bene sui crinali poveri di stato coltivabile ma esposti al sole, conferendogli la stoffa e il corpo. Descrizione: Colore giallo paglierino (Riserva e Bianco d’Alessano) talvolta tendente al verdolino  (Locorotondo anche Superiore, Spumante, Verdeca) o con riflessi dorati (Fiano), giallo da paglierino intenso a dorato (Passito). Odore delicato, caratteristico (Locorotondo anche Superiore) e con leggeri sentori speziati (Riserva), delicato e fine (Spumante), persistente delicato (Verdeca) o fine (Bianco di Alessano), caratteristico, intenso (Passito) e persistente (Fiano). Sapore asciutto, armonico (Riserva) e con retrogusto leggermente amarognolo (Locorotondo anche Superiore), da extrabrut a dolce, sapido, fresco, fine e armonico (Spumante), dolce, armonico, vellutato e caratteristico (Passito), secco, equilibrato e fresco (Verdeca) o talvolta sapido (Bianco di Alessano), secco, armonico, caratteristico (Fiano). Titolo alcol. minimo 11% (Locorotondo anche Riserva, Spumante, Verdeca e Bianco di Alessano), 12% (Superiore), 11,5% (Fiano), 15% (Passito). Abbinamenti: antipasti di frutti di mare, minestre asciutte, piatti delicati a base di pesce o carni bianche, pizza, fritture e frittate. Disciplinare: approvato DOC con Dpr 10.06.69   (211 -19.08.69)

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Asti DOCG

Arriva dal Mediterraneo orientale questo vitigno chiamato Apianae dai Romani per la sua particolare dolcezza, prediletta dalle api. A partire dal Medio Evo accompagnò la tavola dei principi con il nome di Moscatello o Greco. Nel ‘500 venne messa a punto la tecnica di preparazione del vino dolce e aromatico, un secolo dopo quella per il mantenimento della spuma nel vetro robusto, mentre fu Carlo Gancia nella seconda metà dell’800 a portare dalla Francia la rifermentazione in bottiglia. I terreni a prevalenza calcarea, argillosa o sabbiosa della zona di produzione garantiscono alle uve la migliore espressione qualitativa, soprattutto aromatica. Descrizione: Spuma fine, persistente (Spumante anche M. C.). Colore da giallo paglierino a dorato assai tenue (Spumante, anche M.C.) o più o meno intenso (Moscato), giallo dorato (V.T.). Odore caratteristico, delicato (Spumante) e spiccato (M.C.), caratteristico e fragrante di Moscato (Moscato), fruttato, molto intenso, caratteristico dell’uva appassita con note speziate (Vendemmia Tardiva). Sapore aromatico, caratteristico, dolce e equilibrato (Spumante, anche M.C.) o talvolta vivace (Moscato d’Asti), dolce, armonico, vellutato con sentori di uva Moscato che ricorda il favo del miele (V.T.). Titolo alcol. minimo: 9% (Spumante), 11% (M.C.), 10% (Moscato), 12% (V.T.). Abbinamenti: dolci lievitati e alla crema, panettone, crostata di frutta bianca. Vitigni: Moscato bianco 100% Disciplinare: Approvato DOC con DPR 09.07.67 (GU 199 – 09.09.1967), poi Approvato DOCG con DM29.11.93 (GU 287 – 07.12.1993)

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Barolo DOCG

Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, in un suggestivo itinerario di colline cesellate dalla mano esperta dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medioevali. La prima citazione del “Barol” risale al 1751 e, sempre nello stesso periodo, una relazione agraria informa che il maggior reddito dell’omonimo comune deriva dal vino e dalle vigne ben coltivate. Vini buoni ma ancora mal vinificati e dolciastri, finché nell’Ottocento la marchesa Falletti di Barolo non chiama dalla Francia l’enologo francese Louid Oudart a correggerne gli errori di vinificazione. E’ nelle tenute del padre che Cavour inizia la sperimentazione viticola ed è dal castello di Grinzane che nel 1848 escono le prime 100 bottiglie di “vino vecchio 1844”, opera di Oudart e progenitrici del moderno Barolo. Descrizione: Colore rosso granato. Odore intenso e caratteristico. Sapore asciutto, pieno, armonico. Titolo alcol. min. 13%. Invecchiamento obbligatorio minimo di 36 mesi (60 per la Riserva), di cui 24 in botti di rovere o castagno, talvolta in barriques, ma può stare in bottiglia anche oltre i 20 anni evolvendosi ancora. Abbinamenti: arrosti di carne rossa, brasati, cacciagione, selvaggina, cibi tartufati, formaggi a pasta dura e stagionati. Ottimo anche come vino da meditazione e il Barolo chinato con il cioccolato. Tipologie: Barolo, Barolo Riserva, Barolo e Barolo Riserva con una delle “menzioni geografiche aggiuntive” alle quali può essere aggiunta la menzione “vigna” seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale. La denominazione «Barolo chinato» è consentita per i vini aromatizzati con base di vino «Barolo». Vitigni: Nebbiolo 100% Disciplinare: Approvato DOC con DPR 23.04.1966 (G.U.146 – 15.6.1966), poi approvato DOCG con DPR 01.07.1980 (GU 21 – 22.01.1981)

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Barbaresco DOCG

La coltivazione del Nebbiolo in questa zona ha origini molto antiche: secondo alcuni autori furono i Galli i primi ad essere attratti dal vino Barbaritium, secondo altri deriva il suo nome dai Barbari che causarono la caduta dell’Impero Romano. Nel 1984 Domenico Cavazza fonda la Cantina Sociale di Barbaresco dove vengono vinificati 858,9 miriagrammi di Nebbiolo, dando vita ad un vino che con il Barolo condivide le varietà di vitigno (lampià, rosé, michet) ma ha un invecchiamento inferiore. Il Barbaresco nasce nelle Langhe, dove le marne tufacee di un colore grigio-bluastro danno luogo a colline rotondeggianti favorevoli alla coltivazione della vite, ma ha anime diverse legate alle differenti caratteristiche dei terreni: dai colli intorno a Treiso, più alti e stretti, che consentono la coltivazione solo nelle zone con migliore esposizione e danno vini con maggiore finezza ed eleganza, a quelli di Barbaresco e Neive da cui nascono vini caratterizzati da una parte da struttura, pienezza tannica e potenza, dall’altra da morbidezza, ricchezza fruttata e finezza, con veri e propri cru come Gallina e Santo Stefano. Descrizione: Colore rosso granato. Odore intenso e caratteristico. Sapore asciutto, pieno, armonico. Titolo alcol. min. 12,5%. Con almeno 2 anni di affinamento, di cui almeno 1 in botte di rovere o castagno (4 per la Riserva), vanta un bouquet di eccezionale finezza e armonia ed un gusto robusto. Abbinamenti: primi piatti a base di tartufo bianco e funghi porcini, grandi arrosti, brasati, selvaggina anche in umido, formaggi stagionati o piccanti. Tipologie: Barbaresco, Barbaresco Riserva, Barbaresco e Barbaresco Riserva con una delle «menzioni geografiche aggiuntive» alle quali può essere aggiunta la menzione «vigna» seguita dal relativo toponimo. Vitigni: Nebbiolo 100%. Disciplinare: Approvato DOC con DPR 23.04.1966 (G.U.145-14.06.1966), poi approvato DOCG con DPR 03.10.1980 (G.U. 242 – 03.09.1981)

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Frascati DOC

I vigneti storici si trovano in collina su terreni di origine vulcanica del versante settentrionale dei Colli albani. La sua origine risale all’epoca degli splendori della Roma imperiale. Nel 1515 lo Statuto di Marcantonio Colonna ne dettava le regole per l’impianto, la misura, la lavorazione e la vendita. Apprezzato da secoli da papi, re e poeti e servito alle mense principesche e borghesi di Roma, fu accolto un’ottantina di anni fa nell’esclusiva cantina di Buckingham Palace. Il nome è legato all’abitudine degli osti della zona di sistemare fuori dalla porta la legna da ardere raccolta nei boschi demaniali della zona. Dalle frasche derivarono il nome le osterie stesse, le “fraschette” e della città, che poi lo passò al vino. Descrizione: Colore paglierino più o meno intenso. Odore vinoso, con profumo caratteristico delicato. Sapore sapido, morbido, secco, amabile o abboccato. Titolo alcol. minimo: 11,5%. Abbinamenti: antipasti, primi piatti della tradizione locale (fregnacce alla reatina, stracciatella alla romana, pasta e fagioli, pasta e broccoli in brodo d’arzilla, acquacotta, bucatini all’amatriciana), secondi piatti di pesce e carni bianche (fritto alla romana, saltimbocca alla romana, scaloppine, seppie un umido, calamari ripieni, pollo con peperoni), formaggi di media stagionatura e, con il tipo dolce o amabile, amaretti di guarcino, pupazza di frascati, ciambelle al vino, tozzetti e castagnole. Tipologie: Frascati, Frascati Superiore, Frascati Cannellino, Frascati Spumante. Vitigni: Malvasia bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio (Malvasia puntinata) 70-100%; Bellone e/o Bombino bianco e/o Greco bianco e/o Trebbiano toscano e/o Trebbiano giallo 0-30%; Altre varietà di vitigni a bacca bianca per lo 0-15% di questo 30%. Disciplinare: Approvato DOC con DPR 03.03.1966 (G.U. 119 – 16.05.1966), poi il tipo Cannellino e Superiore approvati DOCG come Cannellino di Frascati e Frascati Superiore con Dm 20.09.2011

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