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Ua, ch’ birr nasce così il birrificio KBirr

Presentato il nuovo percorso degustativo “Basta, il Gourmet e le Birre di KBirr” KBirr, una birra artigianale, quindi cruda e non filtrata, dalla  denominazione pittoresca che deriva dalla contrazione del modo di dire “Ua, ch’ birr”, espressione vernacolare che unisce folklore e sentimento, genuinità e qualità. Un nome efficace deve essere unico e facilmente pronunciabile in diverse lingue per garantire una diffusione internazionale senza ostacoli. Questo l’origine singolare del nome “KBirr”.  Per presentare il lancio del nuovo percorso degustativo, che ha visto protagonista il padrone di casa Enzo Bastelli con la collaborazione dello chef Federico Demata e le birre artigianali del Birrificio KBirr, si è svolto con grande successo l’evento: “Basta, il Gourmet e le Birre di KBirr”. L’incontro, che si è tenuto presso la pizzeria “Basta” a Nola e ha entusiasmato gli ospiti con un’esperienza sensoriale che ha unito pizze gourmet, alta cucina e birra di qualità, in un abbinamento inedito e sorprendente. Il cuore dell’evento è stato naturalmente il menù degustazione ideato da Enzo Bastelli e Federico Demata, che hanno saputo interpretare con maestria i sapori delle birre artigianali prodotte dal birrificio KBirr, creando portate studiate per esaltare ogni sfumatura della birra e viceversa. Dalla delicatezza della bionda alla complessità della scura, ogni birra è stata accompagnata da una pizza ideata per armonizzarsi perfettamente con le sue caratteristiche. Per Bastelli: «ogni pizza creata per questo evento nasce dall’incontro tra la mia passione per la cucina e il desiderio di valorizzare la birra artigianale come elemento fondamentale dell’esperienza gastronomica. Con l’abbinamento alle birre di KBirr, ho voluto esplorare nuove possibilità di gusto, cercando di creare una sinergia che esaltasse sia le pizze che le birre, in un percorso di sapori che parla di territorio e qualità». L’abbinamento birra-piatto, infatti, ha visto un perfetto equilibrio tra gli ingredienti freschi e ricercati scelti e le note uniche delle birre di KBirr, che hanno saputo accompagnare ogni portata con eleganza. Ogni pietanza ha raccontato una storia, un incontro tra tradizione gastronomica e innovazione, con l’attenzione ai dettagli che ha sempre contraddistinto il lavoro di Bastelli e Demata. In merito all’esperienza, lo chef Federico Demata ha dichiarato: «Il menù nasce dalla volontà di entrambi di guardare con lungimiranza ad un progetto ambizioso: mettere su una pizza, di livello tecnico e qualitativo già altissimo, dei veri e propri piatti di fine dining eseguiti con tecnica e accuratezza senza mai dimenticare il fil rouge che lega il commensale allo chef. Per tanto pizze che arrivino dritte alla memoria ristorativa dell’ospite senza mai confondere il palato, facendogli vivere un vero e proprio percorso degustativo alternando varie consistenze di crunchy a note di acidità, sapidità, dolcezza e tanto altro tutto da scoprire». Ha concluso Fabio Ditto, founder di KBirr: «Un viaggio nei sapori, dimostrando ancora una volta come la birra, spesso sottovalutata negli abbinamenti gourmet, possa essere una compagna ideale per piatti raffinati e creativi». Harry di Prisco

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VisiTuscia Expo per la promozione delle eccellenze del territorio viterbese

Viterbo il Palazzo dei Papi VisiTuscia Expo 2024 nel segno della Cultura, dell’Enogastronomia e del Turismo Religioso. Al via, nell’ambito della DMO “Expo Tuscia”, il secondo evento di promo commercializzazione dedicato alle eccellenze del territorio viterbese Si terrà dal 21 al 23 novembre, nell’ambito della DMO (Destination Management Organization) “Expo Tuscia”, l’edizione 2024 di “VisiTuscia”, la Borsa del Turismo e dell’Enogastronomia della Tuscia viterbese, organizzata dal CAT Centro Assistenza Tecnica di Viterbo. Quest’anno l’attenzione sarà riservata al Turismo Religioso in previsione dell’Anno Giubilare 2025. L’iniziativa promozionale si terrà nel Viterbese con un programma itinerante che vede protagonisti i comuni e le imprese del territorio localizzati anche lungo la direttrice della Via Francigena. L’obiettivo è quello di presentare le eccellenze viterbesi con il coinvolgimento interessato delle aziende, per far conoscere quanto di avvincente il territorio possa offrire, non solo dal punto di vista dell’ospitalità ricettiva ma anche enogastronomico, culturale, ambientale, termale e religioso.          «Per rispondere a questa esigenza – dichiara Vincenzo Peparello presidente della DMO “Expo Tuscia” – nel corso della manifestazione, si visiteranno cantine e si potranno degustare alcune fra le più apprezzate specialità culinarie locali. Ma lo sguardo quest’anno sarà proiettato al futuro e in modo particolare al prossimo anno, quando l’Italia e il mondo intero celebreranno l’Anno Giubilare. Per questo abbiamo voluto mettere nel programma della manifestazione due visite speciali: alla Chiesa di Santa Cristina a Bolsena, dove nel 1263 avvenne il Miracolo Eucaristico da cui, l’anno seguente, fu istituita la Festa del Corpus Domini, e al Palazzo dei Papi a Viterbo, sede Pontificia dal 1257 al 1281. Sarà comunque l’intero tragitto della Via Francigena che attraversa l’intera provincia, da Proceno fino a Roma, a catalizzare l’attenzione dei turisti il prossimo anno. La presenza di numerosi operatori del turismo organizzato, vorrà essere – haconcluso Peparello – l’avvio di un ponte comunicativo e comunitario, nella prospettiva dell’accoglienza per il prossimo Anno». Un appuntamento di promo commercializzazione, dunque, per Operatori turistici, Tour Operator, Agenti di Viaggio, Startup, Blogger e Giornalisti della stampa specializzata dei settori turistico, enogastronomico e religioso. Il progetto della DMO “Expo Tuscia”, ammesso e finanziato dalla Regione Lazio, si sostanzierà su più fronti generando una vetrina ricca di contenuti da portare alla ribalta di un vasto pubblico anche grazie all’ausilio delle nuove tecnologie che consentiranno di ridurre le distanze e generare più ampi interessi. «Expo Tuscia è una delle poche DMO nel Lazio che copre diversi tipi di cluster con prodotti alternativi e complementari, nonché di offerte di nicchia legate alla sua cultura, tradizioni e all’enogastronomia – afferma il Destination Manager Francesco Comotti – il Consorzio si pone quindi come promotore di dialogo e interazione tra le realtà del territorio, anche grazie al suo ampio partenariato pubblico e privato, attuando azioni di condivisione delle linee strategiche di sviluppo tra le varie realtà coinvolte. Questa edizione del 2024 – conclude il Manager – si arricchisce anche della collaborazione di importanti reti di impresa che fanno parte della DMO». H di P

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Il Borgo con Gusto è di scena a Castiglione in Teverina

Sabato 28 e Domenica 29 settembre il Borgo di Castiglione sarà la vetrina della cultura, dei vini e dei prodotti tipici della Tuscia Il Museo del Vino di Castiglione in Teverina (VT), è sorto all’interno dell’ex complesso produttivo dei Conti Vaselli, sfruttando le vecchie cantine che oggi arricchiscono uno spettacolare percorso museale dedicato alla cultura enologica locale. In questa location d’eccezione si terrà il 28 e 29 settembre,  la manifestazione “Borgo con Gusto” promossa dalle Rete d’Impresa Castiglionese. Il tipico borgo della Tuscia, situato su un colle vicino al confine con l’Umbria, è vicino alle sponde del fiume Tevere, immerso in un paesaggio agreste rimasto immutato nei secoli e dalla trasformazione umana per rendere il territorio più idoneo alle proprie esigenze vitali. Nel corso dell’evento sin terrà anche un educational tour riservato ai giornalisti dell’enogastronomia nazionale. L’appuntamento è per Sabato 28 per una visita guidata al MUVIS, situato nel cuore del borgo, il “Museo del Vino e delle Scienze Agroalimentari” più grande d’Europa. Un percorso sotterraneo che abbraccia oltre 3 mila metri quadrati, svela pezzi di storia e tradizione contadina e scende fino a 27 metri sotto il livello del mare dove  nella “pancia” della Cattedrale, sono conservate botti di oltre 3 metri di diametro. Il museo è inserito all’interno del vasto ed articolato complesso produttivo nella grande cantina distribuita su 5 piani (1° piano, piano terra e 4 piani sotterranei), non più in uso da quasi 20 anni. Gli aspetti della produzione e della tradizione vinaria nel territorio della Teverina, sono stati “messi in scena”, con installazioni scenografiche accanto ai grandi temi di più ampio respiro culturale che il vino suggerisce. Il programma prosegue nel pomeriggio di Sabato 28 con la presentazione della Guida “I Sapori della Tuscia” – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di paese –  del giornalista Antonio Castello. Il giorno seguente, Domenica 29, alle ore 16,30, il programma prevede una tavola Rotonda a cui parteciperanno esperti e giornalisti di settore  per discutere il tema: “Enologia e Gastronomia, volani del turismo castiglionese. Proposte e iniziativa di sviluppo”.Le finalità mirano allo sviluppo e alla promozione del territorio della Tuscia per dare quella nuova immagine del territorio che le Reti di Impresa stanno realizzando. Al termine, in Piazza San Giovanni nel centro storico del borgo, ci sarà la presentazione di varie tipologie di libri, relatore Carlo Panza.  Nell’attigua Piazza Maggiore, la compagnia “Il Circo Verde”, presenterà: “Los Filonautas”, un suggestivo spettacolo su filo teso di un duetto di artisti di strada. A Piazza dell’Apollonia si potrà poi assistere ad uno spettacolo di illusionismo tenuto dal mago ” Novas”.  Il Borgo di Castiglione in Teverina farà da scenario al percorso enogastronomico dei prodotti tipici locali, con la collaborazione degli esperti sommelier di Fisar Viterbo, che faranno degustare i vini locali illustrandone le caratteristiche,  con musica dal vivo. Harry di Prisco

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Pompei Ante Pomodoro e Dopo Pomodoro

Al Ravida la presentazione delle pizze di Pompei antica e di Pompei moderna Pompei non cessa di stupirci con le meraviglie di duemila anni fa. Lo scorso hanno è stata diffusa la notizia del ritrovamento di un affresco nel Parco Archeologico che ritrae un vassoio con  prodotti della campagna che venivano offerti all’ospite che visitava la casa  a dimostrazione della ricchezza del suo proprietario. Al centro del dipinto alcuni hanno voluto individuare l’antenata della nostra pizza per confermare l’origine partenopea della pietanza che meglio ci rappresenta nel mondo. Sembrava proprio una pizza con pomodoro e mozzarella, cosa non possibile poiché la mozzarella non era ancora nota e il frutto d’oro  è stato portato in Europa nel 1540 dal conquistador Hernán Cortés. I semi giunsero in Europa dal Messico al seguito di coloni e missionari. In ogni modo il piatto raffigurato nell’affresco potrebbe comunque avere un legame, la discussione è ancora aperta. Come ulteriore elemento di confronto un gruppo di gastronomi, capitanati dal giornalista gastronomo Renato Rocco, direttore responsabile della testata online La Buona Tavola Magazine, il giornale che parla e sa di buono, hanno voluto portare avanti un’interessante esperimento. Si sono chiesti: “come doveva essere la pizza all’epoca dei Romani di Pompei, che erano notoriamente dei buongustai ?”, e come si contraddistingue la pizza di oggi con il pomodoro San Marzano ?  L’evento “Pompei Ante Pomodoro e Dopo Pomodoro” A.P.VSD.P. è stato voluto da Anna Talamo e Raffaele Vingiani  titolari del  Ravida Resort di Pompei, con annessa la pizzeria Pomodorì. L’entrée è stata preparata dallo Chef resident Giuseppe Auricchio, sono seguite le pizze elaborate da: Andrè Guidon  di ” Leggera Pizza Napoletana ” di San Paolo del Brasile;  Sasà Martucci della pizzeria “I Masanielli” di Caserta e Nicola Cesarano resident della pizzeria Pomodorì. All’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e blogger di settore,  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale di Gastronomia  Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. Il sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio ha presentato la sua città illustrando i progetti futuri: «C’è stato un lavoro costante, anche durante la pandemia – ha dichiarato il sindaco Lo Sapio –  purtroppo per noi, per Pompei, è stato un disastro. La città turistica romana regge sul terziano. Oggi devo dire che anche durante quella parentesi che ormai in realtà  speriamo chiusa, si sono fatti molti investimenti  da parte di giovani imprenditori che hanno reso Pompei una città anche della ristorazione, cosa questa che mancava. I 60 ristoranti presenti oggi sono tutti di qualità». Continua il primo cittadino «C’è un progetto importante della Regione Campania che riguarda il nostro territorio, sta andando avanti la bonifica del fiume Sarno che è fondamentale per la crescita e la cultura del pomodoro. Noi abbiamo fatto la richiesta di essere capitale della cultura in Italia nel 2027. Questo lo abbiamo fatto perché noi riteniamo di fare una rete per stare insieme con tutti gli altri paesi della costiera, da Pozzuoli  fino a Sapri, quindi quasi tutta la costa della Campania proprio perché riteniamo che le nostre risorse devono essere valutate». Sasà Martucci, classe 1983, della pizzeria “I Masanielli” di Caserta,  6° 50 Top Pizza Italia 2024, 16° 50 Top Pizza World 2024. Le sue sono pizze saporite con impasto soffice e delicato, risultato della lunga lievitazione. Martucci è proveniente da un’antica famiglia di pizzaioli casertani. La sua storia e la sua filosofia sono ingredienti della sua  pizza, preferendo le materie prime umili e povere della nostra tradizione, per esaltarle con tecniche di cottura e abbinamenti innovativi. Martucci utilizza  prodotti locali, DOP, IGP, da Presidio Slow Food, sostenibili e a chilometro zero. Andrè Guidon della “Leggera Pizza Napoletana” di  San Paolo, Brasile , 1° 50 Top Pizza Latin America 2024, ha ricevuto 4 volte i tre spicchi dal Gambero Rosso.  Guidon ha origini italiane, è titolare da undici anni di due pizzerie a San Paolo del Brasile. La sua pizza  ha un impasto  leggero con un mix di farine e lievitazione naturale. L’idratazione in questo periodo si attesta intorno al 65%, mentre d’inverno supera il 70%. La cottura, seguendo il modello partenopeo, avviene in forno a legna con cottura ad oltre 450 gradi. La pizza di Nicola Cesarano, resident della pizzeria Pomodorì attigua al Ravida Resort,  evolutasi nel tempo e ormai consolidata nello stile contemporaneo (cornicione alto e pronunciato, alveolato), s’inserisce in un contesto locale che offre pizze già di altissima qualità. La pizzeria dispone di un menù stagionale mentre alcuni topping sono realizzati anche dallo Chef del Ravida Resort Giuseppe Auricchio. Nell’impasto preferito da Cesarano vengono miscelate due diverse farine di tipo 1 e una di tipo 0. La cottura avviene in un forno a legna classico mentre, per quanto riguarda l’idratazione della pizza, ci si mantiene tra il 70% e il 72%. Lo Chef Giuseppe Auricchio, originario di Terzigno, dove la nonna Teresa gli ha inculcato la passione per la cucina tradizionale,  porta avanti una filosofia culinaria che abbraccia le radici della tradizione. Incarna il calore e la familiarità della cucina tipica locale donandole quel tocco di innovazione che nasce da approfonditi studi e da audaci esperimenti. La ricerca costante dell’eccellenza e dell’esclusività rappresenta un pilastro fondamentale della sua arte culinaria. Predilige la cucina di mare con pesce appena pescato, riservando però nei suoi menù un posto speciale anche a piatti della tradizione. Menu della serata Entrée Duetto: frittatina alla genovese, polpetta di zucchine con pane raffermo Degustazione pizza 6 gusti di pizza impiattata singolarmente Nicola Cesarano (resident Pomodorì): 1.      A’ friggitiell: friggitelli, provola di Agerola in uscita lardo di suino nero casertano agli aromi e cacio ricotta, basilico e olio EVO 2.      Napoli sbagliata: ombra di pomodoro San Marzano, pomodori rossi del Vesuvio, olive nere di Sicilia e in uscita acciughe di Sciacca, polvere di aglio nero, pomodorini gialli confit e confettura di pomodoro San marzano, basilico e Olio Evo Andrè Guidon (Leggera Pizza Napoletana, San Paolo del Brasile: migliore pizzeria del Centro Sud-America 2024, 1° 50 Top

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La gastronomia marocchina per festeggiare a Napoli  i 25 anni dall’ascesa al trono di Re Mohammed VI

Villa Domi scelta come location per celebrare l’importante avvenimento Il Marocco è  un Paese strategico per l’Italia in ragione delle favorevoli previsioni di crescita economica e per le numerose opportunità per le imprese in termini di investimenti: esso rappresenta un’eccellenza nell’intera regione del Mediterraneo, cui l’Italia guarda con crescente attenzione. I numerosi  accordi di libero scambio fanno si che il Marocco sia la porta d’accesso all’Africa. Una vivace economia in via di sviluppo contraddistingue il Paese che ha un importante mercato del lavoro. Come da tradizione, in ogni città sede di consolato, si organizza una festa a cui partecipano autorità italiane e marocchine per onorare Mohammed VI, un re illuminato. La città di Napoli, che da sempre è la capitale della diplomazia, nei giorni scorsi ha festeggiato solennemente i  25 anni dall’ascesa al trono di Re Mohammed VI per la terza volta consecutiva a Villa Domi del patron Domenico Contessa. L’evento è stato organizzato anche stavolta nell’incanto della panoramica villa napoletana del ‘700 su iniziativa del Console Generale del Regno del Marocco a Napoli M’hammed Khalil e della sua consorte. Il Consolato Generale del Regno del Marocco di Napoli ha nella propria area di competenza cinque regioni (Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria, praticamente tutto il Sud Italia), e ben 50mila residenti marocchini. Nel suo discorso di benvenuto ai selezionatissimi invitati, il Console Generale M’hammed Khalil ha  sottolineato l’importanza dei legami di amicizia tra Marocco e Italia. «L’amicizia fra i nostri Paesi  – ha detto il diplomatico – è resa ancora più solida da forti sinergie culturali, politiche e commerciali. Il Marocco è un Paese in costante sviluppo, sotto la guida illuminata del Re Mohammed VI, e con una elevata stabilità politica che lo rende protagonista nel preservare la pace nella regione occidentale del bacino Mediterraneo». Un interessante video proiettato sul maxischermo di Villa Domi, nel suggestivo giardino della villa illuminato da luci soffuse e decorato con eleganza, ha illustrato i punti di forza e le potenzialità dell’economia marocchina descrivendo le numerose opportunità di business presenti nel Paese. Ad allietare la serata, organizzata dalla società “Fuori Campo” di Mirka Contessa, musica dal vivo folkloristica e melodie e danze tipiche del Marocco, oltre che classici napoletani. Di grande raffinatezza le prelibatezze e le bevande di matrice marocchina servite agli ospiti: a cominciare dal tradizionale the alla menta, il couscous di verdure e carni e la pastilla, uno sformato con carne di pollo e strati di pasta sfoglia, carni salate cotte lentamente in brodo, spezie triturate, uno strato croccante di mandorle tostate e tritate, uvetta, cannella e zucchero. Il menù italiano ha previsto invece un piatto tipico per ogni regione del Sud Italia che rientra nell’area di competenza del Consolato: ecco dunque zeppoline, mozzarella, pizzette, polpette di peperoni e involtini di melenzane, parmigiana di melenzane, pomodorini, provolone impiccato e pizza di scarole fra Campania e Basilicata, e poi melenzane e fichi al cioccolato per la Calabria, orecchiette per la Puglia,  polenta con il sugo dal Molise. A chiudere, dolci tipici napoletani e marocchini. Fra i presenti all’evento numerose autorità, vertici e rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze dell’ordine (Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza) e del mondo consolare e diplomatico, imprenditoriale, professionale e culturale. Lo stesso patron di Villa Domi Domenico Contessa ha indossato, in segno di attenzione, importanza e accoglienza degli invitati del Marocco, abito e scarpe tradizionali del Paese africano. Fra i partner dell’iniziativa, da citare l’Amministrazione comunale di Longobardi (in provincia di Cosenza) che ha offerto la melanzana violetta DE.CO, coltivata dalla Cooperativa agricola Lady Violetta DE.CO di Longobardi e l’azienda Colavolpe di Belmonte Calabro (Cosenza), nata nel 1910 e che produce il Fico Dottato di Calabria. La melanzana violetta è una melanzana unica, dolcissima, con una pelle liscia, sottile e lucida di colore viola tagliata in deliziosi filetti. Il Fico Dottato è un frutto legato alla tradizione: nobile e unico nel suo genere, è lavorato da mani esperte che nel tempo hanno portato avanti le nostre tradizioni. Harry di Prisco

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Vincenzo Abbate e il suo impegno di cambiare il mondo dell’arte bianca 

Vincenzo Abbate e la Pizzeria Contemporanea di Aversa Moderne pizze non solo scenografiche ma assolutamente ottime raffigurando l’evoluzione della tradizione pizzaiola napoletana: scienza, passione, innovazione “Guagliù vi faccio vedere che dove tagliamo la pizza è tutta strutturata !”, così Vincenzo Abbate, pizzaiolo classe ’83, presenta il suo capolavoro: la pizza Costa d’Amalfi. Vincenzo ha ereditato la passione per l’arte bianca da suo padre e suo nonno, entrambi storici pizzaioli napoletani attivi tra i Quartieri Spagnoli e via dei Tribunali a Napoli. Fin da piccolo  Vincenzo affiancava il padre apprendendo i segreti del mestiere. Crescendo fisicamente e professionalmente il nostro  ha coltivato il sogno di aprirne un giorno una pizzeria tutta sua. Ha coronato il suo sogno a dicembre 2023, inaugurando ad Aversa la “Pizzeria Contemporanea” di Vincenzo Abbate. Uno spazio moderno con 160 posti a sedere e due forni a vista, che nell’arredamento riflette perfettamente l’ecletticità del padrone di casa. Qui trovano posto pizze contemporanee e le tradizionali ruote di carro in un avvincente percorso degustativo che è pura celebrazione del territorio regionale e nazionale. Abbate, consapevole che l’arte della pizza è una vera e propria scienza, ha intrapreso un percorso di studio da autodidatta, approfondendo la conoscenza delle farine, degli impasti, dell’amido e delle reazioni fisico-chimiche che avvengono durante la lievitazione e la maturazione. Anni di studio e sperimentazione lo hanno portato a sviluppare una pizza contemporanea “evoluta”, caratterizzata da due fermenti a lungo termine, con lievitazioni di 48 e 72 ore. I suoi impasti, con un’idratazione al 75%, offrono una consistenza scioglievole, un morso leggero e una pizza davvero “esplosiva”. Dopo anni di gavetta in giro per le pizzerie di Napoli e non solo, Vincenzo ha aperto ad Aversa la “Sua” Pizzeria Contemporanea di Vincenzo Abbate. Qui, propone il suo impasto “evoluto”, oltre alla tradizionale ruota di carro realizzata con lo stesso impasto ma con una grammatura più piccola. La presenza di due forni, uno a legna e uno a gas, completano la pizzeria che in meno di un anno ha conquistato un posto di rilievo nel cuore dei clienti di ogni fascia d’età. Il suo menù vanta prodotti d’eccellenza campana e di altre regioni, tra cui diverse DOP, Presidi Slow Food, ingredienti vesuviani e sempre stagionali, il menu cambia a seconda della stagione. Degna di nota anche la carta vini che presenta una selezione di etichette nazionali e birre artigianali. Vincenzo Abbate offre anche  consigli professionali su tecniche di impasto, cottura, e gestione del forno a colleghi interessati a scoprire i segreti della sua arte bianca. Attivissimo sui social con 106k follower su Instagram, 26mila su TikTok e 7mila su Facebook, Vincenzo è il pizzaiolo moderno che attira l’attenzione per le sue pizze sì scenografiche, ma assolutamente ottime, raffigurando perfettamente l’evoluzione della tradizione pizzaiola napoletana che unisce conoscenza scientifica, passione, innovazione a quella freschezza e impavidità giovanile capace di cambiare il mondo dell’arte bianca. Menzione d’onore anche ai fritti, asciutti, saporiti e ben dorati. Il menù degustazione Entrée di benvenuto: Frittatina Cacio e Pepe; Pizza Costa d’Amalfi: in tre cotture, fritta, al vapore e al forno: vellutata di pomodorino rosso e giallo, all’uscita stracciata di bufala campana e filetti di peperoncino e pepe; Pizza Margherita ‘a rota ‘e carretta:  “a ruota di carro”; Pizza alla Nerano: vellutata di zucchine, provola, chips di zucchine, fonduta di provolone del Monaco DOP dei Monti Lattari; Malati di pizza: crema di melanzane, melanzane fritte, pomodoro giallo, scaglie di ricotta salata; Dessert di pizza dolce in tre cotture Harry di Prisco

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Torna per la sedicesima volta “Cenando sotto un Cielo Diverso”

L’evento benefico che coniuga gusto e solidarietà attraverso un’esperienza culinaria unica all’insegna della valorizzazione del territorio campano Un impegno concreto per abbattere le barriere Il 9 luglio a Villa Tony di Ercolano (Na), splendida location ubicata nel complesso Zeno, oltre 150 chef, pizzaioli, pasticceri e produttori provenienti da tutta Italia si riuniranno per dar vita ad una serata indimenticabile all’insegna del buon cibo e della beneficenza. Tra i nomi di spicco troviamo gli chef stellati Michele De Leo, Domenico Iavarone, Ciro Sicignano, Giuseppe Aversa e Luigi Salomone. Interverranno poi nomi noti del mondo dello spettacolo, introdotti dalla bravissima presentatrice Ida Piccolo, e dalle ore 22.30, si terrà un imperdibile party dance per scatenarsi a ritmo di musica. Decine di aziende e associazioni hanno sposato la causa benefica, a dimostrazione del grande interesse e del sostegno che l’evento ha saputo conquistare nel corso degli anni. Tra queste Sirio Cooperativa Sociale, Perrella Network, Primi Exotic Fuit, ‘O Sole ‘e Napule, Gerli, Villa Tony, e il main partner Goeldlin Collection, tutti uniti nel comune obiettivo di creare un futuro migliore per le persone con disagi psichici e di altra natura. “Cenando sotto un Cielo Diverso” non è solo un evento gastronomico, ma un progetto con una triplice mission:          sostenere l’Associazione “Tra cielo e mare” e le sue attività a favore di persone con disagi psichici e di altra natura; promuovere le bellezze e il potenziale umano della Campania, coinvolgendo eccellenze del settore agroalimentare e location di interesse storico-culturale; far conoscere e apprezzare le eccellenze gastronomiche campane attraverso un’esperienza culinaria di alto livello. L’evento è nato da un’idea di Alfonsina Longobardi, psicologa, sommelier ed esperta di food & beverage, con l’obiettivo di avvicinare le persone “normali” a quelle che vivono situazioni di disagio, abbattendo la barriera della “paura” e promuovendo l’inclusione. Quest’anno, il tema centrale sarà “… c’eravamo una volta!”, un invito a riscoprire l’autenticità e la semplicità in un mondo dominato dall’apparire. Il cibo, da sempre elemento di connessione e tradizione, diventa protagonista di un viaggio sensoriale che celebra la Campania, le sue eccellenze gastronomiche e il suo ineguagliabile patrimonio storico-culturale. Oltre ai rinomati chef e ai tanti vip, protagonisti della serata saranno presenti: i ragazzi dell’istituto alberghiero “Viviani” di Castellammare di Stabia, il futuro della ristorazione campana; l’A.I.S. Comuni Vesuviani; il Consorzio dei vini Penisola Sorrentina DOP; i ragazzi del centro Don Orione di Ercolano; i bambini della cooperativa Rugiada di Castellammare di Stabia. “Cenando sotto un Cielo Diverso” è un evento da non perdere per tutti gli amanti del buon cibo che sono soliti far del bene. Un’occasione unica per gustare l’eccellenza campana e sostenere una causa importante. Per maggiori informazioni: http://essenzedigusto.it/    –  https://www.facebook.com/cenando.it Harry di Prisco

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Le due Stelle del Ravida Resort di Pompei

“La pizza del Pomodorì  veste lo spazio di colori e profumi e quando arriva in tavola si innamora il mondo” «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni», così disse Eleanor Roosevelt, ispiratrice del movimento americano per i diritti civili,  questo il motto che ha ispirato il pizzaiolo Nicola Cesarano nella sua crescita professionale. Nicola ha iniziato questo lavoro, credendo in un sogno. Classe ’95, nativo di Boscoreale alle porte di Napoli, ha mosso i primi passi nel mondo della ristorazione mettendo a disposizione la sua passione, dedizione e professionalità al servizio di “sua maestà” la pizza. Un impasto con lunga lievitazione e maturazione che conferisce leggerezza e digeribilità, ricercatezza dei prodotti e raffinata lavorazione si concentrano nella pizza contemporanea firmata “Cesarano” i cui sapori esplodono e si ritrovano in una vera e propria esperienza di gusto. Dalla classica Margherita alle pizze gourmet, Nicola Cesarano da due anni presso la pizzeria Pomodorì – pizzeria napoletana, gestita degli imprenditori Anna Talamo e Raffaele Vingiani,  è impegnato a proporre nuove sensazioni e nuove emozioni facendo del suo lavoro la sua unica e grande passione. Nicola si potrebbe dire che è nato con la pala di pizzaiolo in mano data la sua giovane età. A quattordici anni già infornava le pizze facendo attenzione a tutti i particolari dei suoi maestri per “rubare” loro il mestiere: Vincenzo Iannucci, Gianfranco Iervolino, Raffaele Bonetta e Salvatore Costa i nomi dei famosi maestri partenopei dell’arte bianca, ognuno con la propria caratteristica. La collaborazione a Firenze con  Giovanni Santarpia, il cui locale è stato insignito dei tre spicchi del Gambero Rosso, è stata  fondamentale per Cesarano che ha potuto in tal modo mettere a confronto i due modi di preparare la pizza, quello di Napoli e quello toscano di impronta partenopea,  con sfumature che  hanno consentito al nostro di elaborare una propria visione per  la realizzazione degli impasti e delle farciture. Cesarano ha partecipato recentemente al Cibus di Parma, dove ha tenuto una masterclass presso lo stand di Solania, azienda leader del settore nella raccolta, produzione e trasformazione del pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino, e alla Mostra D’Oltremare per Tuttopizza 2024. La collocazione della pizzeria Pomodorì – pizzeria napoletana a Pompei facilita la ricerca di prodotti freschi e di alta qualità provenienti dagli orti locali, di una terra fertile per i minerali di cui è ricca a causa della vicinanza con il Vesuvio. Prima dell’eruzione l’attività principale dei commercianti di Pompei consisteva nella vendita dei prodotti agricoli che sfruttavano i benefici del terreno vulcanico. Anche i moderni abitanti della regione hanno tratto vantaggio da questa eredità vulcanica in quanto l’agricoltura prospera ancora oggi, con aziende agricole che producono prodotti di alta qualità. La pizza di Nicola Cesarano, si è evoluta nel tempo e ormai consolidata nello stile contemporaneo (cornicione alto e pronunciato, a “canotto”, e alveolato), s’inserisce in un contesto locale che offre pizze già di altissima qualità, distinguendosi a sua volta. Scegliere questa pizza significa avere a che fare con un prodotto realizzato con ingredienti accuratamente selezionati, partendo dalla farina del Mulino Petra. Nell’impasto preferito da Cesarano vengono miscelate due diverse farine di tipo 1 e una di tipo 0. La cottura avviene in un forno a legna classico mentre, per quanto riguarda l’idratazione della pizza, ci si mantiene tra il 70 e il 72%. Si va dunque dalla pizza doppio crunch alla pizza fritta ripassata nel forno elettrico, dalla focaccia alta alla pizza cotta nel rutiello. A ciò si aggiungono i frequenti esperimenti con altri tipi di farine come quella di segale, riso e orzo, quella integrale o allo zafferano. La combinazione degli ingredienti freschi e di una maestria artigianale nell’arte bianca consente un’esperienza indimenticabile. Pomodorì è diventato un punto di riferimento per gli amanti della buona tavola, offrendo un’esperienza culinaria completa, anche grazie ai topping creati in collaborazione con lo chef resident Giuseppe Auricchio del ristorante del Ravida Resort, in un ambiente confortevole e garbato, accolti dal direttore di sala e sommelier Andrea De Simone. Il Ravida Resort di Pompei, a poche centinaia di metri dalle stazioni ferroviarie e dall’uscita dell’Autostrada del Sole Salerno – Reggio Calabria nei pressi del casello Pompei – Scafati,  è circondato da un lussureggiante giardino e da fontane. La location, con arredi chiari e moderni,  è divisa in più sale: il ristorante per eventi e uno più raccolto ed un altro locale per la pizzeria. Riprendendo il concetto della Roosevelt in merito al futuro, che appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni, la collaborazione di uno chef famoso come Auricchio con un pizzaiolo, giovane ma già affermato come Cesarano, è fra i primi esperimenti vincenti di due mondi che hanno preso finalmente a dialogare fra loro: quello della cucina e quello della pizzeria. Da tanto tempo si auspicava questa collaborazione.  Ogni giorno  nel nostro paese vengono sfornate 8 milioni di pizze, nell’anno scorso si sono aperte oltre 3.700 nuove attività con pizza, su più di 18.200 nuove attività di ristorazione, in pratica il 20% del totale. Pertanto il mondo pizza non può più essere trascurato, necessitando di maggiore attenzione. Recentemente è stata diffusa la notizia che dai nuovi scavi a Pompei è emersa la raffigurazione di quello che sembra un antenato della pizza, non può che rallegrarci che le due Stelle del Ravida-Pomodorì brillino proprio nel firmamento di Pompei. Il menù degustazione Entrée di benvenuto: una montanara con pomodoro San Marzano DOP e Grana Padano; frittatina di pasta ai tre pomodori al cuore filante di fiordilatte panato al tarallo “sugna e pepe” Pizza contemporanea La Napoli Sbagliata: topping con un’ombra di pomodoro San Marzano DOP, pomodorini rossi del Vesuvio, olive nere Caiazzane, (in uscita) pomodorini gialli semy-dry, polvere di aglio nero di Vogliera, confettura di pomodoro, basilico e olio EVO O ‘rutiello: topping con moscardino affogato, polvere di olive nere di Caiazzo (CE), clorofilla di prezzemolo e olio EVO. Pizza fritta e al forno: mortadella artigianale IGP, stracciata, acciughe di Sciacca, zeste di limone, basilico e olio EVO,  abbinamento di Falanghina

eventi, I Tipici, Lazio

“I Sapori della Tuscia” – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese” il nuovo libro  di Antonio Castello

Una Guida per turisti golosi e curiosi un viaggio enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese che si svolgono in provincia di Viterbo, tante le curiosità: l’origine degli strozzapreti e dei caciocavalli “Consultare la guida sarà come partire per un viaggio che vi porterà a scoprire le eccellenze agroalimentari di un territorio abitato da millenni da vari popoli come gli Etruschi, ricca di prodotti certificati e riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali”  così Vincenzo Peparello Presidente DMO Expo Tuscia illustra l’ultimo libro del giornalista e scrittore Antonio Castello:  “I Sapori della Tuscia – Viaggio Enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di Paese”, ufficialmente presentato a Viterbo, nel corso del Salone dell’Enogastronomia Laziale “Assaggi”. Un viaggio enogastronomico attraverso le Sagre e Feste di paese che si svolgono in provincia di Viterbo, una vera Guida indispensabile per turisti golosi e curiosi che vogliono “trascorrere una vacanza in una delle regioni più belle ed esclusive d’Italia – continua Peparello – per conoscere le sue specialità, i suoi oli, i suoi vini pregiati ed esclusivi diventando straordinari ambasciatori o semplici amanti di cose buone”. Come ogni regione d’Italia, anche la Tuscia, che regione non è se non intesa come parte di una vasta zona del Lazio, ha i suoi prodotti tipici che si distinguono per particolarità, gusto e preparazione. Antonio Castello prima di iniziare a scrivere la guida si è posto la domanda di quale potesse essere il filo conduttore per descrivere i prodotti e i piatti che caratterizzano il territorio. La risposta che ne è scaturita è stata “parlare di prodotti tipici indicando dove questi si possono degustare, ovvero in occasione delle Sagre e delle Feste che caratterizzano il calendario degli eventi folcloristici di tutte le località della Provincia“, ha precisato Castello. Notevole poi il lavoro di scelta fra le manifestazioni  più significative dato il grande numero di eventi. Antonio Castello Nel volume ne sono riportate circa centocinquanta, passando in rassegna tutti i 60  paesi della Provincia di Viterbo; basti pensare che, in base ad una recente statistica dell’unione nazionale delle pro loco, nel nostro paese le sagre di qualità sono 20.000. Andare ad una sagra consente di fare un’esperienza con la famiglia e gli amici  in un contesto di allegria e spensieratezza, andando alla scoperta di quei prodotti e quei piatti della gastronomia locale che sarebbe anche difficile trovare. Queste manifestazioni devono essere programmate per promuovere un prodotto direttamente correlato alla cultura e alle tradizioni del territorio e non solo per motivi economici, devono quindi essere innanzitutto “autentiche”. La differenza fra sagra e festa popolare si fonda sul contesto religioso: le sagre erano innanzitutto dei momenti di comunione tra uomini e sacro in cui si celebra un santo patrono e da cui deriva il termine sagrato delle chiese. Le feste popolari hanno carattere locale e cadenza annuale e  si svolgono in un paese per celebrare un avvenimento. Il volume è colmo di curiosità di ogni genere, per fare un esempio, la sagra degli strozzapreti, che si tiene a Soriano nel Cimino a fine giugno, trae il nome dal fatto che la località era frequentata da molti preti a seguito della dominazione dello Stato Pontificio, essi erano soliti imporre tasse e costumi molto rigidi. Gli ecclesiastici erano particolarmente ghiotti di un tipo di pasta a quadrettini, il popolino in romanesco scherzosamente augurava loro di strozzarsi per l’ingordigia. Singolare poi il nome di caciocavallo, sembra derivare dall’uso di appendere le forme fresche di pasta, legate a coppie, a cavallo di una trave per farle essiccare. Il nuovo volume di Antonio Castello si va ad aggiungere alle altre numerose pubblicazioni dell’Autore tra le quali figura una interessante trilogia sul folclore italiano: “Almanacco dei Giorni di Festa” (editore Vallardi), sulle feste religiose in Italia; “Viaggio nel Tempo” (Rievocazioni Storiche) e “Maschere e Coriandoli” (Carnevali d’Italia), quest’ultime pubblicate entrambe dall’editore Ceccarelli di Acquapendente.  “I Sapori della Tuscia”, invece, passa in rassegna i prodotti tipici e la gastronomia di una provincia, il Viterbese, elevando le Sagre e le Feste a protagoniste indiscusse di un certo modo di gustare i veri sapori e profumi della gastronomia locale. Tuttavia, nella convinzione che una Sagra, oltre che a promuovere un prodotto o un piatto, non possa essere avulsa dalla storia e dalle particolarità del luogo nel quale si svolge, l’Autore non si limita a descrivere le manifestazioni che i Comuni, le Associazioni e le Pro-loco promuovono nel corso dell’anno, ma fornisce anche, per ogni singola località, informazioni sulle attività economiche prevalenti, sulla gastronomia, sulla storia del luogo e sulle sue principali attrattive turistiche, nella convinzione che il turismo enogastronomico rappresenti oggi non solo e soltanto un “turismo di piacere gustativo”. L’Autore, profondo conoscitore di queste realtà, essendosi cimentato in passato in analoghe esperienze (“Sapori e piaceri d’Italia” Editrice Sallustiana e “Guida alle Sagre Enogastronomiche del Lazio” edito dall’ARSIAL e dalla Regione Lazio), ritiene che il valore autentico di una Sagra enogastronomica non debba mai perdere di vista tre elementi essenziali: il luogo, con tutte le sue potenzialità; la storia dell’uomo che lo abita e la tradizione del prodotto che si celebra. Rispetto alle sue precedenti pubblicazioni però, in questa Guida, l’Autore restringe l’ambito geografico: non più un paese (l’Italia), non più una regione (il Lazio), ma solo una parte di quest’ultima, la Tuscia, che si identifica oggi con la provincia di Viterbo, una delle poche che può ancora vantare una vocazione prevalentemente agricola. Dagli oli ai vini, dai formaggi all’ortofrutta, dalle carni ai prodotti da forno, l’Autore, attraverso le Sagre e le Feste che ivi si svolgono, presenta le punte di diamante della produzione agricola del territorio. Eccellenze sempre più riconosciute a livello nazionale, una ricchezza che continua a crescere in qualità e valore. Nel momento in cui il turismo enogastronomico contribuisce a sviluppare un importante business, questa Guida si pone come elemento imprescindibile per quanti nel corso dell’anno visitano questo incantevole e affascinante angolo d’Italia, nel quale l’uomo è protagonista della sua storia e dove i sapori sono quelli naturali che solo una agricoltura di qualità

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