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Le reti d’impresa di Montefiascone e Bolsena unite presentano i gioielli del lago

Riccardo Peparello accoglie i giornalisti davanti all’ufficio turistico di Bolsena La legenda del bottigliere Martino sommelier ante litteram e del vino  “Est! Est!! Est !!!” La Stampa di settore visita le aziende turistiche della Tuscia viterbese di Montefiascone e Bolsena Le Reti d’Impresa, partnership pubblico-privato,  hanno come base il raggiungimento di obiettivi comuni per competere a livello globale pur nella propria individualità per generare valore e sviluppare il proprio territorio. Questo consente loro di partecipare a bandi pubblici e stilare programmi comuni. Il turismo si è trasformato in un business globale orientato verso lo sviluppo sostenibile: sociale, ambientale ed economico. Le Reti d’Impresa hanno l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese associate, attraverso la collaborazione e la cooperazione, per il superamento di tutte le difficoltà che si frappongono all’attuazione di ogni iniziativa imprenditoriale. I comuni laziali di Montefiascone e Bolsena sono stati fra i primi ad unire gli sforzi avendo compreso l’importanza della valorizzare e promozione del territorio per le imprese aderenti, avendo inoltre la necessità della destagionalizzazione del turismo. Per fare questo  la DMO (Destination Management Organization)  Expo Tuscia viene incontro per  coordinare le iniziative per la gestione delle imprese turistiche per rafforzare i servizi e le risorse delle varie identità territoriali. Dopo gli appuntamenti al TTG/Rimini nel 2022, dove fu presentato un interessante filmato sul territorio, VisiTuscia nel 2023 si è attivata per il progetto del “Turismo delle Radici” effettuando il collegamento in diretta con alcune Associazioni di Italiani all’estero. Alla BMT/Napoli lo scorso mese di marzo fu presentato poi il progetto “Lago di Bolsena-Lago degli Etruschi”. Nei giorni scorsi un gruppo di giornalisti, del settore turismo e dell’enogastronomia, hanno partecipato ad un press tour per scoprire le bellezze della Tuscia. L’occasione è stata offerta da “Assaggi, il Salone dell’Enogastronomia laziale” una vetrina che si tiene ogni anno nel Palazzo dei Papi di Viterbo per esporre la cultura enogastronomica del Lazio. Montefiascone il balcone sul lago di Bolsena  La prima tappa del tour è stata a Montefiascone dove Alessandra Di Tommaso, Presidente della Rete d’Impresa “Montefiascone in vetrina” e la Sindaca, Giulia De Santis  hanno presentato la località rivierasca e le eccellenze enogastronomiche della Tuscia presso il ristorante “La Carrozza d’Oro”. Il titolare, Patrizio Lombardi, che  fa parte della quarta generazione di albergatori che si occupano con amore di questa struttura a gestione familiare, ha raccontato l’origine di tale singolare nome. Si narra che Amalasunta, regina dei Goti, dopo la morte per mano di sicari, fu messa a giacere su una carrozza d’oro e sepolta in uno dei sette colli posti davanti all’isola Martana del lago di Bolsena, dove era prigioniera. Invano nei secoli si è ricercata la mitica carrozza d’oro ma nessuno è riuscito finora a trovarla, come nessuno ha mai individuato il  tunnel sotterraneo che la regina utilizzava per raggiungere il suo amante Tomao. Alessandra Di Tommaso ha spiegato le finalità che hanno spinto produttori e commercianti a costituire la rete d’impresa, sottolineando come questa unione costituisca una novità assoluta per il paese. Con dovizia di particolari la Di Tommaso ha illustrato i pregiati vini del territorio, come il famoso “Est! Est!! Est !!!”, il vino bianco italiano (DOC), originario della provincia di Viterbo e i prodotti locali che rappresentano l’espressione di alcune produzioni tipiche del territorio, come: l’olio, la mozzarella di bufala e gli insaccati. «Si tratta di eccellenze che nascono da storie di famiglie tradizionali che hanno deciso di investire sul territorio –  ha detto  la presidente della rete – e sulle quali occorre puntare se si vuole intercettare quel turismo alla ricerca delle eccellenze del territorio e godere degli affacci e degli scorci che si possono godere dall’alto del nostro paese».  Da parte sua il Sindaco, che era accompagnata da Carla Mancini Assessore al Turismo di Montefiascone,  ha dichiarato che: «Il Comune e l’Amministrazione saranno sempre vicine alle aziende e ai produttori che vogliono investire per il bene del territorio, nella convinzione che è dalla loro attività che il paese può trarre i maggiori benefici. La collaborazione fra pubblico e privato – ha detto il primo cittadino – è fondamentale per lo sviluppo turistico e commerciale e per far conoscere le eccellenze culturali, turistiche ed enogastronomiche del nostro paese». All’evento  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale di Gastronomia Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. L’associazione conta 25 mila soci  in rappresentanza di 70 nazionalità, in Italia gli associati sono oltre 900. L’Accademia è punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza e ha come scopo la promozione dei valori  della cultura della gastronomia, si fonda sui temi legati alla buona cucina e al rispetto della cultura della tavola. La Di Tommaso ha poi riferito in merito all’origine del vino locale, conosciuto in tutto il mondo: il “bottigliere” Martino – sommelier ante litteram – dell’ecclesiastico Giovanni Defuk,  aveva il compito di precederlo nel suo viaggio in Italia e scovare le locande che servivano il vino migliore. Per segnalarle, doveva scrivere “Est!” vicino alla porta per il vino buono  e  “Est! Est!!” per quello ottimo. Arrivato a Montefiascone, Martino che era un vero scopritore e degustatore di vini, fu tanto colpito dalla qualità del vino locale da segnalarlo ripetendo per tre volte “Est! Est!! Est !!!”. Oggi Montefiascone è un luogo ideale per chi ama una vacanza tra natura, storia e arte. La guida Marcello Forgia ha accompagnato il gruppo dei giornalisti alla scoperta degli angoli più suggestivi di Montefiascone, da sede papale a patria del leggendario vino, il paese sorge su un colle strategico che domina l’alta Tuscia arroccato ad oltre 600 mt sul livello del mare. La Cattedrale di Santa Margherita custodisce le reliquie della Santa, i lavori iniziarono nel 1483 e terminarono nei primi decenni del Seicento, appena terminata un incendio del 1670 provocò gravi danni. I lavori di ristrutturazione furono affidati a Carlo Fontana, a cui si deve la  grande cupola del diametro di 27 metri, ricoperta di piombo: terza per grandezza a livello italiano. Suggestiva la visita

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Al Ravida  i colori e i sapori della primavera nelle creazioni dello chef Auricchio

Al Ravida Resort di Pompei presentato il nuovo menù di primavera L’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage di Frosinone in prima linea per i valori della cultura della gastronomia e per la cultura della tavola La primavera è ormai arrivata anche se le temperature di questi giorni non lo dimostrano, è il  periodo dell’anno in cui gli uccellini iniziano a cinguettare, i fiori incominciano a sbocciare, l’aria è frizzante, le giornate si allungano e tutto ricomincia a diventare verde. La primavera richiede dei menù leggeri,  con ingredienti di stagione freschi e frizzanti. Tutto questo si può toccare con mano al Ravida Resort di Pompei, circondato da un lussureggiante giardino e da fontane dove le rondini al tramonto si tuffano in picchiata. La location, con arredi chiari e moderni,  è divisa in più sale: il ristorante per eventi, uno più raccolto e la pizzeria. In questo posto incantevole l’Executive Chef Giuseppe Auricchio, classe ‘86, ha presentato il menù di primavera  o – più esattamente – le sue creazioni uniche: «Vengo da Terzigno, paese alle falde del Vesuvio. Macellai da generazione, la passione della cucina mi è stata tramandata da mia nonna Teresa, nella cui casa passavo interi pomeriggi e che, insieme al resto della mia famiglia, rappresentava il focolare, nonché primo banco di prova delle mie capacità». Dunque questo il segreto di Auricchio: l’importanza delle materie prime e come valorizzarle, sempre alla ricerca di prodotti tipici e nuove tecniche.  La serata riservata agli operatori dell’informazione è stata introdotta e presentata dal giornalista enogastronomico Renato Rocco, Direttore Responsabile della testata online La Buona Tavola Magazine, il giornale che parla e sa di buono. Per iniziare è stato offerto come Amuse-bouche una fetta di panino napoletano e un tris composto dalla montanarina La Mia Genovese Slow (topping di Genovese dell’Alleanza preparata con le tre cipolle presidi Slow Food: di Alife (CE), Vatolla (SA) e Airola (BN); carciofino violetto di Castellammare, detto di Schito, anch’esso presidio Slow Food; moscardino affogato. L’abbinamento è stato con una bollicina, un Prosecco Sant’Orsola. L’antipasto era composto da un carpaccio di salmone selvaggio dell’Alaska, marinato con sale e zucchero e aromatizzato agli agrumi, con semi di sesamo nero, carciofi di Schito in olio, salsa di erborinato e zeste di limone. Il piatto è stato accompagnato da una focaccina cotta nella cenere, farina macinata a pietra e con 70% di idratazione, ogni portata è stata servita con il pane specialmente studiato e preparato per l’occasione. Per l’abbinamento è stato scelto un   Greco di Tufo DOCG Vigna Cicogna di Cantine Benito Ferrara, annata 2022. Come primo piatto sono stati serviti dei ravioli di pasta fresca all’uovo, ripieni di stracciata,  con carpaccio e dadolata di branzino, verdurine e acqua di vongole. Lo Chef, che ha illustrato personalmente tutti i piatti, ha svelato un piccolo segreto: per fare la pasta dei ravioli così sottile e quindi maggiormente digeribile, ha usato una particolare tecnica per tirare la pasta in diagonale e verticale, come si farebbe per una stoffa al telaio. Per il pane, un mini bun agrumato con zeste di limone nell’impasto, cotto al vapore, 71% di idratazione. Come abbinamento un Greco di Tufo Devon delle Cantine Antonio Caggiano, annata 2022. Il secondo piatto è quello che ha suscitato un’attenzione particolare:  un pollo ruspante, allevato a terra, in tre cotture: coscia ripiena alla cacciatora, cotta sui carboni e con pomodorino aromatizzato al timo; petto di pollo CBT (cotto a bassa temperatura per conservare l’idratazione)  alle erbe; sfera di pulled chicken wings (alette di pollo sfilacciate e insaporite), impanata con corn flakes e fritta. Lo chef Auricchio ha chiarito che la parte più saporita del pollo è quella delle alette, purtroppo occorre mangiarle con le mani. Per evitare questo comportamento, che in una cena raffinata non sarebbe consentito, Auricchio ha prelevato tutta la carne dalle alette, eliminando la carcassa, e le ha presentate in una graziosa sfera con infilato dentro un ossicino. Il tutto accompagnato da un pane ai cereali con farina di ceci, 24 ore di lievitazione e con prefermento biga. Un piatto da scuola francese abbinato ad un Primitivo di Manduria DOP Papale della cantina Varvaglione, annata 2020. Per predessert una mini tartelletta alle mandorle con lemon curd, fragoline di bosco e meringa bruciata.  Il dessert “Sottobosco” consistente in una mousse di nocciola, crumble al cacao e rhum con mirtilli e fiori eduli. Un finale accompagnato, al pari dell’incipit, dalle bollicine dello spumante Prosecco Sant’Orsola. Se l’intento dell’Executive Chef Giuseppe Auricchio del Ravida Resortera quello di meravigliare, è riuscito in pieno. Lo Chef è sempre alla ricerca di nuove sfide che lo portino a crescere e confrontarsi con altre realtà culinarie. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose gare culinarie, da quelle nazionali alle mondiali posizionandosi al secondo posto. «Il mio desiderio è quello di emozionare tramite il cibo, grazie ad una cucina solo apparentemente povera, ma di territorio e di sapore vero», ha commentato Auricchio che è impegnato a dare un’impronta gourmet alla cucina tradizionale. Fra i suoi principi vi sono quelli di celebrare l’incontro armonioso fra tradizione e innovazione, questo consente una vera esplosione di sapori che riflette il genio creativo dello Chef nella reinterpretazione dei piatti classici con fresca prospettiva moderna. All’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e blogger di settore,  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. L’associazione conta 25 mila soci nel mondo in rappresentanza di 70 nazionalità ed è presente in tutti i continenti, solo in Italia gli associati sono oltre 900. L’Accademia Internazionale di Gastronomia è punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza e ha come scopo la promozione dei valori e della cultura della gastronomia, si fonda sui temi legati alla buona cucina e al rispetto della cultura della tavola, il tutto cementato da sincera amicizia con unico obiettivo: raggiungere la vera gioia della convivialità. Harry di Prisco

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La prima edizione dell’AMIRA School Prize

L’I.I.S. “Adriano Tilgher” di Ercolano ha trionfato al concorso rivolto agli Istituti Alberghieri di Napoli I giovani vanno incoraggiati ad affermarsi: “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire” sentenziava Paulo Coelho, perché è noto che il successo è la somma di piccoli sforzi, ripetuti giorno dopo giorno. Proprio per sostenere i giovani allievi degli Istituti Alberghieri di Napoli la sezione A.M.I.R.A. (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi) Napoli Campania, guidata con abilità da Dario Duro e affiancato dal suo Direttivo, ha organizzato la prima edizione dell’AMIRA SCHOOL PRIZE il concorso rivolto agli Istituti Alberghieri di Napoli che ha visto trionfare l’I.I.S. “Adriano Tilgher” di Ercolano. Gli allievi si sono sfidati nelle prove di: FLAMBÉ ART, che prevedeva la realizzazione di dessert inediti elaborati alla lampada e RESTAURANT SERVICE SKILLS, ovvero la preparazione di una Mise en place completa con Accoglienza, Servizio di sala e Colpo d’Occhio. Il procedimento di cottura flambé è quello a cui si versa un liquore in una padella calda per creare una fiammata,  il flambage sembrerebbe risalga intorno al XVII secolo con l’esigenza di riscaldare delle pietanze già pronte: si narra che la tecnica sia nata nel 1895, grazie allo chef del Caffè de Paris di Monte Carlo, dove una sera a ora tarda e a cucina già chiusa, giunse il futuro re d’Inghilterra Edoardo VII, in compagnia di una bellissima donna di nome Suzette, le crepes alla lampada portano ancora oggi il suo nome. La riscoperta delle tradizioni culinarie non può certo tralasciare quelle creazioni nate dall’estro dei grandi chef e si sono poi affermate nei locali di lusso. Nella splendida cornice di Villa Lucrezio sulla collina di Posillipo, gestita da Giuseppe Fraia,  con uno stupendo panorama sul golfo di Napoli,  gli ospiti dell’importante competizione sono stati accolti dal Direttore Raffaele Cuccurullo. Gli obiettivi che si pone il concorso è quello di unire l’innovazione delle giovani leve, alla tradizione dei professionisti del settore dell’Ospitalità. L’Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi  ha lo scopo di qualificare sempre più la figura e la professione del Maître d’Hotel, valorizzandone e tutelandone la professionalità, promuovere il servizio, la gastronomia italiana ed i nostri prodotti. Main sponsor della manifestazione è stato il Pastificio Bassolino di Betty Bassolino di Frattamaggiore. Per ciascuna delle due categorie sono state previste due differenti giurie così composte: FLAMBÉ ART – presidente di giuria Valerio Beltrami, presidente nazionale Amira; Piero Ferretti, imprenditore alberghiero; Arturo Fusco, presidente APCI Campania (Associazione Professionale Cuochi Italiani); Emanuela Papaccio, AIS Campania (Associazione Italiana Sommelier); Giuseppe De Girolamo, giornalista enogastronomo. Per la giuria  RESTAURANT SERVICE SKILLS –  presidente di giuria Enzo D’Adamo, fiduciario della sezione Amira Formia; Pasquale Brillante, maestro dei vini della sezione Amira napoletana; Mario Volpe, F&B Manager dell’Hotel Excelsior di Napoli e delegato regionale dell’AIFBM (Associazione Italiana Food & Beverage Manager);  Renato De Simone, docente. Il Concorso coordinato dal Gran Maestro della ristorazione Flavio Amirante, è stato condotto da Nello Ciabatti, addetto stampa della sezione campana. La supervisione è stata curata dal Grande Maestro della ristorazione Mario Golia e dal segretario Massimo Marchini. Gli alunni durante le gare si sono esibiti con il supporto tecnico dei referenti Amira dei Campi Flegrei: Vincenzo Aulitto e Giuseppe Gaudino e dal socio Pietro Cacciapuoti. Inoltre hanno collaborato i soci Amira: Mariangela Borrelli, Vincenza Amato, Michele Costanzo, Michele Autiero e Valerio del Giudice referente Amira Benevento. Felice Casucci, Assessore alla Semplificazione Amministrativa e al Turismo della Regione Campania ha inviato una nota, letta dal conduttore della serata, nella quale si complimentava per l’iniziativa che: “Celebra non solo la nostra cucina di eccellenza ma anche l’impegno nella preparazione delle nuove generazioni che guideranno l’ospitalità gastronomica”. Casucci ha poi aggiunto: “L’Assessorato al Turismo si riconosce pienamente nello spirito di questa iniziativa che è in perfetta coerenza con i principi che hanno ispirato le azioni del nostro Piano strategico regionale”. Sono intervenuti i rappresentanti delle altre associazioni di categoria del settore turistico alberghiero e ristorazione, operatori del settore, ristoratori, giornalisti, TV locali, ed i fotografi Mario Zifarelli, Pino Attanasio e Vito Cerbone. Tra gli ospiti presenti anche il socio onorario Rosario Lopa, portavoce Consulta Nazionale per Agricoltura e Turismo e l’attrice Susanna Mendoza. Questa la classifica finale : per la categoria FLAMBÉ ART: 1°  GIUSEPPE RICCIO (I.P.S.E.O.A. DUCA DI BUONVICINO) 2°  MIMMO VENERUSO (I.I.S.ADRIANO TILGHER) 3°  ex aequo DEBORAH MOZZILLO (I.P.S.E.O.A.LUCIO PETRONIO) 3°  ex aequo EMANUIL ZEQIRI (I.P.S.E.O.A. IPPOLITO CAVALCANTI) 3°  ex aequo RAFFAELE BRANDI (I.S.I.S. ELENA DI SAVOIA) per la categoria RESTAURANT SERVICE SKILLS: 1°  ARIANNA CUCINIELLO (I.I.S.ADRIANO TILGHER) 2°  ROBERTA MONACO (I.P.S.E.O.A. LUCIO PETRONIO) 3°  ex aequo MARIANO ZERLENGA (I.S.I.S. ELENA DI SAVOIA) 3°  ex aequo NOEMI GIAQUINTO (I.P.S.E.O.A.DUCA DI BUONVICINO) 3°  ex aequo ALEJANDRA MAJANO DELGADO (I. CAVALCANTI) VINCITORE DEL 1° PREMIO “A.M.I.R.A. SCHOOL PRIZE” I.I.S. ADRIANO TILGHER di Ercolano che ha totalizzato il punteggio più alto, sommando i voti del Team nelle due categorie. I primi classificati sono stati premiati dal presidente nazionale Amira Valerio Beltrami che si è intrattenuto con i ragazzi facendo per loro una demo sulle tecniche del Flambé. L’evento si è concluso con la performance  per la preparazione di cocktail del socio Amira Lino Marchese, capo-barman del Metropole Hotel di Venezia. Dario Duro ha consegnato gli attestati di partecipazione agli Istituti e ai docenti che hanno aderito al concorso: “Elena di Savoia” con Giuseppe Cimmino, Michele Autiero e Andrea Ferraiuolo; “Lucio Petronio” con Salvatore Nugnes, Sara Papaccio e Roberto Pulcrano; “Duca di Buonvicino” con Costantino Prisco e Antonio Di Pietro; “Ippolito Cavalcanti” con Gianni Amato e Aniello Nunziata; “Adriano Tilgher” con  Luigi Di Rosa e Alfonso Buonaiuto. Harry di Prisco

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Venga a prendere un caffè da noi …. è Gratis !

Il 7 e l’8 maggio a Castel Nuovo di Napoli si terrà l’evento dedicato al caffè dal titolo: Nu bbèllu ccafè Le giornate cittadine del caffè napoletano Si può dare un valore all’Amicizia, all’Amore alle Emozioni …..? certo che no, sono sentimenti puri che non possono essere pagati ! Allora perché si dovrebbe pagare il caffè che per noi napoletani veraci è un misto di tradizione e ricordi che vengono mescolati nella “tazzulella”?  Un antico bar di via Giulio Cesare a Fuorigrotta, il bar De Bono,  ha esposto un cartello con questa scritta “Offerta del giorno: caffè, bicchiere d’acqua, zucchero, tovaglioli, cucchiaino e piattino, chiacchierata con supporto psichiatrico e appoggio morale, coccole al nostro Duca (cagnolino), bagno, info sul tempo, info sulle fermate dell’autobus:  A solo Euro 1,10: Non vendiamo caffè, vendiamo emozioni !”. Proprio per celebrare in nostro amico che ci sostiene in tutti i momenti della giornata, martedì 7 e mercoledì 8 maggio, nel  Castel Nuovo di Napoli si terrà l’evento dedicato al caffè dal titolo: Nu bbèllu ccafè. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Napoli ed è promossa e sostenuta dall’Assessorato al Turismo e alle Attività Produttive. La Giunta Comunale ha approvato una delibera per l’istituzione della giornata cittadina dedicata alla cultura del Caffè napoletano, delle sue usanze e delle sue storie, anche al fine di tutelare l’identità culturale della Città di Napoli e di valorizzare le sue tradizioni.  Negli anni è diventato un’attrattiva anche per i turisti che stanno arrivando sempre più numerosi, i quali  accanto al gusto intendono conoscere la storia e le origini del caffè. La caffettiera napoletana, conosciuta  anche come Cuccumella,  è stata inventata da un francese, nel 1771 Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone, introdusse a Napoli il caffè. Si racconta che in occasione di un ballo tenuto nella Reggia di Caserta fece servire agli invitati la bevanda scura. Martedì 7 e mercoledì 8 maggio si prevede una grande affluenza di pubblico che potrà accedere gratuitamente negli ampi spazi del Maschio Angioino che  vedrà la partecipazione di esperti del caffè, importanti torrefattori italiani, titolari di prestigiose caffetterie cittadine, maestri dell’espresso, personalità del mondo intellettuale e si candida ad essere uno straordinario attrattore di interesse turistico. Per tutta la durata dell’evento Nu bbellu ccafè  sarà offerto gratuitamente il caffè a tutti i visitatori che potranno assaggiare il caffè in molteplici versioni, nonché prepararlo di persona con la macchina a leva, guidati da baristi professionisti, e partecipare a piccoli corsi sui segreti del vero caffè napoletano. Un palco, posto nel cortile principale del castello, sarà caratterizzato da momenti di salotto culturale, interviste, iniziative sociali, presentazioni di libri, momenti d’arte e spettacolo e di confronto con gli spettatori. L’evento intende rafforzare anche la candidatura del “Rito del caffè napoletano e italiano” come Patrimonio Immateriale dell’Umanità  dell’UNESCO. Non esiste il caffè più buono poiché dipende dai gusti individuali, il convegno si pone fra gli altri scopi quello di aiutare a scegliere la propria miscela o il monorigine ideale tra le migliaia di referenze presenti sul mercato.  Il  “Manifesto del Caffè”, presentato tempo addietro, contiene principi etici e morali a cui il mondo del caffè socialmente responsabile dovrebbe tendere.  Il caffè non è una bevanda, ma una vera e propria cultura, un rito tutto napoletano che ha tradizioni di vita, ricordiamo il caffe sospeso, evoca il senso dell’ospitalità, solidarietà e convivialità; si ordina un caffè ma se ne pagano due, il barista offrirà il caffè già pagato ad un successivo cliente, non è un atto di carità, ma piuttosto come l’intenzione di condividere un piacere. Il valore identitario della cultura del caffè è per i napoletani la massima espressione della napoletanità. Harry di Prisco Eduardo de Filippo – scena del caffè

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Pizzaioli si nasce o si diventa ?

La figura del Pizzaiolo sarà al centro del convegno “Formare per crescere” che si terrà lunedì 22 prossimo presso il Parco Archeologico di Pompei con l’obiettivo di sostenere l’importanza di un riconoscimento ufficiale della figura del pizzaiolo all’interno dei programmi didattici degli Istituti Alberghieri Se si ha la fortuna di nascere in una famiglia che pratica l’arte bianca da generazioni e – ovviamente – si è portati, pizzaioli si diventa essendoci nato. Se poi un giovane è attratto dal mondo che ruota intorno alla tonda pizza, avrà da superare non poche difficoltà per imparare il mestiere a seguito di una lunga gavetta dove solo pochi emergono. Sembra facile fare una buona pizza ma non tutti sanno che occorre un bagaglio di conoscenze per studiare gli impasti, le lievitazioni gli ingredienti adatti per i topping e così di seguito. Proprio per dare una risposta a queste esigenze lunedì 22 aprile presso il Parco Archeologico di Pompei si terrà un convegno sull’importanza di un riconoscimento ufficiale della figura del pizzaiolo all’interno di programmi didattici degli Istituti Alberghieri, in tale occasione  verrà presentato il “Manuale di Formazione del Pizzaiolo”, curato da Vincenzo Iannucci, ambassador pizzaiolo di punta di Molini Pivetti, azienda della provincia di Ferrara leader a livello nazionale nel campo delle farine professionali, che insieme a Iannucci Academy – Pizzaioli in Luce ha promosso il convegno dal titolo “Formare per crescere”. Nel corso dell’evento verranno illustrati i dettagli del protocollo d’intesa siglato tra le città di Ferrara e quella di Pompei per la valorizzazione della figura del “Pizzaiuolo Napoletano” sottoscritto a Pompei lo scorso 27 febbraio, un’operazione che ha innanzitutto lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica, istituzioni politiche a livello locale e nazionale, media e associazioni di categoria, sulla necessità di inserire tra le attività didattiche e culturali degli Istituti Alberghieri d’Italia percorsi di studio scolastici dedicati alla figura del pizzaiolo, in un’ottica di sviluppo occupazionale per le giovani generazioni. La figura del pizzaiolo necessita di essere valorizzata ed inserita nel quadro della formazione scolastica alberghiera, rendendola un indirizzo di studi specifico corrispondente ad una precisa scelta di vita e di evoluzione professionale. Hanno assicurato la loro partecipazione all’evento: il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio; quello di Ferrara, Alan Fabbri; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; l’A.D. di Molini Pivetti Gianluca Pivetti,  Vincenzo Iannucci, ambassador pizzaiolo di punta di Molini Pivetti; Massimo Urbinati, dirigente scolastico dell’Istituto “Vergani – Navarra” di Ferrara, nonché delegato regionale per l’Emilia-Romagna nel direttivo della Rete Nazionale Istituti Alberghieri e Carmine Coppola, direttore del reparto di Medicina Interna, Epatologia ed Ecografia Interventistica dell’Ospedale di Gragnano. «Come azienda Molini Pivetti – spiega l’A.D. Gianluca Pivetti – io e la mia famiglia siamo fieri di essere promotori di questo convegno e possiamo confermare il nostro impegno nel sostenere e valorizzare questo ultimo anello della nostra filiera, come abbiamo già fatto per il nostro primo anello, l’agricoltore. Ci tengo a sottolineare che per noi la Pizza esprimerà il suo completo valore solo quando sarà riconosciuto il giusto valore anche all’artigiano Pizzaiolo, portando questa arte fra i banchi di scuola». Aggiunge il sindaco Carmine Lo Sapio: «Pompei è Patrimonio dell’Umanità e l’umanità deve beneficiare dell’indotto turistico. Questo è il mio ‘credo’ che mi porta ad aprire i confini verso i comuni limitrofi, e non solo. Il protocollo siglato con il collega di Ferrara, firmato non a caso, nella città che, secondo la storia, è la patria della pizza, va a costruire un processo che si apre al territorio e che coinvolge i giovani dei nostri territori». Dunque il messaggio che parte da Pompei, patrimonio Unesco, è in linea con le motivazioni che hanno spinto l’Unesco ad inserire l’Arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio immateriale dell’umanità, trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato. Anche il sindaco Manfredi ritiene che: «La figura del pizzaiolo nella tradizione gastronomica napoletana ha un ruolo di grande rilevanza per manualità, creatività e senso di comunità». Occorre quindi che l’accesso alla professione, tramite percorsi formativi di settore «sia  un’ottima opportunità per i più giovani e un modo per sostenere un comparto centrale per i nostri territori» conclude il sindaco di Napoli. Tra gli obiettivi che il Comune di Pompei, il Comune di Ferrara e Molini Pivetti si sono prefissi figurano: l’attivazione di specifiche collaborazioni con gli istituti alberghieri delle due città; la promozione di percorsi scolastici e formativi sui temi dell’Identità tra Passato e Futuro; nonché l’organizzazione di iniziative di comunicazione e sensibilizzazione sul valore culturale e professionale della figura del Pizzaiuolo napoletano, anche in un’ottica di sviluppo occupazionale per le giovani generazioni. La valorizzazione del Pizzaiolo, uno dei simboli del Made in Italy nel mondo, è particolarmente sentita in quanto nell’elenco delle categorie previste dal DDL S. 1010 (definito Legge Massari) approvato dal Senato nella giornata di mercoledì 10 aprile, concernente l’istituzione del premio “Maestro dell’arte della Cucina Italiana”, manca  proprio quello di “Maestro dell’arte della pizza”. Harry di Prisco

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Presentato il libro di Antonella Amodio Calici&Spicchi cento ed un modo per abbinare bene i vini alle pizze

Calici&Spicchi racconta una storia d’amore fra il vino e la pizza Questa è una storia di separati in casa: il Vino era stato relegato in una buia e polverosa cantina con la scusa che così “diventava più buono !” mentre la padrona di casa, la Pizza dal cuore rosso fuoco del pomodoro, faceva faville nella sala con i suoi colori sgargianti e cambiando di continuo abito. Capirete che in una tale situazione il tradimento con la bionda e affascinante Birra dall’animo freddo e dal gusto nordico era inevitabile! cosa doveva fare la Pizza, si mise  in coppia e il resto è storia dei nostri giorni. I giovani, orrore solo a dirsi, preferirono poi far accoppiare la Pizza alla Coca Cola per una moda che ci giunge dagli States. Fortunatamente per noi è arrivata la giornalista e scrittrice Antonella Amodio che, a seguito di una lunga e dettagliata ricerca, ha messo le cose a posto. Antonella ha trovato gli abbinamenti giusti per i due coniugi, per troppo tempo separati. «Dal mio libro si può sperimentare l’abbinamento vino-pizza conoscendo le regole fondamentali del matrimonio e diffondere la cultura degli abbinamenti – commenta Antonella – il vino storicamente è sempre stato associato alla pizza fin dall’antichità. A Pompei recentemente è stato ritrovato un affresco che raffigura un vassoio con una coppa di vino e una focaccia, l’antesignana della nostra pizza. Già nel 1975 fu fatto un esperimento di abbinamento con la pizza attraverso un vino della cantina Perrazzo di Ischia raffigurante sull’etichetta la maschera Pulcinella». Antonella Amodio  è nata e vive a Caserta, giornalista, sommelier e appassionata di cucina con un’esperienza trentennale nel settore enogastronomico. Per lungo tempo si è trasferita a Montalcino per collaborare come manager con Franco Biondi Santi. Ha curato varie guide specializzate di vino e food e cura una rubrica per Wine&Food Blog di Luciano Pignataro. Come abbiamo visto l’amante della Pizza è la Birra, per sfatare questo falso mito nei giorni scorsi è stato presentato il libro di Antonella  Amodio Calici&Spicchi  edito da Malvarosa presso il ristorante napoletano Fonderì Pizza Glamour di Via Caravaggio. L’evento è stato organizzato da La Buona Tavola Magazine, un giornale che sa e parla di buono diretto da Renato Rocco il quale, nel presentare il volume, ha evidenziato come la nostra produzione campana di vini sia stata sacrificata a vantaggio dei vini italici del nord. « Antonella Amodio ha lavorato nel settore dei vini per molti anni, chi meglio di lei poteva scrivere questo libro che coglie degli aspetti inediti citando 101 pizzaioli, la vera carica dei centouno» ha evidenziato il giornalista Rocco.  Antonella ha poi dichiarato che non è stato facile mettere insieme tante ricette, fra i vari modi di proporre gli  abbinamenti suggerisce quello cromatico, come usava fare la mamma: con una pizza rossa andrà servito un vino rosso, un metodo veloce ed efficace. Il libro è dedicato ai vini campani per smentire che il vino della nostra regione non è all’altezza di quelli delle altre regioni del nord Italia, occorre pertanto valorizzare la nostra produzione vinicola. Per Antonella l’abbinamento più difficile è stato individuare il vino adatto alla pizza con i carciofi, mentre l’abbinamento della pizza con la Nutella con i vini dolci è stato quello più divertente. Conclude Antonella «Sono cresciuta in un mondo contadino dove i miei nonni avevano a tavola sempre un bicchiere colmo di vino». Alla pizza la “La Mia Marinara” di Carmine Pellone è stato abbinato la Falanghina del Sannio Taburno della cantina La Fortezza dal profumo di cedro, albicocca e frutti della passione, che trova corrispondenza al gusto, nelle note saline e di retrogusto di agrumi. Equilibrata, ampia nell’espressione del vitigno e con un ottimo corpo. Aggiunge Valeria Avara, la sommelier dell’AIS Napoli di Fonderì Gourmet: «Questo vino si abbina perfettamente alla pizza di Pellone “La Mia Marinara”  poiché accompagna l’acidità del pomodorino giallo e la dolcezza di quello rosso creando un perfetto equilibrio, esaltando la sapidità e allungando la persistenza». La Scuola Medica Salernitana  citava “Vina bibant homines, animantia cetera fontes” in risposta alla domanda “se il vino faccia bene o male”, troppo scontata in una località come il Taburno, terra del vino il quale ha sempre accompagnato la storia umana dagli albori della coltivazione, l’uomo si è sempre posto tale domanda,  il vino, se preso con moderazione  non nuoce di certo apportando benefici  sul nostro organismo, in particolar modo al cuore e al cervello. Il libro “Calici&Spicchi” di Antonella Amodio, con la prefazione di Luciano Pignataro, verrà presentato in varie location campane, nonché al Vinitaly di Verona presso il Padiglione Campania, durante gli incontri sarà possibile ritirare una copia del volume e partecipare a degustazioni di vino e pizza, un’occasione imperdibile per sperimentare l’abbinamento. Il locale Fonderì Gourmet, aperto nel 2021, non è la solita pizzeria, ci tiene a sottolineare Maria  Rosaria Cocozza, responsabile di sala: « Già dal primo impatto si può vedere che le luci e i colori degli arredi  tendono ad un abbinamento alle portate con topping altrettanto colorati  come anche gli impasti delle farine. La tipologia del locale è quella di proporre alla nostra clientela accostamenti di sapori che possono rivelarsi “esperienze” e sorprendere quelle che sono le aspettative dando la possibilità di provare varie consistenze di impasti di pizze. Il menù è stato elaborato su questa linea – continua la Cocozza –  avendo avuto anche la collaborazione di chef esterni stellati con i quali abbiamo anche realizzato delle serate a quattro mani. Prossimamente apriremo a Mergellina un nuovo locale che si chiamerà Fonderì Experience per soddisfare i clienti che chiedono di provare più sapori con impasti diversi». E’ seguito poi un percorso degustativo di pizze con diverse tipologie di impasto, ognuna abbinata ad una diversa tipologia di vino. Questo il menù degustazione della serata. Starter con una frittatina di pasta impanata alla gricia, con crema di pecorino e guanciale, un entrée sormontato da una tartare di gamberi. L’Antipasto è stato accompagnato da un Soave classico di Pieropan del 2023, 85% di Garganica e 15% di Trebbiano

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Franco e i suoi pastori artistici di cioccolato

Nella ricorrenza dell’Immacolata il Gran Bar Franco di Napoli ha donato pastori artistici di cioccolato L’Avvento è il periodo dell’anno in cui predominano i dolci natalizi, dai panettoni ai pandoro, dagli struffoli ai roccocò e così di seguito. Pastori artistici di cioccolato non si ricordano nei tempi recenti. La curiosa e simpatica iniziativa del Gran Bar Franco  in viale Augusto a Fuorigrotta, e del suo giovane titolare Giuseppe Marzio, farà certamente discutere in famiglia, magari mentre si tirano i numeri della tombola. Nella smorfia napoletana il cioccolato è rappresentato dal n 10, agiatezza e benessere; il pastore fa 12, e indica gioia in famiglia; in ultimo il bar fa 41, e indica voglia di scappare dallo stress della vita quotidiana, questo un terno sicuro da giocare e poi …con un poco di fortuna….Nella giornata dell’Immacolata appena trascorsa, sono stati donati delle copie di pastori di cioccolato, fino ad esaurimento delle scorte, ai clienti che sono entrati in negozio, dalla mattina fino al tardo pomeriggio. I pastori di cioccolato verranno esposti tra i pastori veri nel presepe classico napoletano di San Gregorio Armeno, realizzato dal maestro Marco D’Auria, per tutto il periodo delle feste, fino all’Epifania. Questo è stato il debutto ufficiale delle Feste di Natale 2023. L’iniziativa di Giuseppe Marzio, celebra  la tradizione del presepe nel segno della golosità con i pastori di cioccolato tra quelli veri del maestro D’Auria. Le famiglie napoletane sono solite nel giorno dell’Immacolata addobbare la casa a festa per Natale, con albero, luci e presepe. L’innovazione, invece, fa spuntare quest’anno dei ghiotti pastori di cioccolato all’interno di un presepe classico napoletano, realizzato da un maestro di San Gregorio Armeno. L’idea di Giuseppe è semplice ma allo stesso tempo ricca d’amore per la tradizione delle feste: aggiungere dei pastori interamente fatti di cioccolato in un presepe anch’esso completamente lavorato artigianalmente, come si usa a Napoli. «Il presepe è un’istituzione, ed una cultura sacra, intoccabile» spiega Giuseppe. Cinque i soggetti, tra cui ovviamente Gesù Bambino e due dei tre Re Magi, oltre all’asinello, faranno capolino tra le grotte, i balconcini e le botteghe in miniatura messi a punto con dedizione e dovizia certosina di particolari dal maestro D’Auria. Nei giorni dell’allestimento, che ha preceduto l’inaugurazione, l’opera ha già attirato l’attenzione di molti clienti curiosi. Cioccolato al latte finissimo, preparato dal laboratorio del Bar Franco, che risale al 1945,  unito alla passione per il presepe, vanto e orgoglio artistico di Napoli nel mondo, che alcuni anni addietro è stato ad un passo dal riconoscimento UNESCO. L’iniziativa simbolica dell’8 dicembre vuole dare al quartiere Fuorigrotta quel tocco di magica dolcezza che durante le feste di Natale non guasta mai. Harry di Prisco

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La quinta tappa di Baccalà Village a Pignataro Maggiore

Lo chef “scellato” Antonio Peluso attende gli estimatori del baccalà in Piazza Umberto I Fino a domenica 10 sarà possibile visitare il Baccalà Village, dalle 19 alle 24, per gustare i deliziosi manicaretti a base del prelibato pesce. Una tre giorni enogastronomica nell’Alto Casertano dal sapore tipicamente natalizio per la kermesse organizzata dallo chef “scellato” (come ama autodefinirsi da tempo) Antonio Peluso, ideatore della Locanda del Baccalà di Marcianise (CE). Complice l’atmosfera con le luci e l’albero di Natale nella centralissima Piazza Umberto I, questo evento all’insegna del baccalà si propone un obiettivo preciso, come spiega Peluso: «Il baccalà è da sempre l’alimento principe delle feste natalizie, soprattutto al Sud e in versione fritta, e non può certo mancare il fritto nel nostro menu, la vera grande sfida è anticipare i tempi col debutto ufficiale delle feste natalizie nel ponte dell’Immacolata, portando il baccalà in piazza in versione street food, fuori dalla cucina di casa per una volta e dai fornelli del Natale». La manifestazione, in questo ultimo appuntamento dell’anno dedicata al pesce povero “diventato chic” è patrocinata dalla Provincia di Caserta e dal Comune di Pignataro Maggiore ed è realizzata in partnership con la pro-loco PINETARIVM della cittadina casertana. Questa quinta edizione presenta due novità: la bruschetta alla genovese di baccalà e l’inedito assoluto della pasta e fagioli con baccalà; verranno riproposti i piatti già graditi nelle precedenti tappe come: i paccheri al pomodorino, olive, capperi e baccalà; il baccalà fritto e le crocchette di baccalà insieme alla genovese di mare. Confermata anche la zuppa di baccalà e patate al cartoccio, e, ovviamente spazio ai dolci di Natale con la pastiera napoletana per dessert, oltre alla classica sfogliatella e al cioccolatino al baccalà inventato da Peluso. Per i più giovani non mancheranno le crepes come alternativa dolce alla pasticceria più tradizionale. Si potrà optare fra tre menù, il primo menù con sfizio: primo piatto, bibita, dolce e caffè; la seconda proposta con sfizio, secondo piatto, bibita, dessert e caffè; la terza opzione è il menù completo con sfizio, primo piatto, secondo, bibita, dolce e caffè. Gli auguri si faranno sotto il grande albero natalizio di Pignataro Maggiore; Sabato 9 dicembre sul palco del Baccalà Village si esibirà il comico Mino Abbacuccio, proveniente direttamente da Made in Sud, mentre domenica 10, ultimo giorno del Baccalà Village e “finale di stagione”, la  cover band dei Queen intratterrà i visitatori dando loro appuntamento al 2024 per una nuova edizione del Baccalà Village a cui Antonio Peluso sta già lavorando. Harry di Prisco

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Concluso a Venezia il 55° Grand Chapitre d’Italie della Chaîne des Rôtisseurs

L’Association Mondiale de la Gastronomie ha accolto il giornalista enogastronomico Harry di Prisco, V.Chargé de Presse; la Sommelier Chiara Petitti e lo Chef giapponese Misao Ozone,  Chef Rôtisseur Grande successo della Delegazione di Frosinone al  Congresso Internazionale Il Bailliage di Frosinone per la Chaîne des Rôtisseurs, capitanato dalla Bailli Maria Grazia Pisterzi, ha partecipato al 55° Chapitre tenutosi in uno scenario unico, la bellissima città di Venezia. Insieme alla Pisterzi sono intervenuti da Frosinone al Congresso Internazionale: Bruno Polidori, Vice Argentier Honoraire; Mario Amedeo Folliero, Chef Rôtisseur. I veri protagonisti sono stati i nuovi soci del Bailliage: il giornalista enogastronomico Harry di Prisco, Vice Chargé de Presse; la Sommelier Chiara Petitti, lo Chef giapponese Misao Ozone, Maitre Rotisseur. I nuovi adepti hanno ricevuto in questa occasione le insigne durante la solenne cerimonia delle  Intronizzazioni  nel corso del Grand Chapitre di Venezia, presso la Scuola Grande della Misericordia, con il giuramento, la proclamazione e l’imposizione della spada sulla spalla pronunciando la formula di rito. Dopo la manifestazione è seguita una cena di gala alla quale hanno partecipato circa 500 tra soci e amici della Chaîne, tenutasi al secondo piano dello storico edificio cinquecentesco della Scuola Grande della Misericordia che presenta ancora affreschi di  Alvise da Friso, tra le finestre i Dodici Profeti Maggiori, uno spazio dove storia e cultura dialogano con il territorio. La Chaîne des Rôtisseurs, è un Accademia Internazionale di Gastronomia, presente in tutto il mondo con i suoi 25.000 associati, rappresenta oggi un punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza ed è universalmente riconosciuta quale sinonimo di prestigio per i suoi membri che ne rispettano i suoi principi fondamentali: l’amore per la gastronomia e il valore dell’amicizia; la mission è la condivisione di valori gastronomici e la cultura della tavola. Nata nel 1950 a Parigi la Chaîne des Rôtisseurs conta migliaia di gruppi nel mondo. Solo in Italia superano i novecento associati, lo scopo è la promozione di valori e cultura della gastronomia con alla base la sincera amicizia e il piacere della tavola. Unico obiettivo: raggiungere la vera gioia della convivialità. L’Accademia è presente in Ciociaria da circa quindici anni grazie a Maria Grazia Pisterzi, docente di cucina, pizzeria e panificazione la quale era proprietaria del Ristorante di famiglia “La Campanella”, nel quale ha lavorato per 40 anni con  mamma Rosina, ed è sicuramente fra le Ladies Chefs in attività la più conosciuta d’Italia e non solo, rappresentando egregiamente il Made In Italy. I suoi successi culinari e i suoi eccezionali lavori artistici con la pasta di pane, eseguiti con una tecnica esclusiva,  la annoverano fra gli artisti più bravi di questo settore così particolare. Dopo qualche anno è stata scelta per rappresentare la Terra Ciociara, dando vita alla delegazione di Frosinone de la Chaîne. Gli altri soci del Bailliage di Frosinone sono: Daniele Frioni Chef Rôtisseur; Rita Veglianti Chef Rôtisseur; Liberato Altobelli Vice Argentier; Antonio Carlini Chef Rôtisseur; Tania Calicchia Sommelier. Tanti gli eventi promossi per gli associati, su invito ma non esclusivi, come convivi, conferenze, congressi, concorsi, capitoli, esposizioni, dimostrazioni culinarie e gastronomiche. Presto sarà disponibile un’applicazione sul cellulare accedendo alla quale potranno essere consultati tutti gli eventi e relativi appuntamenti programmati dai vari Bailliages sparsi nel mondo, che si affiancherà alla rivista annuale di ca. 100 pagine di notizie e informazioni dei grandi eventi internazionali. Gli associati si distinguono in: “Professionnels”, le persone direttamente impegnate nel settore dell’enogastronomia; in particolare, gli chef, i proprietari, i gestori, i direttori o i dipendenti di un ristorante  e  “Amateurs”, le persone  che non sono professionisti del settore della gastronomia e della ristorazione. La Chaîne des Rôtisseurs vede la luce idealmente nel 1248, quando Etienne Boileau, prevosto di Parigi, scrive su commissione del re Luigi IX, il “Libro dei Mestieri”. È un testo rivoluzionario con il quale il monarca, poi salito alla gloria degli altari come San Luigi dei Francesi, liberalizza tutte le professioni. Da quel momento ogni mestiere, abbinato ad una confraternita, si poteva esercitare liberamente. Tra questi, anche gli Oyeurs, gli arrostitori di oche (rôtisseurs). La storia della Chaîne parte dunque da lì.  Dopo varie vicende storiche, durante la Rivoluzione francese col governo di Napoleone Bonaparte furono cancellati  tutti gli ordini religiosi e le confraternite, finché nel 1950 viene rifondata a Parigi la confraternita da un gruppo di gastronomi e giornalisti. Da allora l’Associazione è cresciuta di molto, tanto che oggi  è presente con i “cavalieri della gastronomia” in tutti i continenti. A reggere oggi il Bailliage Nazionale è  Enrico Spalazzi, mentre Roberto Zanghi, Consigliere Magistrale, è stato incaricato dalla Chaîne mondiale di presiedere il Capitolo di Venezia, con la cerimonia clou alla Scuola Grande della Misericordia. All’evento sono intervenuti, oltre a numerosi  associati storici, provenienti non soltanto da tutt’Italia, ma anche da ogni altra parte del mondo. Il “Bailliage d’Italie” è parte ed emanazione dell’associazione internazionale “Chaîne des Rôtisseurs – Association Mondiale de la Gastronomie”, con sede in Parigi, e – in base allo Statuto –  ha lo scopo di promuovere, in tutte le Regioni d’Italia, i valori gastronomici e la cultura della tavola nel senso più ampio, in tutte le materie relative a cibi o bevande nonché diffondere e incoraggiare lo sviluppo delle arti  culinarie. http://chaine-des-rotisseurs.it/it/la-chaine Harry di Prisco

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