Il pesce è una fonte molto importante di micro-nutrienti, sali minerali, proteine e acidi grassi essenziali e contribuisce quindi in modo significativo alla dieta di molte comunità.
Per il 2017 la FAO ha stimato un consumo globale di pesce di 153 milioni di tonnellate: 67 milioni di tonnellate sono i consumi di pesce fresco o refrigerato, 44 milioni di tonnellate quello surgelato e 19 milioni per quello conservato, con oltre 20 kg annui di consumo pro capite (Rapporto FAO, 2018)
La quantità e le differenti tipologie di pesce consumato variano a seconda dei paesi e delle regioni, riflettendo la disponibilità in natura di determinate specie, i gusti, le culture alimentari e i livelli di reddito.
Per alcune nazioni insulari, come il Giappone e l’Islanda, ad esempio, il pesce è un elemento cruciale della dieta, visto che localmente non sono disponibili molte altre fonti di proteine animali.
In Italia, i consumi di prodotti ittici interessano la quasi totalità delle famiglie: l’indice di penetrazione è del 99%: infatti chi non ha in casa una scatoletta di tonno in scatola! Pensate che ogni famiglia Italiana ne consuma in media di 20,9 kg mentre il totale nazionale è pari a 455 mila tonnellate .
SE NON SAI CHE PESCI PRENDERE
Le attività di produzione di pesce non sono prive di rischi per l’ambiente e le comunità interessate. Il consumatore ha, tuttavia, a sua disposizione diversi strumenti per compiere un acquisto responsabile e consapevole.
Esistono infatti etichette e certificazioni che assicurano che il prodotto risponda a determinati requisiti in materia di sicurezza, salubrità e rispetto per l’ambiente.
Ad esempio, oggi sentiamo tanto parlare di alimenti biologici e anche il pesce da qualche tempo può rientrare in questa categoria.
Ma che cosa si intende esattamente con l’espressione “biologico” e che vantaggi ci sono per il consumatore?
Innanzitutto dobbiamo chiarire che il pesce biologico non si identifica con il pesce selvatico: la produzione ittica biologica richiede infatti il completo controllo del processo produttivo, dall’uovo fino al pesce adulto.
Quindi questa definizione riguarda solo il pesce di allevamento che, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, ricoprirà negli anni futuri un ruolo sempre più importante nell’approvvigionamento mondiale di specie ittiche.
L’allevamento di pesce biologico ci promette un prodotto garantito e sicuro, ottenuto senza compromettere l’ambiente e le risorse naturali, nel rispetto del pieno benessere degli animali allevati.
Dal momento che gli organismi internazionali, come la FAO o l’Unione Europea non hanno redatto una normativa in materia per l’acquacoltura biologica, svariati enti privati di certificazione hanno creato disciplinari per l’allevamento di alcune specie secondo i principi del biologico, creando marchi che rendono riconoscibili i prodotti.
Inoltre, come tutto il pesce di allevamento, ogni esemplare è etichettato per garantire le tracciabilità di tutto il ciclo produttivo.
Oltre al marchio di certificazione biologica, un altro interessante strumento per aiutarci a compiere acquisti più responsabili riguarda il tonno in scatola e si chiama etichetta “dolphin safe”. La pesca può essere molto dannosa per l’ecosistema marino, ne è un noto esempio quello che accade per la pesca dei tonni, durante la quale capita che vengano uccisi i delfini che nuotano insieme ai loro.
Le confezioni che riportano l’etichetta “Dolphin safe” oppure “Amico dei delfini” assicurano quindi il consumatore che i metodi di cattura usati sono tali da non provocare la morte dei delfini.
Quale pesce mangiare? E cosa scegliere tra pesce pescato e pesce allevato?
Non è facile rispondere a queste domande, la scelta dipende da molti fattori.
E’ consigliabile cercare di evitare il pesce non sostenibile, cercando di orientarsi leggendo i numerosi siti web sul tema, come ad esempio Fishonline, e le numerose guide, tra cui la Guida ai consumi ittici di Greenpeace.
In generale possiamo dire che sono considerati sostenibili prodotti come le sardine e gli sgombri, specie collettivamente riferite con il nome di “pesce azzurro”, di solito pescate con le reti a circuizione.
Questo metodo di pesca non provoca danni ai fondali e di solito le catture accessorie (bycatch) sono trascurabili.
Riguardo ai prodotti dell’Acquacoltura, tra i più sostenibili è probabilmente la produzione nazionale di cozze