Nata in Germania negli anni Venti sulla base degli insegnamenti del filosofo esoterista austriaco Rudolf Steiner, l’agricoltura biodinamica considera come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso (la terra è un organismo vivente e le piante sono suoi organi che respirano e digeriscono).
Il metodo biodinamico, che ha basi in parte filosofiche e in parte scientifiche, si fonda su due principi fondamentali:
• il compostaggio: per migliorare la qualità del terreno e dei raccolti restituendo alla terra le “energie vitali”, si utilizzano preparati di origine vegetale e animale che intensificano i processi di formazione dell’humus nel terreno, favoriscono il miglioramento della qualità dei frutti, regolano e ottimizzano i processi di compostaggio dei materiali organici;
• Il calendario: le operazioni colturali (preparazione del terreno, semina, coltivazione e raccolta) seguono i ritmi del cosmo, sono cioè legate alla posizione della luna e di altri pianeti al momento dell’operazione.
Naturalmente è vietato l’utilizzo di erbicidi e pesticidi, sostituito dalla stimolazione della vita microbica e dall’uso di pratiche colturali tradizionali (quali rotazioni, coltivazione di leguminose per arricchire il terreno di composti azotati, aerazione del suolo, utilizzo di piante adatte al territorio, ecc.).
I punti critici dell’agricoltura biodinamica
Secondo i sostenitori della teoria biodinamica più di sessanta anni di esperimenti hanno dimostrato che, unitamente ad altre tecniche agricole, è possibile massimizzare la qualità dei prodotti e nello stesso tempo ottenere rese molto vicine o a volte superiori a quelle convenzionali.
Alcuni oppositori contestano, invece, che non ci sia nulla di scientifico nei suoi insegnamenti e che si possono ottenere risultati analoghi applicando i principi della agricoltura biologica.