Il cibo, proprio perché assolutamente necessario per la nostra sopravvivenza è sicuramente uno degli aspetti che ci coinvolge maggiormente nella vita quotidiana. Quasi un terzo della nostra impronta ecologica sul pianeta è dovuta all’alimentazione. Fragole e pomodori a gennaio, agnello e mele dalla Nuova Zelanda, noci dagli Stati Uniti, cetrioli e lattuga coltivati in serra: oggi possiamo permetterci qualsiasi alimento in ogni stagione e proveniente da ogni parte del Mondo. Ma questi nostri capricci hanno un prezzo non indifferente per l’ambiente, in quanto generano inquinamento sia a livello di produzione che di trasporto. Il percorso verso una società sostenibile passa quindi anche attraverso il cibo e la nostra tavola. Nell’alimentazione è necessaria una maggiore efficienza energetica tramite la scelta di prodotti regionali e di stagione come pure la promozione di marchi ecologici come il bio. Inoltre un consumo più consapevole di carne e pesce è più che mai indispensabile.
Acquistare il cibo è un’ operazione che va fatta con consapevolezza, tenendo bene in considerazione la stagione e la provenienza. Questo per evitare lunghi trasporti e la produzione di frutta e verdura in serre riscaldate tramite combustibili fossili.
Un chilo di asparagi acquistati in febbraio e provenienti dal Messico provocano ad esempio il consumo di quasi 5 litri di petrolio per la loro produzione e trasporto. Gli stessi asparagi coltivati in Svizzera ed acquistati in maggio causano il consumo di solo 0.3 litri di petrolio. Un chilo di fragole da Israele acquistate in febbraio necessitano il consumo di 5litri di petrolio, quelle svizzere acquistate in giugno solo 0.2litri. La produzione di verdure in serra durante la stagione invernale necessita dal 20 all’80% di energia in più rispetto ad una produzione in campo aperto.
La sostenibilità nell’alimentazione passa quindi senza dubbio dalla promozione del cibo di provenienza locale.
L’autosufficienza alimentare su scala regionale o nazionale andrebbe favorita dando all’agricoltura l’importanza che si merita, mettendole a disposizione anche i mezzi finanziari necessari per sopravvivere ed evitando di sacrificare continuamente terreno agricolo.
Gli alimenti prodotti in modo biologico comportano emissioni nettamente inferiori e richiedono molta meno energia.
Purtroppo solo il 5% dei prodotti alimentari venduti possiede il marchio “bio”. Nelle superfici coltivate secondo gli standard biologici non si ricorre all’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici, riducendo sensibilmente l’inquinamento delle acque e del terreno e contribuendo quindi a ridurre i consumi energetici per la sintesi dei concimi chimici.