La parola ‘frittella’, come il verbo ‘friggere’, ha un’origine etimologica onomatopeica: deriva il suo nome dal “rumore”, dallo sfrigolio dell’unto nella padella.
Era una pietanza, e un metodo di cottura, allora come oggi, molto comune e non è difficile reperire anche nei testi letterari la loro menzione
Dal Libro de arte coquinaria Composto per lo Egregio Maestro Martino da Como (sec.XIV) Coquo olim (un tempo) del Reverendissimo Monsignor Camerlengo et Patriarca di Aquileia
Piglia un poco di fiore di farina, et distemperala con ova et un poco di cannella et zafrano perche’ sia gialla, et habi de le foglie di salvia integre, et ad una a una l’intingerai e involterai in questa tale composizione, frigendole nel strutto o in buon olio.
- 15 foglie di salvia
- 100 g di farina
- 1 uovo
- 1 bustina di zafferano
- 1 pizzico di cannella
- sale
- olio di oliva
Lavare e asciugare le foglie di salvia.
Unire all’uovo la cannella, lo zafferano e un pizzico di sale e sbatterlo come per fare una frittata.
Aggiungere la farina poco alla volta per evitare grumi.
La pastella dovrà risultare piuttosto densa.
Immergere le foglie nella pastella e friggerle nell’olio ben caldo, rigirandole per farle dorare da ambo i lati.