Giuseppe Auricchio

Campania, I Tipici

Le due Stelle del Ravida Resort di Pompei

“La pizza del Pomodorì  veste lo spazio di colori e profumi e quando arriva in tavola si innamora il mondo” «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni», così disse Eleanor Roosevelt, ispiratrice del movimento americano per i diritti civili,  questo il motto che ha ispirato il pizzaiolo Nicola Cesarano nella sua crescita professionale. Nicola ha iniziato questo lavoro, credendo in un sogno. Classe ’95, nativo di Boscoreale alle porte di Napoli, ha mosso i primi passi nel mondo della ristorazione mettendo a disposizione la sua passione, dedizione e professionalità al servizio di “sua maestà” la pizza. Un impasto con lunga lievitazione e maturazione che conferisce leggerezza e digeribilità, ricercatezza dei prodotti e raffinata lavorazione si concentrano nella pizza contemporanea firmata “Cesarano” i cui sapori esplodono e si ritrovano in una vera e propria esperienza di gusto. Dalla classica Margherita alle pizze gourmet, Nicola Cesarano da due anni presso la pizzeria Pomodorì – pizzeria napoletana, gestita degli imprenditori Anna Talamo e Raffaele Vingiani,  è impegnato a proporre nuove sensazioni e nuove emozioni facendo del suo lavoro la sua unica e grande passione. Nicola si potrebbe dire che è nato con la pala di pizzaiolo in mano data la sua giovane età. A quattordici anni già infornava le pizze facendo attenzione a tutti i particolari dei suoi maestri per “rubare” loro il mestiere: Vincenzo Iannucci, Gianfranco Iervolino, Raffaele Bonetta e Salvatore Costa i nomi dei famosi maestri partenopei dell’arte bianca, ognuno con la propria caratteristica. La collaborazione a Firenze con  Giovanni Santarpia, il cui locale è stato insignito dei tre spicchi del Gambero Rosso, è stata  fondamentale per Cesarano che ha potuto in tal modo mettere a confronto i due modi di preparare la pizza, quello di Napoli e quello toscano di impronta partenopea,  con sfumature che  hanno consentito al nostro di elaborare una propria visione per  la realizzazione degli impasti e delle farciture. Cesarano ha partecipato recentemente al Cibus di Parma, dove ha tenuto una masterclass presso lo stand di Solania, azienda leader del settore nella raccolta, produzione e trasformazione del pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino, e alla Mostra D’Oltremare per Tuttopizza 2024. La collocazione della pizzeria Pomodorì – pizzeria napoletana a Pompei facilita la ricerca di prodotti freschi e di alta qualità provenienti dagli orti locali, di una terra fertile per i minerali di cui è ricca a causa della vicinanza con il Vesuvio. Prima dell’eruzione l’attività principale dei commercianti di Pompei consisteva nella vendita dei prodotti agricoli che sfruttavano i benefici del terreno vulcanico. Anche i moderni abitanti della regione hanno tratto vantaggio da questa eredità vulcanica in quanto l’agricoltura prospera ancora oggi, con aziende agricole che producono prodotti di alta qualità. La pizza di Nicola Cesarano, si è evoluta nel tempo e ormai consolidata nello stile contemporaneo (cornicione alto e pronunciato, a “canotto”, e alveolato), s’inserisce in un contesto locale che offre pizze già di altissima qualità, distinguendosi a sua volta. Scegliere questa pizza significa avere a che fare con un prodotto realizzato con ingredienti accuratamente selezionati, partendo dalla farina del Mulino Petra. Nell’impasto preferito da Cesarano vengono miscelate due diverse farine di tipo 1 e una di tipo 0. La cottura avviene in un forno a legna classico mentre, per quanto riguarda l’idratazione della pizza, ci si mantiene tra il 70 e il 72%. Si va dunque dalla pizza doppio crunch alla pizza fritta ripassata nel forno elettrico, dalla focaccia alta alla pizza cotta nel rutiello. A ciò si aggiungono i frequenti esperimenti con altri tipi di farine come quella di segale, riso e orzo, quella integrale o allo zafferano. La combinazione degli ingredienti freschi e di una maestria artigianale nell’arte bianca consente un’esperienza indimenticabile. Pomodorì è diventato un punto di riferimento per gli amanti della buona tavola, offrendo un’esperienza culinaria completa, anche grazie ai topping creati in collaborazione con lo chef resident Giuseppe Auricchio del ristorante del Ravida Resort, in un ambiente confortevole e garbato, accolti dal direttore di sala e sommelier Andrea De Simone. Il Ravida Resort di Pompei, a poche centinaia di metri dalle stazioni ferroviarie e dall’uscita dell’Autostrada del Sole Salerno – Reggio Calabria nei pressi del casello Pompei – Scafati,  è circondato da un lussureggiante giardino e da fontane. La location, con arredi chiari e moderni,  è divisa in più sale: il ristorante per eventi e uno più raccolto ed un altro locale per la pizzeria. Riprendendo il concetto della Roosevelt in merito al futuro, che appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni, la collaborazione di uno chef famoso come Auricchio con un pizzaiolo, giovane ma già affermato come Cesarano, è fra i primi esperimenti vincenti di due mondi che hanno preso finalmente a dialogare fra loro: quello della cucina e quello della pizzeria. Da tanto tempo si auspicava questa collaborazione.  Ogni giorno  nel nostro paese vengono sfornate 8 milioni di pizze, nell’anno scorso si sono aperte oltre 3.700 nuove attività con pizza, su più di 18.200 nuove attività di ristorazione, in pratica il 20% del totale. Pertanto il mondo pizza non può più essere trascurato, necessitando di maggiore attenzione. Recentemente è stata diffusa la notizia che dai nuovi scavi a Pompei è emersa la raffigurazione di quello che sembra un antenato della pizza, non può che rallegrarci che le due Stelle del Ravida-Pomodorì brillino proprio nel firmamento di Pompei. Il menù degustazione Entrée di benvenuto: una montanara con pomodoro San Marzano DOP e Grana Padano; frittatina di pasta ai tre pomodori al cuore filante di fiordilatte panato al tarallo “sugna e pepe” Pizza contemporanea La Napoli Sbagliata: topping con un’ombra di pomodoro San Marzano DOP, pomodorini rossi del Vesuvio, olive nere Caiazzane, (in uscita) pomodorini gialli semy-dry, polvere di aglio nero di Vogliera, confettura di pomodoro, basilico e olio EVO O ‘rutiello: topping con moscardino affogato, polvere di olive nere di Caiazzo (CE), clorofilla di prezzemolo e olio EVO. Pizza fritta e al forno: mortadella artigianale IGP, stracciata, acciughe di Sciacca, zeste di limone, basilico e olio EVO,  abbinamento di Falanghina

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Al Ravida  i colori e i sapori della primavera nelle creazioni dello chef Auricchio

Al Ravida Resort di Pompei presentato il nuovo menù di primavera L’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage di Frosinone in prima linea per i valori della cultura della gastronomia e per la cultura della tavola La primavera è ormai arrivata anche se le temperature di questi giorni non lo dimostrano, è il  periodo dell’anno in cui gli uccellini iniziano a cinguettare, i fiori incominciano a sbocciare, l’aria è frizzante, le giornate si allungano e tutto ricomincia a diventare verde. La primavera richiede dei menù leggeri,  con ingredienti di stagione freschi e frizzanti. Tutto questo si può toccare con mano al Ravida Resort di Pompei, circondato da un lussureggiante giardino e da fontane dove le rondini al tramonto si tuffano in picchiata. La location, con arredi chiari e moderni,  è divisa in più sale: il ristorante per eventi, uno più raccolto e la pizzeria. In questo posto incantevole l’Executive Chef Giuseppe Auricchio, classe ‘86, ha presentato il menù di primavera  o – più esattamente – le sue creazioni uniche: «Vengo da Terzigno, paese alle falde del Vesuvio. Macellai da generazione, la passione della cucina mi è stata tramandata da mia nonna Teresa, nella cui casa passavo interi pomeriggi e che, insieme al resto della mia famiglia, rappresentava il focolare, nonché primo banco di prova delle mie capacità». Dunque questo il segreto di Auricchio: l’importanza delle materie prime e come valorizzarle, sempre alla ricerca di prodotti tipici e nuove tecniche.  La serata riservata agli operatori dell’informazione è stata introdotta e presentata dal giornalista enogastronomico Renato Rocco, Direttore Responsabile della testata online La Buona Tavola Magazine, il giornale che parla e sa di buono. Per iniziare è stato offerto come Amuse-bouche una fetta di panino napoletano e un tris composto dalla montanarina La Mia Genovese Slow (topping di Genovese dell’Alleanza preparata con le tre cipolle presidi Slow Food: di Alife (CE), Vatolla (SA) e Airola (BN); carciofino violetto di Castellammare, detto di Schito, anch’esso presidio Slow Food; moscardino affogato. L’abbinamento è stato con una bollicina, un Prosecco Sant’Orsola. L’antipasto era composto da un carpaccio di salmone selvaggio dell’Alaska, marinato con sale e zucchero e aromatizzato agli agrumi, con semi di sesamo nero, carciofi di Schito in olio, salsa di erborinato e zeste di limone. Il piatto è stato accompagnato da una focaccina cotta nella cenere, farina macinata a pietra e con 70% di idratazione, ogni portata è stata servita con il pane specialmente studiato e preparato per l’occasione. Per l’abbinamento è stato scelto un   Greco di Tufo DOCG Vigna Cicogna di Cantine Benito Ferrara, annata 2022. Come primo piatto sono stati serviti dei ravioli di pasta fresca all’uovo, ripieni di stracciata,  con carpaccio e dadolata di branzino, verdurine e acqua di vongole. Lo Chef, che ha illustrato personalmente tutti i piatti, ha svelato un piccolo segreto: per fare la pasta dei ravioli così sottile e quindi maggiormente digeribile, ha usato una particolare tecnica per tirare la pasta in diagonale e verticale, come si farebbe per una stoffa al telaio. Per il pane, un mini bun agrumato con zeste di limone nell’impasto, cotto al vapore, 71% di idratazione. Come abbinamento un Greco di Tufo Devon delle Cantine Antonio Caggiano, annata 2022. Il secondo piatto è quello che ha suscitato un’attenzione particolare:  un pollo ruspante, allevato a terra, in tre cotture: coscia ripiena alla cacciatora, cotta sui carboni e con pomodorino aromatizzato al timo; petto di pollo CBT (cotto a bassa temperatura per conservare l’idratazione)  alle erbe; sfera di pulled chicken wings (alette di pollo sfilacciate e insaporite), impanata con corn flakes e fritta. Lo chef Auricchio ha chiarito che la parte più saporita del pollo è quella delle alette, purtroppo occorre mangiarle con le mani. Per evitare questo comportamento, che in una cena raffinata non sarebbe consentito, Auricchio ha prelevato tutta la carne dalle alette, eliminando la carcassa, e le ha presentate in una graziosa sfera con infilato dentro un ossicino. Il tutto accompagnato da un pane ai cereali con farina di ceci, 24 ore di lievitazione e con prefermento biga. Un piatto da scuola francese abbinato ad un Primitivo di Manduria DOP Papale della cantina Varvaglione, annata 2020. Per predessert una mini tartelletta alle mandorle con lemon curd, fragoline di bosco e meringa bruciata.  Il dessert “Sottobosco” consistente in una mousse di nocciola, crumble al cacao e rhum con mirtilli e fiori eduli. Un finale accompagnato, al pari dell’incipit, dalle bollicine dello spumante Prosecco Sant’Orsola. Se l’intento dell’Executive Chef Giuseppe Auricchio del Ravida Resortera quello di meravigliare, è riuscito in pieno. Lo Chef è sempre alla ricerca di nuove sfide che lo portino a crescere e confrontarsi con altre realtà culinarie. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose gare culinarie, da quelle nazionali alle mondiali posizionandosi al secondo posto. «Il mio desiderio è quello di emozionare tramite il cibo, grazie ad una cucina solo apparentemente povera, ma di territorio e di sapore vero», ha commentato Auricchio che è impegnato a dare un’impronta gourmet alla cucina tradizionale. Fra i suoi principi vi sono quelli di celebrare l’incontro armonioso fra tradizione e innovazione, questo consente una vera esplosione di sapori che riflette il genio creativo dello Chef nella reinterpretazione dei piatti classici con fresca prospettiva moderna. All’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi giornalisti e blogger di settore,  ha partecipato anche il V. Chargé de Presse dell’Accademia Internazionale Chaîne des Rôtisseurs del Bailliage  di Frosinone, che ha portato il saluto della Chaîne. L’associazione conta 25 mila soci nel mondo in rappresentanza di 70 nazionalità ed è presente in tutti i continenti, solo in Italia gli associati sono oltre 900. L’Accademia Internazionale di Gastronomia è punto di riferimento per la ristorazione di eccellenza e ha come scopo la promozione dei valori e della cultura della gastronomia, si fonda sui temi legati alla buona cucina e al rispetto della cultura della tavola, il tutto cementato da sincera amicizia con unico obiettivo: raggiungere la vera gioia della convivialità. Harry di Prisco

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