Lombardia

I Tipici

La “chisolina” mantovana PAT

Conosciuta sin dai tempi dei Gonzaga col nome di “schizzadas” la schiacciatina, detta localmente anche “chisulina”, è un prodotto da forno tipico della tradizione contadina del mantovano, inserita nell’atlante prodotti tipici lombardi,  era l’antico alimento dei contadini che la consumavano al posto del pane durante i lavori in campagna. La più antica testimonianza sulla Schiacciatina è rintracciabile nel poema “Baldus” pubblicato nel 1517 dal famoso letterato mantovano Teofilo Folengo.”Hic quoque Fornari schizzadas atque fugazzas”.., Le schizzadas erano fatte solo con farina, acqua e sale e venivano cotte sotto la cenere del focolare. La Schiacciatina è una focaccetta quadrata ottenuta impastando farina di grano tenero, acqua, sale e strutto. Quando l’impasto ha raggiunto la consistenza ottimale si lascia riposare, poi si taglia in tanti pezzi a cui viene data una forma quadrata, dello spessore di pochi millimetri. Si cuoce per breve tempo e si consuma come il pane, spezzandola con le mani. Non contiene conservanti né altri additivi. Di consistenza sottile, la Schiacciatina è di color giallo paglierino e presenta un sapore gustoso e stuzzicante, di strutto e crosta di pane. Per la preparazione della Schiacciatina s’impastano gli ingredienti: farina, acqua, sale e strutto sino a ottenere un composto omogeneo. In seguito, si procede alla tiratura dell’impasto, lasciato a lievitare nella teglia prima della cottura. Ingredienti per 8 persone1 kg di farina tipo “O”, 200 g di strutto, 600 g di acqua, 30 g di sale, 30 g di lievitoPreparazioneImpastare gli ingredienti e quando l’impasto ha la consistenza ottimale, lasciarlo riposare. Lievitare per una o due ore, a seconda del clima, poi stendere la pasta e tagliarla in tanti pezzi di forma quadrata o rettangolare dello spessore di pochi millimetri. Cuocere per breve tempo (15-20 minuti) in forno a 200°C

Ricette, Tradizioni

Torta del Donizetti

Torta del Donizetti è’ una ciambella morbida e gradevole, di color dorato con zucchero al velo in superficie, dedicata al grande musicista bergamasco. Si prepara come una normale ciambella, lavorando il burro con zucchero (circa l’85% del totale), a questo si aggiungono i tuorli piano piano, e si amalgama bene il tutto.Da un’altra parte si montano a neve gli albumi e vi si aggiunge un po’ di zucchero (il 15% del totale) senza alterare la consistenza degli albumi. Si unisce questo composto con quello precedente, delicatamente, senza variare la consistenza.A ciò che avremo ottenuto va aggiunta la fecola, la farina, i canditi ed il maraschino con la vaniglia. L’impasto è così pronto da essere infornato, e lo si pone nel caratteristico stampo da ciambella e lo si mette in forno a 180 °C per circa 40 min.Una volta cotta, la torta viene liberata dallo stampo e spolverata con zucchero al velo Ingredienti: • 160 g di burro• 60 g di zucchero• 4 tuorli + 2 albumi d’uovo• 25 g di farina• 60 g di fecola• 50 g di albicocche candite• 50 g di ananas canditi• alcune gocce di concentrato di maraschino• una bustina di vaniglia Preparazione:Montare il burro con 50 g di zucchero, aggiungere i tuorli e amalgamare bene il tutto.Montare a neve i due albumi e lo zucchero rimasti e incorporarli lentamente al composto precedente.Aggiungere man mano la farina, la fecola e quindi i canditi di albicocca e ananas a pezzettini, insieme agli aromi di maraschino e vaniglia.Imburrare uno stampo per ciambella e versarvi l’impasto, mettere in forno per circa 40 minuti a 180 °C. Sformare e far raffreddare, quindispolverizzare con zucchero a velo.

Vini

Franciacorta DOCG

Nell’anfiteatro morenico che va dai monti di Brescia a Iseo, fino alle pendici del Monte Orfano, la vite è presente in forma spontanea già in epoca preistorica e sono documentate le esperienze di coltivazione dei monaci abitanti le franchae curtes, esentate dal pagamento dei dazi doganali per il merito di bonificare e coltivare i terreni. Descrizione: Spuma fine, intensa (Franciacorta, Rosé, Milles., Riserva), persistente, cremosa (Satèn, Satèn Milles., Satèn Riserva). Colore dal giallo paglierino più o meno intenso (Satèn) fino al dorato (Franciacorta, Millesimato, Satèn Milles.) e con eventuali riflessi ramati (Riserva), rosa più o meno intenso (Rosé) e con possibili riflessi ramati (Rosé Milles. e Riserva), giallo dorato più o meno intenso (Satèn Riserva). Odore fine, delicato ampio e complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia (Franciacorta, Milles., Satèn), note complesse ed evolute proprie di un lungo affinamento in bottiglia (Riserva, Milles., Satèn Riserva) e con sentori tipici del Pinot nero (Rosé anche Milles. e Riserva), fine, complesso con note proprie della rifermentazione in bottiglia (Satèn Milles.). Sapore sapido, fine ed armonico (Milles., Riserva) e fresco (Franciacorta, Rosé anche Milles. e Riserva), sapido, fine ed armonico (Satèn Riserva) e cremoso (Satèn anche Milles.). Titolo alcol. minimo 11,5%. Tempi minimi di affinamento in bottiglia:  18 mesi (Franciacorta), 24 mesi (Satèn, F. Rosé), 30 mesi (il Millesimato), 60 mesi (la Riserva). Abbinamenti: Aperitivi, pesce, carni bianche, formaggi. Vitigni: Chardonnay e/o Pinot nero 50-100%, Pinot bianco 0- 50%. Per il Franciacorta Rosé, Pinot nero almeno il 25% del totale. Per il Franciacorta Satèn non è consentito il Pinot nero Disciplinare: Approvato DOC con DPR 21.07.67 (G.U. 209 – 21.08.1967), poi Approvato DOCG con DM 01.09.95 (G.U. 249 – 24.10.1995) (i testi sono tratti dal volume “50 Doc – 50 anni di denominazioni d’origine a tutela del vino italiano” in vendita presso CI.VIN. s.r.l., info@cittadelvino.com).

Ricette, Tradizioni

Mondeghili

Mondeghili e la sua rara forma al singolare, mondeghilo, sono una delle pochissime parole che oltre centocinquant’anni di dominazione spagnola hanno lasciato nel dialetto di Milano. Il Cherubini nell’opera Dizionario Milanese Italiano, Milano 1839, scrive riguardo ai mondeghili: “specie di polpette fatte con carne frusta, pane, uovo, e simili ingredienti”.In una Italia dove per tutti una preparazione prevalentemente tondeggiante a base di carne trita, carne sia fresca che di recupero di quanto avanzato a livello di arrosti e di bolliti, è la polpetta, a Milano la stessa parola contraddistingue un involtino di verza ripieno di carne, la Polpett de verz , chiamate comunemente polpette di verza o verzotti, anche se nei tempi più lontani il ripieno poteva essere avvolto in una fettina di carne piuttosto che in una rete di maiale.Così, quelle che per il Resto d’Italia è la polpetta, per i milanesi è il mondeghilo o, ben più spesso, i mondeghili perché non è uso gustare una singola polpetta.La parola mondeghilo/i arriva a noi dalla Spagna che a sua volta la mutuò dall’arabo, popolo che insegnò a quello spagnolo l’uso di confezionare una sfera di carne trista per poi friggerla.Tutto parte dal termine “al-bundukc” che i castigliani hanno fatto loro con “albondiga” ovvero sia polpetta ancora ai giorni nostri. Da lì noi milanesi avremmo mutuato l’albondeguito e l’albondeghito per arrivare nel tempo amondeghilo.Oggigiorno è facile che anche a Milano ci si confonda tra polpetta e mondeghilo, con tanti che credono che il mondeghilo sia una speciale versione di una polpetta. Non sono arrivate a noi ricette seicentesche. Questo perché è frequente la presenza tra gli ingredienti della patata che fino alla metà dell’Ottocento non è era una materia prima comune in città.Ricetta di recupero del manzo avanzato, prevede un impasto arricchito con salsiccia, salame crudo o mortadella, possibilmente di fegato, del maiale insomma per dare più sapore.Quindi pane bagnato nel latte, meglio ancora se mollica, uovo (magari con gli albumi montati a neve), grana padano, aglio o cipolla, noce moscata.I mondeghili vanno infine fritti nel burro rosso, lo stesso che dovrà essere usato per schiumarli una volta disposti nel piatto di portata come un tempo si era soliti fare anche con la Cotoletta. L’uso del burro chiarificato è una modernità come quella di cuocerli in un sugo di pomodoro.Proprio perchè si tratta di ricetta di recupero Angelo Dubini autore de La cucina per gli stomachi deboli nel 1842 scriveva: “Mai mangià i mondeghilj a l’osteria” Ingredienti: • 400 g carne di manzo o avanzi di lesso o brasato• 100 g di salsiccia sbriciolata• 100 g mortadella di fegato• 2 uova intere• 1 cucchiaio di mollica di un panino raffermo bagnata nel latte• Grana Padano DOP grattugiato• prezzemolo tritato• 1 spicchio d’aglio• sale, pepe, noce moscata• pane grattugiato• burro Descrizione:In una terrina, mettere la carne passata nel tritacarne, la salsiccia e la mortadella tritate e la mollica di pane ben strizzata e sbriciolata.Mescolare e aggiungere le uova intere, il prezzemolo, lo spicchio d’aglio tritato, il Grana Padano grattugiato, un po’ di sale e pepe e la noce moscata. Amalgamare bene l’impasto con un cucchiaio di legno e formare delle polpette, leggermente schiacciate, passarle nel pane grattugiato, friggerle nel burro dorandole da ambo le parti. Servire i mondeghili caldissimi

Ricette, Tradizioni

Manzo all’olio

Pare che le origini di questo piatto siano a Rovato, in Franciacorta, e risalgano al Cinquecento. Descrizione:Pulire la carne e legarla con lo spago. In una pentola capiente preparare un soffritto con il burro, le acciughe, l’aglio e la cipolla tritata finemente;adagiarvi poi la carne, salare e coprirla con l’acqua. Cuocere a fuoco medio per 2 ore circa. Aggiungere l’olio, il pane a pioggia (o la maizena diluita in poca acqua). Cuocere ancora per 20 minuti muovendo la carne con frequenza per non farla attaccare. Togliere la carne dal sugo di cottura ed aggiustarne eventualmente la densità. Servire il manzo a fette di 4-5 cm di spessore ricoperto dal sugo di cottura accompagnando con polenta o crostone di pane Ingredienti: 1 cappello di prete di manzo del peso di 1 kg2 spicchi d’aglio2 acciughe salate1 cipolla piccola dorata del Vogherese1 dl di Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi DOP25 g di maizena o pane secco grattugiato finemente25 g di burrosale

I Tipici

Strachìtunt DOP

Una delle gemme più rare e preziose delle Prealpi italiane, lo Strachitunt è un saporito formaggio erborinato dalle antiche origini prodotto in Valle Brembana, Valle Taleggio e Valsassina, il cui nome deriva dalla traduzione bergamasca di stracchino tondo. È un formaggio a latte vaccino intero crudo, prodotto con l’antica tecnica delle due paste, che consiste nell’unione a strati della cagliata della sera, o cagliata fredda, lasciata sgocciolare in tele di lino per almeno 12 ore, con la cagliata della mattina, o cagliata calda. Da quest’unione si ottiene un formaggio a forma cilindrica con pasta compatta, marmorizzata, bianca con piccole venature verde-bluastre. La crosta è sottile e rugosa a volte fiorita di colore giallognolo tendente al grigio. Il sapore è aromatico ed intenso, variabile da dolce a piccante e può assumere connotazioni più pronunciate con il protrarsi della stagionatura. Allo Strachitunt è stato recentemente riconosciuto il marchio DOPLo strachitunt è un formaggio storico che ben rappresenta, insieme al Taleggio, la tradizione casearia della Val Taleggio. Ritenuto l’antenato del Gorgonzola, viene prodotto ancora con le tecniche tramandate nei secoli,partendo dal latte, che è lavorato crudo, quindi senza nessuna pastorizzazione così come avveniva un tempo. Il disciplinare prescrive altresì che il latte venga munto da vacche di sola razza Bruna Alpina, che pascolino e vivano stabilmente durante tutto l’anno nel territorio della Val Taleggio (e limitrofi) e che vengano alimentate con razioni che siano composte per almeno il 70% da erbe o fieno. .L’allevamento dei bovini da latte e l’attività casearia sono state da fin dai tempi remoti, con quella del taglio e dello sfruttamento del bosco, le fondamentali fonti di sostentamento della gente della Valle Brembana e in particolare di quella della Val Taleggio, una valle bella ma sostanzialmente povera. A testimoniarlo, oltre che la tradizione orale, vi sono diversi riferimenti bibliografici.Secondo lo scrittore romano Strabone durante la dominazione romana, gli abitanti delle nostre valli, per procurarsi le cose più necessarie alla vita, scendevano verso i centri abitati portando in cambio resina, miele e formaggio. Sembra infatti che l’industria casearia fosse già allora molto fiorente. Sicuramente quell’industria si è notevolmente sviluppata nel corso del Medioevo (come testimoniato da una pergamena del 1380 vista in copia da Francesco Biava Salvioni1, dopo la metà del 1300), la Valle, come segno di sudditanza, è obbligata a mandare al duca di Milano – ducentum pensa casei boni pulchri ac bene axaxonati -. Duecento pesi (un peso valeva oltre 7 kg) di “formaggio bello e buono e ben stagionato”. Forma dialettale di “stracchino rotondo”, lo Strachítunt rappresenta una variante artigianale e di grandissimo pregio della Val Taleggio. E’ un formaggio a due paste, cioè ottenuto mescolando la cagliata della sera con quella del mattino.Il latte, proveniente da allevamenti della stessa provincia di Bergamo, fresco e intero della mungitura serale è lavorato con una tecnica simile a quella di tutti i formaggi stracchini.Si usa circa il 17% di latte intero sul quantitativo totale che si desidera produrre, e lo si lavora appena munto.Nel caso si fosse raffreddato lo si porta a 37-38 °C e vi si aggiunge il caglio.Si lascia coagulare ed estratta la cagliata la si lascia raffreddare in teli di lino posti a sgocciolare per tutta la notte a circa 18°C, in ambienti con elevata umidità.Il giorno dopo, con identica lavorazione, si lavora un quantitativo di latte pari all’83% del totale. Si estrae la cagliata, sempre in teli di lino e la si lascia sgocciolare per circa 30 minuti. Quando si pone la nuova cagliata negli stampi rotondi, si alterna uno strato di cagliata appena prodotta, e quindi calda, e uno della sera precedente e quindi fredda, sbriciolandola uniformemente sul primo strato e amalgamandola in parte con lo strato sottostante. Si procede in questo modo formando solitamente 5 strati di cagliate, tre della mattina e due della sera.Una volta costituita la forma definitiva si procede alla stufatura e alla salatura a secco, la prima volta la sera stessa e la seconda la mattina seguente.Dopo circa 30 giorni, la forma è bucata per favorire lo sviluppo delle muffe.Le due cagliate, infatti, avendo diversa consistenza, non si amalgamano bene e lasciano dei piccoli spazi che in seguito alla foratura si riempiono di aria. È proprio in questi spazi che le muffe naturali iniziano a sviluppare la loro caratteristica efflorescenza.La produzione migliore si ottiene durante l’estate, probabilmente per il più alto carico microbico e per la temperatura più indicata per questo tipo di lavorazione. Tra la versione invernale e quella estiva, come tutti i formaggi a latte crudo, vi sono delle differenze organolettiche le quali diventano sostanziali tra la versione di alpeggio (baite in montagna) e quella di caseificioIl gusto varia, infatti, con il prolungarsi della stagionatura, perché le muffe si moltiplicano e tendono a dare una punta di amaro, come peraltro succede con il gorgonzola.Con stagionature brevi, invece, il gusto dolce della pasta è predominante e rende il prodotto molto delicato.Ogni forma è un piccolo capolavoro di artigianalità: nella pasta si formano naturalmente quelle muffe che alla bontà e genuinità del prodotto aggiungono, con l’affinamento, la giusta piccantezza. Quando lo assaggerete, chiudete gli occhi e pensate a quanta storia, tradizione ma anche fatica, sacrifici e amore per la propria terra si cela dietro a questo piccolo-grande prodigio: solo così potrete dire di aver gustato a pieno lo STRACHITUNT.

Ricette, Tradizioni

Risotto col “puntel”

Un risotto, una variante del riso alla pilota,  preparato nei periodi invernali, quando nelle cascine si uccide il maiale,che ripropone sempre un giorno di festa. Viene presentato guarnito di costine o braciole cotte ai ferri che vengono gustate insieme al riso. Ingredienti per 4 persone 20 costine di maiale polpose• 400 g di riso Vialone Nano• 400 g di pesto di maiale• 400 g di acqua• 100 g di burro• 100 g di Grana Padano DOP grattugiato• 300 dl di birra• aglio• alloro• pepe Descrizione: Mettere a marinare in una teglia da forno le costine con gli aromi per 12 ore. Successivamente aggiungere il sale e la birra, quindi metterle in forno per 90 minuti a 150 °C coperte con un foglio di alluminio. Togliere l’alluminio e rosolare per 15 minuti a 180 °C. Al termine tenere al caldo.In una pentola di alluminio far bollire l’acqua con poco sale grosso, quindi aggiungere il riso e tenere a fuoco alto per 3 minuti. Spegnere il fuoco, coprire la pentola con un canovaccio e il coperchio e metterla sopra un frangi-fiamma su fuoco molto basso per 20 minuti. A parte cuocere la salsiccia con poco burro e sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco. A cottura ultimata unire la salsiccia al riso e mescolare col formaggio grattugiato. Servire su piatto con le costine tagliate

Ricette

Bussolano

Il bussolano (detto anche bussolà o bisulàn) è un tipico dolce popolare della tradizione mantovana.Si presenta di consistenza molto dura, data la mancanza di lievito, e viene inzuppato direttamente nel vino lambruscoSi tratta di un’elaborazione povera e tuttavia gustosa che accompagnava – o meglio chiudeva – il pranzo, un poco diverso, della domenica o della festa; esso veniva presentato in diverse forme e con il dorso brillantato con zucchero, albume o confetture. Le origini di questo dolce si fanno spesso risalire alla metà del XVII secolo ma in verità sono molto più antiche.Ingredienti Farina bianca 250 gZucchero 70 gBurro 70 gUova 1Lievito per dolci 1/2 bustinaPassito dei Colli 2 cucchiaiScorza di limone grattugiataVanillinaDescrizione;Impastare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto sodo. Imburrare e infarinare una teglia e disporvi l’impasto dandogli una forma a ciambella. Pennellare la superficie con un po’ di latte e spargervi sopra dello zucchero in granella. Cuocere a 170° per 30 minuti. Ottimo per le colazioni.

Ricette, Tradizioni

I capunsei

Piatto tradizionale dell’Alto Mantovano in cui la fantasia e l’abilità riescono a trasformare un piatto con ingredienti poveri in una vera prelibatezza Ingredienti: 4 etti di pane raffermo grattugiato, 1 uovo intero sbattuto con sale e pepe, formaggio grana grattugiato molto abbondante, uno spicchio d’aglio 30 gr di burro sciolto, brodo q.b. Descrizione: Disporre il pane grattugiato mescolato a sale e pepe sulla spianatoia facendone una montagnola con un buco al centro nel quale verrà versato un cucchiaio di burro sciolto in precedenza; a parte far bollire il brodo, anche vegetale e versarlo molto caldo sul pane, molto adagio, fino a quando non viene assorbito in modo da risultare un impasto omogeneo e lavorabile con le maniStendere l’impasto sulla spianatoia e, una volta freddo, aggiungere l’uovo sbattuto, il formaggio e lo spicchio d’aglio tritato finemente. Con le mani fare dei rotolini e tagliarli in piccoli gnocchetti come quelli di  patateVersare “i capunséi” nel brodo bollente e scolarli non appena affiorano. Condire con burro fuso e formaggio e si possono aromatizzare con erbe: salvia, rosmarino, maggiorana, basilico leggermente soffritti.

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